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La piralide del bosso è un insetto molto dannoso per alcune colture ornamentali, in particolare le diverse specie di bosso.
La sua pericolosità è dovuta al fatto che è un lepidottero introdotto per sbaglio in Europa. Infatti è giusto in Germania nel 2006, in seguito all’importazione di materiale vivaistico dalla Cina. Questo vuol dire che nel Vecchio continente non ha antagonisti naturali che ne possano arrestare la diffusione.
E’ nel 2012 che questo bruco del bosso fa la sua comparsa in Italia. La prima regione colpita è stato il Piemonte, dove ha provocato enormi danni alle colture interessate.
Per fortuna, però, l’insetto parassita si può controllare in modo agevole, tramite monitoraggio e prodotti consentiti in agricoltura biologica.
In quest’articolo, dopo aver studiato le caratteristiche della piralide del bosso, vediamo come attuare la difesa biologica.
Come identificare la piralide del bosso
Il nome scientifico della piralide del bosso è Cydalima perspectalis. Questo insetto appartiene all’ordine dei Lepidotteri, famiglia Crambidae.
Altri insetti parassiti di quest’ordine sono: tuta absoluta del pomodoro, nottua, cavolaia, processionaria del pino, rodilegno rosso.
E’ una specie straniera nel nostro continente, diffusasi per errore a causa dei commerci intercontinentali senza alcun tipo di controllo. Eventi del genere, purtroppo, non sono rari, e altri esempi possiamo ritrovarli nella cimice asiatica o nella mosca orientale della frutta.
Quali piante colpisce
Come si evince dal nome comune, questa piralide ha come ospite preferenziale il bosso, Buxus spp., della famiglia delle Buxaceae. La specie preferita è quello europeo, ossia il Buxus sempervirens, in particolare la
rotundifolia.
Altri danni di questa piralide si segnalano sulle seguenti tipologie di bosso:
- Cinese, B. sinica;
- Giapponese, B. microphylla;
- Persiano, B. colchica;
- Pachysandra terminalis (infestazioni meno frequenti).
La preoccupazione dei giardinieri è dovuta alla virulenza degli attacchi e soprattutto al fatto che il bosso è una specie molto comune sul nostro territorio. La troviamo spesso in giardini domestici, parchi pubblici, cimiteri e nell’arte topiaria in genere.
Aspetto e ciclo biologico
La piralide del bosso adulta è una farfalla di medie dimensioni, con un’apertura alare che raggiunge i 4 cm. Le ali sono di colorazione bianco-chiara sullo sfondo, che è quasi trasparente. Sono solcate da un’evidente fascia marrone lungo i bordi, che presenta a sua volta delle tipiche macchie bianche.
In alcuni casi, sono state identificate farfalle adulte di colore “melanico”, ovvero con le ali tutte marroni.
L’addome è bianco, con l’estremità marrone. Sul capo si evidenziano delle lunghe antenne.
Le larve di questa piralide sono lunghe 4 cm a pieno sviluppo, sono verde brillante e hanno il capo nero. Si riconoscono con facilità, in quanto caratterizzate da striature nere e bianche disposte lungo tutto il corpo.
Le uova sono di colore giallo pallido, trasparenti. Con l’avanzare della maturazione mostrano una piccola macchia scura in corrispondenza del capo della larva ormai pronta ad uscire.
La femmina di piralide del bosso adulta depone le uova a gruppi. Forma delle vere e proprie ovi-placche, con 15-20 uova nella pagina inferiore delle foglie. Per fortuna è facile riconoscere e rimuovere questi agglomerati.
Le crisalidi sono lunghe circa 2 cm. Dapprima sono verdi con strisce nere lungo la parte dorsale. Poi, con la maturazione, diventano marrone scuro.
La larva di piralide del bosso sverna in un bozzolo di tessuto sericeo, formato in autunno tra la vegetazione. La primavera dell’anno successivo completa il suo sviluppo e, dopo 4 settimane di attività trofica, si impupa tra le foglie. A piena maturità sfarfallano gli adulti che, in seguito all’accoppiamento, danno il via alla prima generazione. In Italia la piralide del bosso compie 2-3 generazioni l’anno, ma con le condizioni ideali può arrivare anche a 4.
Danni della piralide alla pianta di bosso

Danni della piralide del bosso
Il danno alla pianta di bosso è provocato dall’attività trofica delle larve nei suoi diversi stadi di sviluppo. Le larve di questa piralide sono molto voraci e possono defogliare
in modo irreparabile le piante in tempi brevi. Quelle più giovani amano nutrirsi della pagina inferiore delle foglie, lasciando intatta quella superiore. A maturità, invece, le larve erodono l’intera lamina fogliare, lasciando intatta solo la nervatura centrale.
Oltre al danno sulle foglie, se ne evidenziano anche sui giovani rami.
I bossi colpite, infatti, si presentano molto defogliati, ingialliti e con un intreccio di fili sericei tra foglie e rametti.
Per riconoscere il danno della piralide del bosso basta osservare da vicino la vegetazione. Qui è facile notare gli escrementi delle larve e anche una fitta tela bianca, simile a quella dei ragni.
Altro danno della piralide è che, all’attività di nutrizione delle larve sovente si associa una malattia provocata dal fungo Cylindrocladium buxicola Henricot. Questo ovviamente peggiora la salute delle piante e velocizza il disseccamento dell’apparato fogliare.
Eliminare la piralide del bosso in modo biologico
Dopo i primi anni dalla comparsa della piralide del bosso, dove i danni sono stati ingenti, è stata messa a punto un’efficace strategia di difesa biologica.
Questa prevede innanzitutto un’attività di monitoraggio e cattura massale, che si effettua con apposite trappole ai feromoni.
Il feromone non è tossico per l’ambiente ed è molto selettivo, poiché attira solo gli insetti della specie considerata. Le trappole le trovate qui
Come però è facile intuire, la trappola da sola non basta, poiché cattura gli adulti ma non previene i danni delle larve svernanti, spesso i più gravi. Per questo, nelle aree che sappiamo essere interessate, ci vuole un controllo diretto da parte del giardiniere.
Come detto, se si individuano le uova, queste si possono eliminare a mano, anche perché vengono deposte a gruppi.
Se le larve hanno già iniziato la loro attività trofica il miglior prodotto da usare in modo diretto è il bacillus thuringiensis var. aizawai, insetticida biologico di cui vi abbiamo già ampiamente parlato.
Il bacillus thuringiensis è molto efficace e selettivo, specie sulle larve giovani. Queste, infatti, una volta colpite dalla soluzione di acqua e bacillus, muoiono nel giro di 3-4 giorni.
L’uso del bacillus thuringiensis è alla portata di tutti, in quanto non necessita di patentino all’uso di fitosanitari e soprattutto perché è facile da reperire (Lo trovate qui).
Naturalmente il bacillus thuringiensis var aizawai può essere usato oltre che sulle larve svernanti, anche sulle generazioni dell’anno, in seguito all’attività di monitoraggio con le trappole ai feromoni.
Questa è una soluzione che possono usare non solo i giardinieri in ambito domestico, ma anche gli enti pubblici nei parchi e nelle aree verdi, dove non è assolutamente il caso di utilizzare pericolosi prodotti chimici, peraltro inefficaci sulla piralide del bosso.