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Oggi diamo il via a una nuova rubrica dedicata alla permacultura, alla biodinamica e al sinergico.
Si tratta di tre argomenti che stanno avendo grande seguito nel mondo, e dunque, al di là di tutto, ci sembra importante trattarli per cercare di capirne i rudimenti.
Per farlo abbiamo deciso di ascoltare chi di queste pratiche se ne intende, così ci siamo rivolti a un’appassionata della permacultura, Annalisa Rolfo.
Vediamo, dunque, per iniziare, cosa s’intende con “permacultura”.
Il ciclo dell’acqua e l’orto in permacultura
Oggi ci occuperemo della permacultura e di come progettare un orto con questo metodo di coltivazione.
La permacultura è un metodo di progettazione per ambienti antropizzati. L’obiettivo è il raggiungimento del massimo risultato con il minimo dispendio di energie e risorse. Si tratta in parole povere di assumere uno stile di vita permanente e applicarlo ad ogni area di vita. In questo articolo ci focalizzeremo sul ciclo dell’acqua e delle basi di progettazione dell’orto.
L’acqua è un elemento che abbiamo a portata di mano ogni giorno e che, purtroppo, spesso diamo per scontato. Ovviamente è l’elemento fondamentale della vita, è colei che scolpisce il pianeta, è un solvente naturale che scioglie qualsiasi materia, trasportatrice universale e nostra memoria…
Nel momento in cui decidiamo di progettare un orto in permacultura diventa necessaria un’attenta comprensione dell’ecosistema. Diventa importante capire gli elementi che lo compongono, come si svolge naturalmente il ciclo dell’acqua e come questo elemento imprescindibile possa essere messo a servizio del nostro orto.
L’acqua in natura
Chi fa orto in permacultura lo sa bene: l’acqua è presente in diversi fenomeni naturali. La ritroviamo in diverse forme:
- Nella condensa bassa: ossia nella guazza, che è rugiada in grande quantità, proveniente dalla nebbia. Questa rugiada è capace di bagnare la superficie del suolo come se avesse piovuto;

Guazza
- Nella brina: che è il congelamento cristallino della rugiada a seguito dell’abbassamento della temperatura al di sotto dello zero. Si forma per brinamento (o sublimazione, passaggio dallo stato gassoso a solido) del vapore acqueo;

Brina
- Nella rugiada: che è la condensazione del vapore acqueo che si posa sulle superfici, raffreddatesi nella notte. Questo poiché quando la temperatura si abbassa l’aria cede l’acqua;

Rugiada
- Nella galaverna: che è il deposito di ghiaccio costituito da aghi, scaglie o granuli su superfici esterne. Questo deposito si forma quando la temperatura è inferiore allo zero e l’umidità è elevata. E siamo in presenza di nebbia o nubi basse;

Galaverna
- Nella nebbia: che è la sospensione di minuscole gocce d’acqua nei bassi strati dell’atmosfera. Questo fenomeno diminuisce la visibilità a meno di un chilometro (se è maggiore si tratta di foschia).

Nebbia
L’esempio del bosco
Prima di parlare della permacultura vale la pena di accennare all’esempio del bosco.
La brina è l’entrata principale di acqua in un bosco (l’aria che entra dentro un bosco si raffredda e rilascia acqua). L’uscita di acqua è minima e l’acqua diventa quasi subito capillare.
Partendo dall’assunto che l’acqua va dove non è presente, quando l’acqua entra attraverso la condensa, il bosco protegge il suolo, la filtra e la accumula e niente viene distrutto sul fondo. Quando invece l’acqua arriva in maniera violenta e non vi è un bosco che la filtra e la contiene, la sua potenza distruttiva è elevata e può provocare una inondazione a valle.
Com’è formata l’acqua
L’acqua è formata da cristalli che si aggregano in continuazione, grazie al movimento. Vi sono addirittura studi scientifici che dimostrano come l’acqua formi cristalli dalla struttura differente a seconda degli stimoli che riceve.

