Indice dei contenuti
La Mimosa pudica, chiamata anche pianta sensitiva, è uno splendido esempio del regno vegetale di un organismo dotato di memoria. La caratteristica peculiare di questa pianta è racchiusa nella sensibilità delle sue foglie che, se toccate, si ripiegano su se stesse, stringendosi intorno al picciolo, il quale, a sua volta, si piega in giù, come se dovesse evitare un pericolo. Lasciando in pace la pianta sensitiva per un po’ di tempo, però, le foglie tornano nella loro posizione originaria. Questo meccanismo è stato oggetto di approfonditi studi ed esperimenti, in cui si è dimostrato che la pianta non sempre reagisce allo stesso modo agli stimoli, quanto piuttosto riesce a memorizzare le reali situazioni di pericolo. La mimosa pudica si può coltivare facilmente anche in Italia, basta rispettare alcuni accorgimenti colturali.
In quest’articolo vi faremo conoscere questa meraviglia della natura e le tecnica per coltivarla in giardino o in vaso.
Classificazione della mimosa pudica
Si tratta di una pianta della famiglia botanica delle Mimosaceae. Non va confusa con il più noto albero di mimosa (Acacia dealbata) dai profumati fiori gialli. La pianta sensitiva è originaria del Brasile, ma è diffusa ormai in tutto il mondo, visto che è molto apprezzata a livello ornamentale. Nelle aree tropicali di origine, che non soffrono di inverni rigidi, è considerata una specie infestante, vista la sua grande capacità di riprodursi.
Significato del nome
La nomenclatura scientifica binomiale deriva dalla parola greca mimikos = imitare, e dal latino pudica = modesto, casto. Toccando la mimosa pudica noteremo ritrarre le sue foglie in modo pudico, proprio come se fosse timida.
Caratteristiche botaniche della mimosa pudica
Pur essendo una pianta perenne, quando viene coltivata alle nostre latitudini, la mimosa pudica, a volte, è trattata come una pianta annuale, non in grado di superare l’inverno. Ad ogni modo, con le dovute cure, anche in Italia può vivere per molti anni.
A maturità diventa un piccolo arbusto cespuglioso, che in genere non supera i 50 cm di altezza. Può arrivare fino a 1 m, se riesce ad arrampicarsi su altri vegetali. Ha un apparato radicale composto da un fittone principale e da estese radici fibrose secondarie. Sviluppa numerosi fusti ricadenti al suolo e striscianti, che sono ricoperti di spine ricurve. Invecchiando, i rami hanno una consistenza semilegnosa e colore bruno-rossastro.
Foglie
Le foglie della mimosa pudica sono dotate di un lungo picciolo inserito sui rami. Sono paripennate e composte da 12/25 paia di foglioline di un bel colore verde brillante. Ogni singola fogliolina è lunga dai 3 ai 12 mm. Come detto, a seconda degli stimoli, le foglie si ripiegano verso il basso, in corrispondenza dell’attaccatura del picciolo. Questo fenomeno è detto tigmonastia e lo abbiamo già studiato parlando della dionea, la più famosa tra le piante insettivore.
Queste foglie si richiudono sia di notte, che con forte vento, piogge o calore eccessivo. La chiusura avviene anche in caso di attacco da parte di insetti che si nutrono di foglie o, come detto, se è l’uomo a stimolarle con il tatto. Insomma, si tratta di un meccanismo di difesa naturale.
Fiori, frutti e semi
I fiori della mimosa pudica sono belli e appariscenti, di colore rosa-violaceo. Sono riuniti in capolini dall’aspetto piumoso come quello di un pon-pon. La fioritura inizia nel mese di luglio e dura fino a ottobre. I fiori sopravvivono solo per un giorno, ma la fioritura stessa è prolungata e ricca.
Il frutto è un piccolo legume, ovvero un baccello di forma oblunga, lungo circa 2 cm, che al suo interno custodisce 2-4 semi appiattiti e di color marrone.
Come coltivare la mimosa pudica
La pianta si può coltivare sia in vaso che nel terreno del giardino. Mal sopporta le gelate prolungate, con temperature che scendono spesso sotto gli 0 °C. Per questo motivo la coltivazione in terra può essere fatta solo nelle regioni meridionali. Se vivete altrove però non disperate, giacché è anche possibile coltivarla usando una piccola serra da giardino (come queste), pratica ed efficiente.
La coltivazione in vaso consente di tenere la pianta in casa durante i mesi invernali. In questo modo potrà sopravvivere e continuare il suo ciclo.
Esposizione
La mimosa pudica richiede esposizioni molto luminose, possibilmente soleggiate e allo stesso tempo riparate dai venti. Sopporta bene il caldo, l’importante è che vi sia sufficiente aerazione.
