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Il frutto del drago, conosciuto anche come pitaya, è diffuso e amato in tutto il mondo. E’ originario del Sudamerica, ma negli ultimi anni la sua coltivazione si è estesa anche ad altri continenti. Nel nostro Paese questo frutto si può coltivare con successo nelle isole e nelle regioni meridionali con un clima più mite. Si tratta di un frutto esotico come mango, avocado, feijoa.
In quest’articolo vi faremo conoscere la pianta che lo produce e vedremo inoltre come coltivare il frutto del drago nel frutteto. La pianta non solo è molto produttiva, ma anche bella dal punto di vista ornamentale.
Identificazione e specie
Il frutto del drago, nome scientifico Hylocereus undatus, appartiene alla famiglia botanica delle Cactaceae. A questa stessa famiglia appartiene anche un’altra pianta a noi più nota: il fico d’india.
L’Hylocereus undatus è una pianta di origine Sudamericana; viene da paesi come: Messico, Guatemala, Costa Rica, El Salvador, Venezuela, Colombia, Ecuador, Panama, Brasile e Uruguay.
In inglese è notao come: strawberry pear, dragon fruit o night blooming cereus. In Spagna, invece, viene chiamata: pitahaya, tuna, nopal.
Oltre che nei paesi d’origine, oggi il frutto del drago è coltivato soprattutto in: Sud della Florida, Caraibi, Hawaii, Australia, Taiwan,Vietnam, Malesia e Israele.
Ne esistono in verità diverse specie, ma l’Hylocereus undatus è la più importante. Le altre si distinguono per il colore della buccia e della polpa e sono le seguenti:
- Triangularis, buccia gialla, polpa bianca;
- Costaricenes, buccia e polpa rossa;
- Polyrhizus, buccia e polpa rossa;
- Ocamponis, buccia e polpa rossa;
- Selenicereus megalanthus, buccia gialla e polpa bianca;
- Cereus triangularis, buccia gialla e polpa bianca;
- Acanthocereus pitajaya, buccia gialla e polpa bianca;
- Cereus ocamponis, buccia e polpa rossa.
Caratteristiche botaniche del frutto del drago
La pitaya è un cactus perenne, dalla crescita rapida e vigorosa. Ha dei fusti (tralci) con sezione triangolare, a volte con 4 o 5 spicchi. Il colore è verde intenso, e sono molto carnosi; inoltre si diramano in numerosi segmenti.
Ogni segmento del gambo ha 3 ali piatte e ondulate (costole), con margini cornei che possono avere piccole spine. Le sezioni dei fusti del frutto del drago sviluppano radici aeree. Queste, a loro volta, aderiscono alla superficie dei sostegni su cui vengono fatte crescere, come vedremo in seguito. Ogni singolo stelo può raggiungere una lunghezza di circa 6 m.
I fiori della pitaya sono ermafroditi, tuttavia in alcune cultivar sono auto-incompatibili.
Crescono alle estremità degli steli, sono molto vistosi, commestibili, bianchi o rosa, di grandi dimensioni, molto profumati. Si aprono di notte, per questo l’impollinazione avviene ad opera di farfalle notturne o anche pipistrelli.
I fiori di alcune varietà rimangono aperti anche nelle prime ore del giorno, quindi possono essere visitati e impollinati dalle api.
La parziale auto-incompatibilità ci suggerisce che per coltivare il frutto del drago e avere una fruttificazione abbondante sarebbe opportuno piantare più specie diverse, in modo da effettuare l’impollinazione incrociata.
Il frutto è una bacca molto carnosa, di forma oblunga con un diametro fino a 11 cm.
La buccia è molto spessa e, come abbiamo visto, può essere rossa o gialla.
E’ ricoperta da vistose scaglie, con o senza spine.
La polpa può essere bianca, rossa o magenta, a seconda della specie. Morbida e compatta, dall’eccellente sapore dolciastro.
All’interno della polpa sono contenuti i semi, piccoli e numerosi, di colore nero.
Come coltivare il frutto del drago
Esigenze climatiche
Il frutto del drago cresce bene in Italia, soprattutto al Sud. Ovviamente il suo clima ideale è quello tropicale o subtropicale, per via degli inverni per lo più privi di gelate.
Tuttavia, la coltivazione della pitaya può essere avviata nelle aree mediterranee, comprese le nostre regioni meridionali.
La pianta tollera il freddo, l’importante è che non si vi siano gelate prolungate, con temperature al di sotto dei -2 °C.
Il caldo siccitoso è ben sopportato, anche se la pianta, come ogni specie da frutto, non ama temperature sopra i 38 °C. La temperatura ottimale per la crescita vegetativa è quella compresa tra i 18 e i 25 °C.
La posizione migliore nel giardino per una pianta di frutto del drago è il pieno sole. Ad ogni modo, anche le posizioni in mezz’ombra possono dare una buona riuscita.
