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Il capnodio (Capnodis tenebrionis), è un coleottero di grandi dimensioni che provoca gravi danni agli alberi da frutto. È detto anche capnode delle drupacee, giacché colpisce soprattutto alberi come: albicocco, susino, mandorlo, pesco e ciliegio. È un parassita diffuso in tutti i paesi del bacino del Mediterraneo, e in Italia è presente soprattutto nelle regioni meridionali, dove ci sono fenomeni accentuati di siccità. Tuttavia, negli ultimi anni sta estendendo il suo raggio d’azione, si segnalano infatti gravi danni nelle coltivazioni di albicocco localizzate in Emilia-Romagna. Viste le caratteristiche dell’insetto, la lotta biologica è alquanto complessa e deve essere attuata con grande attenzione.
In quest’articolo spieghiamo il lungo ciclo di vita del Capnodis tenebrionis, i danni agli alberi nei suoi diversi stadi e le strategie per eliminarlo con successo.
Descrizione del Capnodis tenebrionis adulto
Il Capnodis tenebrionis è un insetto appartenente all’ordine dei Coleotteri, famiglia dei Buprestidi. Da adulto ha un aspetto inconfondibile e raggiunge dimensioni notevoli, può essere lungo fino a 3 cm! Il corpo è compatto, ingrossato al centro e affusolato nella parte posteriore. La corazza è fortissima, di colore nerastro con sfumature biancastre sul capo. Dispone di due lunghe antenne e 3 paia di zampe. Non è molto mobile, ma con la sua dura corazza non teme attacchi da parte di predatori.
Descrizione delle larve di capnode delle Drupacee
Anche le larve di capnode delle Drupacee sono molto appariscenti. Attraversano diversi stadi di vita e a piena maturità possono arrivare fino a 7 cm di lunghezza. Sono apode, ossia prive di zampe. Il colore è bianco crema e sono suddivise in evidenti segmenti. Il protorace è più vistoso, ha un colore più scuro e un tipico disegno a “V” capovolta. Vivono all’interno del legno degli alberi, dove si nutrono erodendo i tessuti legnosi. Scavano delle gallerie e spesso si ripiegano a forma di “U” o “S”.
Ciclo di vita del capnodio
Il coleottero Capnodis tenebrionis ha un ciclo di vita molto lungo, fino a 3 anni (compresa la fase adulta). Gli adulti svernano in anfratti nel suolo, in ripari naturali superficiali. A primavera, da aprile in poi, emergono dal terreno e fanno la loro comparsa sulle piante. Fino al mese di settembre si nutrono della vegetazione degli alberi, mangiando foglie e teneri rametti. Nelle ore più calde della giornata è possibile che si spostino da una pianta all’altra.
Accoppiamento e ovideposizione
In estate iniziano i rituali e avviene l’accoppiamento. Poco dopo si avvia la successiva attività di ovideposizione. La femmina di capnodio riesce a deporre fino a 600 uova, che vengono lasciate intorno alle piante o nelle tipiche fessure della corteccia alla base del tronco.
Le larve
Dopo circa 10-12 giorni dalla ovideposizione fuoriescono le larve. È questo il momento più critico per l’insetto. Le larve appena nate non sono in grado di effettuare grandi spostamenti, per cui cercano di raggiungere subito una pianta ospite. Se non ci riescono entro 24 ore muoiono. Quando raggiungono una pianta ospite, vi si insediano, iniziando a scavare gallerie al di sotto della corteccia. Il loro raggio d’azione si concentra nella parte interrata del fusto, quella al di sotto del terreno e da cui partono le radici. Man mano che crescono scavano gallerie sempre più profonde, che facilmente arrivano all’apparato radicale.
Le larve mature sono relativamente più facili da vedere, in quanto tendono a tornare negli strati superficiali del legno per impuparsi. Il capnode delle Drupacee completa il suo ciclo larvale in 1-2 anni, i nuovi adulti ricompaiono all’esterno nel 2° o 3° anno solare successivo.