Cristallo d’acqua
A teorizzare la coscienza dell’acqua furono gli studi di Masaru Emoto. La massima densità dell’acqua la troviamo a 4 gradi centigradi.
Facciamo un piccolo esempio: quando l’acqua arriva dall’alto, dalla pioggia, alla temperatura di 10 gradi, scendendo si raffredda. Se trova un ambiente più caldo, come il bosco, si riscalda ipotizziamo a 14 gradi e trovando una temperatura di 13 gradi al suolo, dal quale viene assorbita.
Su un terreno caldo, invece, l’acqua non entra, si espande e scivola via.
Il territorio nell’orto in permacultura
Quando progettiamo un orto in permacultura, un consiglio è quello di osservare attentamente dove siamo. È importante capire qual è il paesaggio.
È necessario capire la conformazione del territorio e osservare i pattern del luogo dove nascerà il nostro orto in permacultura. Bisogna capire i modelli di riferimento naturale di un territorio: le montagne, il mare, le colline ecc.
È importare nel nostro progetto di orto in permacultura valutare le caratteristiche del paesaggio. In particolare imitando l’acqua e il suo muoversi.
Riprodurre il ciclo dell’acqua
Nel momento in cui progettiamo, dobbiamo riprodurre il ciclo dell’acqua. È interessante osservare dove c’è movimento e dove non c’è crearlo.
Ad esempio, se la superficie del nostro orto in permacultura è piana, possiamo creare delle differenze di superficie, progettando e attuando zone di condense, di guazza e di brina. Le siepi in un terreno, ad esempio, servono proprio a trattenere l’acqua.
Al nostro futuro orto possiamo capire che forma dare semplicemente provando a camminare con comodità dove ci viene naturale, (noi siamo l’energia entrante) e questo diventerà il camminamento principale. Ne sceglieremo poi uno secondario. Il resto della superficie che rimarrà libera sarà la forma stessa del nostro orto.
Un’importante osservazione: se il camminamento non viene usato, le piante non faranno che prendere il sopravvento. Quindi dobbiamo domandarci se il camminamento stesso serva.
I biorollo e il movimento dell’acqua
Alcune tecniche per creare movimento di acqua sono i biorollo (dal corso in Permacultura, Lezione di Luciano Furcas, Eboli, 2016).

Biorollo
I biorollo sono rotoli di vita creati legando tra loro rami e ramaglie come un grosso “salame” di frasche. Questi svolgeranno la funzione di passaggi di acqua e potremo interrarli nei camminamenti, ricoprendoli con materiale di pacciamatura e terra.

Sistema di biorollo
Nel nostro orto in permacultura è necessario creare dei movimenti verticali. Possiamo creare dei biorollo anche unendo tra loro rami di alberi. In questo modo creiamo dei punti di condensazione di acqua e di incanalamento aereo. L’albero è come una pompa d’acqua, praticamente è una sorta di lago rovesciato.
Il margine
Altro concetto importante in permacultura è quello di margine, ossia il passaggio da un elemento all’altro. Ad esempio, quando passiamo da aria ad acqua, questo è margine. Il margine in pratica è l’insieme dei componenti di entrambi gli elementi (con in più degli altri componenti). È un luogo molto più ricco dei singoli elementi.
L’evoluzione è andata avanti nei margini. Si tratta di luoghi che hanno estrema fertilità, senza dimenticare poi che anche i margini hanno margini.

Margini
La disposizione dell’orto in permacultura
L’esposizione solare
Altro elemento fondamentale per la progettazione dell’orto in permacultura è la corretta disposizione rispetto all’esposizione solare.
Seguendo i punti cardinali, a nord avremo le zone d’ombra. A ovest i terreni più caldi. A sud/sud-est l’entrata del sole in inverno. Ad est l’entrata del sole in estate. La notte della luna piena al solstizio d’estate sarà l’equivalente dell’entrata del sole d’inverno.
Al solstizio d’inverno la luna piena farà la traiettoria del sole nell’estate.
Se abbiamo una fonte d’acqua nell’orto, questa accumulerà calore durante il giorno (l’accumulo è un’energia latente).
L’acqua come massa termica
L’acqua può essere usata come massa termica.
Nella notte l’acqua è più calda della terra, il vento andrà verso l’acqua. Al mattino il movimento sarà opposto, questo movimento trasporterà acqua.
Nell’acqua bisogna mettere ossigeno attraverso delle piante (che appunto ossigenano. È possibile per esempio inserire delle lenticchie o del sedano d’acqua che per di più sono edibili. Si possono anche mettere dei gambusa, che sono dei pesci che si cibano delle larve di zanzara.
Le masse di vegetazione e acqua permettono di abbassare anche la temperatura.
I venti
Nella progettazione dell’orto in permacultura è altresì importante osservare i venti, che hanno una diretta influenza sull’acqua.
Ad esempio, se abbiamo un vento umido come il libeccio, possiamo mettere uno stagno che farà da massa termica. Inoltre esprimerà bellezza, fornirà cibo, umidità, animali. Inoltre, se vogliamo ossigenare lo stagno possiamo fare una struttura verde attorno.