L’esposizione solare è importante in quanto aumenta la produttività e la qualità dei frutti.
Un unico accorgimento nel primo anno di coltivazione. Nei primi 3-4 mesi dopo l’impianto, quando gli steli sono giovani e teneri, può crearsi un danno da eccessiva insolazione. In questo caso consigliamo l’uso di una rete ombreggiante, che potrà poi essere tranquillamente rimossa superata questa età critica.
Terreno
Coltivare il frutto del drago è possibile su diversi tipi di terreni agricoli, purché siano ben drenati.
La pianta si adatta bene ai terreni di natura calcarea e a quelli salini. Ma quelli ideali per la sua crescita sono quelli sciolti e profondi, ricchi di sostanza organica.
In tal senso, prima della messa a dimora è opportuno effettuare una concimazione di fondo. Consigliamo quindi di usare humus di lombrico o compost.
Propagazione della pianta
La pianta del frutto del drago può essere riprodotta per seme o per talea. La riproduzione da seme soffre il fatto che dalla semina alla fruttificazione intercorre molto tempo. Passano circa 7 anni per vedere i primi frutti.
Per chi volesse cimentarsi nella semina del frutto del drago qui trovate i semi.
La propagazione asessuata, quella per talea, è molto più facile e veloce.
Si effettua prelevando dalla pianta madre un intero segmento, di almeno 15 cm di lunghezza. Dopo si esegue un taglio obliquo alla base dello stelo. Fatto questo, si lascia la talea ad asciugare per una settimana in un luogo asciutto e ombreggiato.
Trascorso questo tempo la talea del frutto del drago può essere piantata direttamente in campo o in vaso.
Le talee crescono molto velocemente, circa 3 cm al giorno nella stagione primaverile. Impiegano dai 4 ai 6 mesi per sviluppare un buon apparato radicale e attecchire in modo definitivo.
Questo periodo è molto importante se si fa la talea in vaso, bisogna infatti aspettare prima di mettere a dimora la nuova pianta in pieno campo. La produzione dei primi frutti avviene entro un anno.
Attenzione, noi consigliamo il vaso solo per l’attecchimento della talea, non per la coltivazione definitiva. La pianta sviluppa infatti grandi dimensioni, dunque ha bisogno di molto terreno per il suo apparato radicale. Il pieno campo è la soluzione migliore.
Il periodo buono per effettuare la propagazione della pitaya per talea è la primavera.
In rete sono disponibili piante già attecchite, pronte per il trapianto.
I sostegni alla pitaya e il sesto d’impianto
La pianta del frutto del drago sviluppa una grande vegetazione. In natura è strisciante al terreno, in grado di occupare grandi spazi. Quando viene coltivata, però, si preferisce la crescita in verticale. In questo modo le cure colturali e la raccolta dei frutti diventano più agevoli, e inoltre ne migliora l’estetica.
Per accompagnarne lo sviluppo verticale è necessario però predisporre un forte sostegno, un vero e proprio traliccio. Questo deve essere in grado di sostenere il peso degli steli e allo stesso tempo fungere da supporto.
A tal scopo si possono usare dei pali in legno, di almeno 20 cm di diametro e 3 m di lunghezza. Il traliccio deve essere interrato per almeno 50 cm, contestualmente alla messa a dimora della pianta. Nella parte superiore si deve incrociare con un altro sostegno, in modo da formare una T.
Altro accorgimento è quello di cospargere la parte interrata del traliccio in legno con del catrame come questo.
Così facendo ci assicuriamo che, con il tempo, il palo non marcisca. Un’alternativa ai pali in legno sono le strutture in acciaio o in cemento.
Una volta sistemato il traliccio e messa a dimora la pianta, occorre accompagnare la crescita in senso verticale. Man mano che cresce i suoi steli vanno fissati al sostegno con delle legature. Bisogna usare del filo grosso e non stringere troppo, così da non danneggiarla. Una buona soluzione potrebbe essere una legatura con strisce di cotone (usate una vecchia maglietta) al posto del filo.
Il sesto d’impianto per la messa a dimora del frutto del drago deve essere ampio. Le piante vanno posizionate ad almeno 5 m l’una dall’altra e tra le file.
Irrigazione
Il frutto del drago è un cactus, quindi ha un’ottima resistenza alla siccità. Le normali precipitazioni dovrebbero essere sufficienti a garantire una crescita rigogliosa. Tuttavia le stagioni sono ormai talmente variabili che ci potremmo trovare di fronte a mesi interi senza pioggia. Se questo avviene dopo la fioritura, nel momento di accrescimento dei frutti, ci potrebbero essere dei problemi di produzione. In tal caso è opportuno intervenire con delle irrigazioni di emergenza.