I danni Capnodis tenebrionis agli alberi da frutto
Sia gli adulti, che le larve di Capnodis tenebrionis danneggiano gli alberi. Il danno dei coleotteri adulti è limitato all’erosione del fogliame, di cui provocano la caduta, e dei rametti giovani non lignificati. Le larve sono invece più pericolose, essendo in grado di danneggiare seriamente il legno e le radici dell’albero con le loro gallerie. Le piante colpite dal capnodio allo stadio larvale deperiscono abbastanza velocemente, soprattutto se si tratta di alberi giovani. Se il grado d’infestazione è elevato l’albero muore.
Fattori ambientali limitanti o predisponenti
Il nemico numero uno del capnode delle Drupacee è l’umidità. Se dopo la deposizione delle uova il terreno è bagnato, quindi con un’alta umidità, è molto probabile che le uova non riescano a schiudersi. Anche dopo la schiusa delle uova, se il suolo è umido, la neonata larva di capnodio non riesce a spostarsi e a raggiungere la pianta ospite. Se questo è un fattore ambientale che limita la diffusione del parassita, è ovvio che la siccità la favorisce. Frutteti localizzati su aride colline, sono quelli più suscettibili ai suoi attacchi.
Come prevenire il Capnodis tenebrionis
Fatte queste premesse, è facile intuire che una regolare irrigazione sia il miglior rimedio naturale per evitare i danni del Capnodis tenebrionis. Un terreno sempre ben umido non rende possibile la schiusa delle uova e la mobilità delle larve neonate. Purtroppo non sempre irrigare con regolarità è possibile e, in caso di piante adulte, necessario.
Anche sesti d’impianto ampi, con grandi distanze tra le piante, rendono più difficile l’azione del coleottero.
Come ridurre le infestazioni di capnodio
Barriere fisiche
Per limitare le infestioni di capnodio, un’opzione è quella di applicare barriere fisiche alla base delle piante, intorno al colletto. Queste barriere, fatte di strati di materiale in tessuto non tessuto, sono semplici ed economiche. La barriera fisica non consente al capnode delle Drupacee di deporre le uova vicino al colletto. Di conseguenza, le larve avranno più difficoltà a raggiungere la pianta ospite. Si tratta di protezioni che devono essere sistemate intorno agli alberi appena messi a dimora e vanno rinnovate con il tempo. Anche la pacciamatura può aiutare, in quanto mantiene il terreno intorno al colletto dell’albero sempre ben umido.
Rimozione manuale
Ovviamente, se vi capita di vedere degli esemplari di Capnodis tenebrionis adulti aggirarsi sulla vegetazione delle piante, fateli cadere a terra e schiacciateli energicamente con i piedi o con una pietra. Sottolineiamo questo aspetto in quanto la corazza protettiva di questa specie di coleottero è veramente molto dura.
Come eliminare il capnode delle Drupacee
Ottimi risultati nella difesa biologica dal capnode delle Drupacee si stanno ottenendo con l’utilizzo dei nematodi entomopatogeni. Si tratta di microscopici parassiti obbligati delle larve di coleotteri. I nematodi vengono rilasciati nel terreno insieme all’acqua, e vanno alla ricerca delle larve di capnodio che parassitizzano. La larva muore entro 72 ore e i nematodi riescono a riprodursi in modo autonomo. Si tratta di un interessante frontiere di lotta microbiologica che sta dando ottimi risultati.
I nematodi entomopatogeni più efficaci per eliminare i Capnodis tenebrionis sono gli Steinernema carpocapsae (che trovate qui). La loro efficacia è associata a condizioni di elevata umidità, come detto, condizione limitante del capnodio stesso. La somministrazione dei nematodi al terreno deve avvenire utilizzando almeno 30 litri d’acqua per volta, per singolo albero. È bene iniziare questo trattamento biologico in primavera e ripeterlo un paio di volte nel corso della stagione.
2 commenti
Ottima iniziativa, veramente utile. Complimenti
Un importante punto di riferimento, per la lotta biologica contro un parassita che tanti danni causa in agricoltura.