Piccolo stagno nell’orto
Altro esempio è quello con il maestrale, che è un vento forte. Se vogliamo bloccarlo costruiremo una struttura frangivento con degli alberi.
E ancora, se abbiamo un vento secco metteremo un essiccatoio. Questi si chiamano coni d’entrata del vento, l’importante è sempre creare differenza (se abbiamo zona piatta creare dislivello). Nella differenza troviamo il movimento, quindi l’energia!
L’importanza di sapere da dove arriva l’acqua in un orto in permacultura
Se si coltiva in permacultura, sapere da dove arriva l’acqua è importante.
L’acqua, come sappiamo, si muove ed ha un assetto vibrazionale, come la vita.
I microrganismi di cui è composta sono uno scambio di energia. L’acqua è perfettamente funzionante nel momento in cui è in movimento. Se invece la teniamo ferma 24 ore è come se fosse morta, pertanto dobbiamo scuoterla nuovamente per riattivarla.
Come accennato, bisogna osservare i pattern del luogo. Questo è fondamentale ed è la base di qualsiasi progettazione di un orto in permacultura. Non possiamo costruire il luogo se non osservando il territorio e il paesaggio.
Il territorio è oggettivo: è l’altezza dei monti, i minerali dentro una sorgente…
Il paesaggio invece è quello che sentiamo nel momento in cui osserviamo il territorio, l’emozione che suscita. È come l’Infinito di Leopardi, la capacità di vedere oltre, tutto ciò che ci fa paura, osservazione senza giudizio, il paesaggio è soggettivo.
Il movimento dell’acqua
Il movimento dell’acqua è a spirale sia quando sale sia quando scende. L’acqua è stata imitata dalla vita dal dna, che ha anch’esso la forma di spirale.
Il dna e l’acqua trasportano memoria, osservando il movimento dell’acqua infatti ci si accorge che è un movimento non lineare, un fiume, un ruscello, una sorgente, non si muovono mai in maniera lineare, ma fanno dei movimenti curvilinei.
I passaggi millenari dell’acqua dagli strati della terra sino alla superficie l’hanno resa ricca di minerali, assorbendo la memoria della roccia e quindi ha insita in sé tracce di microrganismi che ci compongono e che possono curarci, quando l’acqua cade invece in maniera diretta, con la pioggia, perde la sua memoria. L’acqua contiene la memoria della Terra, i minerali e microrganismi utili alla Vita e per questo con la sola acqua è possibile riequilibrarci.
L’acqua è emozione.
L’impianto d’irrigazione nell’orto in permacultura
Veniamo ora alla realizzazione dell’impianto d’irrigazione di un orto in permacultura.
Il sistema migliore d’irrigazione è quello goccia a goccia ed il materiale adatto per trasportare l’acqua è il tubo semirigido da 16 mm.