Cure colturali
Nella coltivazione del frutto del drago ci può venire in soccorso la tecnica della pacciamatura naturale. Questa, infatti, ci permette di tenere il terreno più umido e di evitare la presenza di erbe infestanti. Un’ottima soluzione è la paglia, ma anche la pacciamatura con la lana di pecora dà risultati eccellenti.
Altra accortezza che ci preme sottolineare è quella della cautela con l’utilizzo dei decespugliatori.
E’ probabile che le vostre piante siano messe a dimora in un bel giardino, dov’è importante mantenere la pulizia per un fatto estetico. I tralci della pianta però sono molto delicati, quindi bisogna fare attenzione a non danneggiarli andando troppo vicino con gli attrezzi. Una lesione alla base può compromettere la vitalità della pianta.
Come potare il frutto del drago
Per una crescita equilibrata la pianta del frutto del drago necessita di potatura.
Ci sono due tipi di interventi necessari per ottenere la massima produzione: la potatura di formazione e quella di produzione.
Il periodo della formazione della pianta si ha dal momento della messa a dimora fino al raggiungimento della cima del traliccio. Da qui in poi, infatti, la pianta inizia ad avere un portamento ricadente.
Con gli interventi di potatura si eliminano tutti gli steli laterali che vengono emessi, lasciando un unico stelo principale. Questo, come detto, deve essere legato al sostegno.
Con la potatura di produzione, invece, si mira ad equilibrare la pianta a livello vegetativo.
I pitaya crescono rapidamente e producono una vegetazione estesa.
Se nessuna potatura di produzione viene fatta, c’è il rischio che si formi una massa molto densa di steli. Questi ridurranno la penetrazione della luce nella chioma, a discapito della qualità. Ciò renderà difficoltosa la raccolta dei frutti.
Inoltre, un denso groviglio di gambi può causare un aumento dell’incidenza di parassiti e malattie.
La potatura di produzione consiste nella rimozione di steli danneggiati, malati, morti o troppo lunghi e nell’alleggerimento della chioma.
Si devono lasciare gli steli più forti e sani, mentre quelli eliminati possono essere usati per la riproduzione per talea.
Il periodo migliore per effettuare la potatura del frutto del drago è l’inizio della primavera.
Parassiti e malattie
Il frutto del drago è una pianta molto gradita ad insetti e animali vari.
Nelle coltivazioni in giro per il mondo si segnalano danni da:
Vi consigliamo di leggere i nostri relativi articoli di approfondimento.
Le malattie crittogamiche riguardano soprattutto i marciumi radicali. Per prevenirli basta tenere sotto controllo il ristagno idrico.
Raccolta del frutto del drago
Molto interessanti nella coltivazione del frutto del drago sono le rese produttive. Una pianta adulta (3-4 anni) può arrivare a produrre fino a 100 kg di frutta l’anno, con una vita media di oltre 20 anni.
La raccolta può essere difficoltosa con i frutti in cui c’è la presenza di spine. Si raccomanda l’uso di guanti forti o di un comodo attrezzo apposito.
Alle nostre latitudini il periodo di raccolta va dall’estate all’autunno. Il frutto maturo si riconosce dalla buccia, che deve essere di colore intenso.
Fate molta attenzione a non danneggiarlo durante la raccolta e a rimuovere qualsiasi parte attaccata allo stelo, tagliando il peduncolo a filo della superficie del frutto.
Una volta raccolto si mantiene bene per circa una settimana se conservato a temperatura ambiente. Si conserva ancora meglio se tenuto in frigorifero.
Benefici e ricette del frutto del drago
Il frutto del drago si può mangiare fresco, assaporandone la polpa con un cucchiaino, così come facciamo per il kiwi o la feijoa.
Si può anche pensare di conservare la polpa congelandola. In questo caso è ottima per preparare gelati, yogurt, gelatine, conserve, confetture, succhi, caramelle, pasticcini. Ha proprietà cicatrizzazione, antiossidanti, antibatteriche, antiproliferative.
Altra curiosità riguarda i fiori, quando non sono ancora aperti si possono cogliere e mangiare come verdura o per fare una tisana.
I semi, infine, contengono un’ottima percentuale di olio ricco di lipidi, con effetti leggermente lassativi.
4 commenti
Non si parla di quale tipo di terreno è necessario per l’Hylocereus monacanthus da coltivare in vaso.
Non è assolutamente una pianta strisciante ma, al conrario, rampicante. La cosa più importante e spesso essenziale per avere frutti è l’impollinazione manuale.
grazie delle ottime dettagliate informazioni
articolo molto chiaro ed esaustivo, ovviamente tenuto conto della finalità divulgativa e non tecnico – agricola, per cui alcuni dettagli della effettiva coltivazione non emergono, conosciuti soltanto da chi pratica tale coltivazione con finalità di reddito.
Dott. Agr. Luciano Albano