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Chiunque coltivi un orto sa bene che la gestione dei residui colturali delle piante giunte a fine ciclo non è semplice. Ci sono infatti diverse esigenze di cui tener conto. Per prima cosa, mantenere l’orto pulito e ordinato, anche per gli occhi, è una regola importante. Poi serve il terreno libero per le nuove semine e i futuri trapianti, rispettando i tempi dettati dalle rotazioni colturali. Infine, bisogna sempre evitare il proliferare dei parassiti o degli agenti fungini, che facilmente si annidano proprio nei resti vegetali.
Vediamo quindi quali sono le diverse possibilità a disposizione del contadino biologico per smaltire questi scarti vegetali, iniziando dalle condizioni ideali, per finire alle situazioni più critiche.
I residui colturali
Con il ermine residui colturali, si intende tutto ciò che resta nell’orto al termine di una coltivazione. Ad esempio, finita la raccolta in un campo di fave o di piselli, le piante oramai morte altro non sono che sostanza organica in decomposizione, un elemento fondamentale per incrementare la frazione di humus stabile nel terreno.
Ecco perché la migliore soluzione per la gestione dei residui è quella d’interrare i resti delle colture, attraverso lavorazioni più o meno superficiali (ad esempio con una motozappa o un motocoltivatore), dando poi il tempo al terreno di elaborare la sostanza organica e di arricchirsi di elementi.
Non a caso abbiamo fatto l’esempio di due piante di legumi, usate da sempre per la pratica del sovescio, in quanto capaci di fissare l’azoto atmosferico nel terreno tramite la simbiosi con un batterio.
Un po’ tutte le piante di consistenza erbacea possono essere interrate e fatte assimilare dal terreno. Più complicata è la gestione dei residui di piante legnose o semi-legnose.
Il compostaggio dei residui colturali
Per lo smaltimento dei residui colturali più difficili, come ad esempio i resti di una coltivazione di pomodori o melanzane, si può ricorrere al compostaggio domestico, di cui vi abbiamo ampiamente parlato. Attraverso il compostaggio lo scarto vegetale si trasforma lentamente in nuova sostanza organica, ovvero un fertilizzante biologico per l’orto. In questo modo il ciclo vegetale si chiude e si riapre, con il concime naturale che ritorna alla terra.
Gli animali da cortile
Altra soluzione totalmente ecologica per sfruttare i resti vegetali, è con i classici animali da cortile. Galline, conigli, pecore e caprette, impazziscono per ciò che resta di cavoli, ortaggi a foglia, finocchi e quant’altro.
Purtroppo non tutti hanno la fortuna di avere gli spazi a disposizione per accudire come si deve qualche animale. Ma chi ce l’ha e benedice gli scarti colturali in quanto li utilizza come cibo, per poi vederseli ritornare sotto forma di letame da usare nell’orto.
Attenzione a funghi e parassiti sui residui colturali
Non sempre i residui colturali sono puliti, anzi. Spesso le coltivazioni periscono per gli attacchi di funghi e parassiti animali. Cose fare degli scarti in questo caso? A nostro avviso, non è una buona idea interrarli, in quanto le spore dei funghi o le uova dei parassiti sopravvivono facilmente nel suolo. In pratica ammendandoli al terreno faciliteremo una futura infestazione di parassiti o malattia crittogamica. Fitopatologie come l’oidio della zucchina o la peronospora del pomodoro sono molto comuni proprio per questo motivo.
Quindi, se non si è messo a punto un ottimo sistema di compostaggio, non resta che allontanare i residui colturali dal campo, farli seccare e poi bruciarli in sicurezza. Dopo averlo pulito dalla vegetazione residua, il terreno andrà poi lavorato ed esposto il più possibile agli agenti atmosferici.