Tubo da 16
Sul bancale di un orto in permacultura il mezzo pollice è la misura migliore. Bisogna prestare attenzione però: più ci allontaniamo dalla fonte di acqua più aumenterà la grandezza del tubo da utilizzare.
Se abbiamo un orto molto grande sarà necessario partire con un tubo da 32 mm e poi con uno da 25 mm sino a che arriverò ai 16 mm.
Un 32 mm fa 300 metri senza problemi.
Ci si deve procurare anche dei raccordi da 16 mm a innesto, mentre i raccordi a T servono per l’anello di irrigazione.
Ci sono anche i raccordi angolari, i raccordi lineari e poi i rubinettini. A questo link trovate tutto il materiale occorrente.
Accortezze e manutenzione
La cosa ideale è mettere un rubinetto per ogni bancale, con un tubo ed un ingresso autonomi.
Sul tubo possiamo leggere la sigla PN, che ci indica il grado di pressione che il tubo sopporta. Ad esempio PN6 e PN8 significa che il secondo sopporta maggiore pressione.
Il tubo di irrigazione va posto a 12 cm dal limite del bancale.

Distanza tra i tubi
Il fil di ferro venduto a matasse serve per fissare il tubo sui bancali. La sezione è di 2,5/3 mm e lo si piega a U a mano o con una troncatrice.
Non è il massimo usare l’acqua del rubinetto, perché è ricca di cloro. Il cloro è volatile ed ammazza i batteri buoni, quindi è meglio avere un recipiente (tipo una cisterna) dove farla decantare. L’acqua migliore è quella del fiume o quella di raccolta piovana.
Altri suggerimenti
Se abbiamo una cisterna e la metto a 2 metri di altezza la pressione dell’acqua aumenterà e riusciranno a coprire più metri di orto.

Cisterna di raccolta
Se non è possibile piazzare in maniera agevole la cisterna ad un certa altezza, l’alternativa è quella di utilizzare una piccola pompa idraulica.
Il calcare può otturare l’erogazione dell’acqua. Avere un buon filtro all’uscita dalla cisterna aiuta a limitare i rischi. L’impianto sotto paglia se tenuto bene dura anni e anni.
Per gli orari e i tempi di gocciolamento, in generale, diciamo che sarebbe necessario bagnare alle 4 del mattino. Se abbiamo la possibilità metteremo un timer, così da evitare la levataccia e l’impianto sarà autonomo.
Nei mesi estivi è ovviamente più accentuato l’impegno idrico ed è necessaria un’ora di gocciolatura al giorno. Nei mesi primaverili si può dare acqua a giorni alterni. In autunno e inverno l’acqua può essere il più delle volte risparmiata.

Sistema d’irrigazione pronto per l’uso
Conclusioni
Queste sono le note tecniche per costruire un semplice impianto goccia a goccia. Ma ricordiamo che è molto interessante comprendere bene quale uso dell’acqua facciamo nell’orto. Capire che è un elemento prezioso e che in alcune zone è poco presente.
In permacultura l’acqua sarebbe bene conservarla, raccoglierla, farla decantare. Accumularla attraverso l’umidità. Utilizzarla per creare zone di umido che abbassino le temperature. E ancora, creare microclimi diversi e associare a questi piante con esigenze differenti. Costruire canali di acqua sotterranei e aerei. Insomma, allearci con questa grossa generatrice di vita e usarla con metodo e intento.
Annalisa Rolfo
Annalisa Rolfo, è educatrice, ortista artistica, in ricerca spirituale. Specializzata presso la scuola Italiana di Playback Theatre con una tesina sulla diffusione della Ecologia profonda attraverso il teatro di comunità. Ha partecipato al corso di primo livello di Agricoltura Sinergica Libera Scuola “Emilia Hazelip” con Antonio De Falco, e al corso di Introduzione alla permacultura con Saviana Parodi e Luciano Furcas, organizzato dall’Accademia Italiana di Permacultura. È stata inoltre assistente al corso di primo livello in Agricoltura Sinergica con Luciano Mastroleo. Gestisce due orti urbani sinergici, uno terapeutico a Torino e uno collettivo a Carmagnola.
5 commenti
Ciao consigli preziosi un plauso grazie.
Grazie a te, Aurelio 🙂
Grazie Aurelio, continua a seguirci!
ho un vasto terreno che vorei adibire a orto biologico.ssi ttrova ad una altezza di 840 metri ,in Abruzzo. il terreno non è mai stato coltivato e la terra è durissima da zappare . vorrei sapere se è possibile procedere con una aratura per la prima volta . grzzie Alessandro
L’aratura dopo che il terreno è fermo da tanti anni è consigliata.