Terreno
La pianta sensitiva cresce bene in un terreno con tessitura fine, ben drenato e con un pH sub-acido. Per la coltivazione in vaso si può preparare un mix composto da 60% terra da giardino, 30% torba e 10% sabbia di fiume. Il drenaggio è fondamentale per la buona riuscita della coltivazione, in quanto è una pianta che soffre molto il ristagno idrico. La sabbia, dunque, serve proprio a questo scopo.
Riproduzione da seme
Per ottenere una piantina di mimosa pudica, la cosa più semplice è partire dai semi (reperibili facilmente nei negozi specializzati).
La semina si effettua a fine inverno in semenzaio riscaldato oppure in primavera, quando la temperatura è più mite. Il mix di terriccio per far germogliare i semi è lo stesso indicato sopra. Il seme va tenuto una notte in acqua e poi interrato a un centimetro di profondità. Il substrato deve essere sempre ben umido, ma non zuppo. Il seme germoglia in breve tempo tra i 15 e i 20 °C. In condizioni peggiori ci mette qualche settimana in più.
Ripicchettatura
Le giovani piantine nate in semenzaio vanno ripicchettate quando hanno raggiunto i 5 cm di altezza e messe in vasi singoli, inizialmente di 8-10 cm di diametro.
La pianta sensitiva ha una crescita molto veloce, quindi, dopo circa un mese, Quando l’apparato radicale avrà occupato tutto lo spazio a sua disposizione nel contenitore, sarà arrivato il momento di effettuare un rinvaso. o di essere piantata nel terreno. Nel corso dell’operazione si può aggiungere al terriccio un po’ di concime organico, a scelta tra humus di lombrico, compost domestico o lupini macinati.
Irrigazione
La mimosa pudica ha bisogno di irrigazione regolare durante i caldi mesi estivi. È sempre meglio dare l’acqua al mattino presto, quando l’aria è ancora fresca. Attenzione a non eccedere, per non creare il ristagno. Evitate quindi i sottovasi e date poca acqua, ma frequentemente.
Difendere e curare la mimosa pudica dai parassiti
La mimosa pudica, quando attecchisce bene, è una pianta molto rustica che non necessita di molte cure e resiste agli attacchi di parassiti. Attenzione però alla presenza degli afidi delle rose e degli afidi neri in primavera. Al primo segno d’infestazione, intervenite irrorando sulla vegetazione macerato d’aglio o macerato di ortica. Nei casi più gravi di invasione di pidocchi delle piante è meglio spruzzare acqua e sapone potassico. In piena estate ci possono essere attacchi di ragnetto rosso, soprattutto nei periodi molto siccitosi. Per eliminare il ragnetto basta una bagnatura serale della vegetazione con semplice acqua.
La memoria della mimosa pudica
Vi abbiamo accennato della straordinaria capacità della mimosa pudica di memorizzare e reagire alle condizioni ambientali in cui si trova. Il primo a condurre studi approfonditi sulla pianta sensitiva fu il celebre biologo e naturalista francese Jean-Baptiste de Lamarck, attraverso esperimenti a volte bizzarri. La cosa che incuriosì Lamarck fu il fatto che, se sottoposte a stimoli ripetuti della stessa natura, a un certo punto le foglie della pianta non si richiudevano più, ignorando del tutto ogni successiva stimolazione. Questo fenomeno è stato attribuito in parte alla stanchezza della pianta dopo ripetute sollecitazioni, ma non sempre. Il naturalista notò che a volte, dopo stimoli sempre uguali, la pianta cessava di chiudere le foglie ben prima di aver esaurito la propria energia. Era una cosa che lo lasciava perplesso, non riusciva a capire la ragione di questo comportamento apparentemente imprevedibile.
L’esperimento
Decise allora di condurre un famoso esperimento, lasciando cadere in modo ripetuto delle piccole piantine di mimosa pudica in vaso da un altezza di 10 cm. Il risultato fu che dopo una serie di ripetizioni, le piante iniziavano a non chiudere più le foglioline, abituandosi in un certo senso alla caduta.
Una volta che la pianta sensitiva ha “memorizzato” gli effetti di un dato evento come non pericoloso per la sua sopravvivenza, cessa di proteggersi da quell’evento stesso non chiudendo più le foglioline.
Questi esperimenti empirici sono stati ripetuti nel tempo da numerosi ricercatori. I risultati sono stati spesso sorprendenti, anche sui tempi e la durata di questo apprendimento. Se non avete mai visto la magia della pianta sensitiva, potete osservarla in questo video.
1 commento
molto esauriente, Grazie