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Il timo, pianta officinale la cui storia si perde in tempi antichi, è conosciuto volgarmente anche come erbuccia o sermollo. E’ sempre stato apprezzato non solo per il suo intenso e piacevole aroma, ma anche per le sue caratteristiche curative. Le sue proprietà nel campo della medicina officinale sono infatti molteplici, e molti sono anche i modi in cui è possibile utilizzarlo. Riprodurre questa pianta sul nostro terrazzo o nel nostro giardino richiede alcuni accorgimenti importanti.
La sua coltivazione si presta bene al fianco di altre piante officinali come il rosmarino, l’origano, la salvia, la menta piperita e la melissa.
Ma andiamo per ordine, e vediamo prima di tutto le caratteristiche botaniche di questo arbusto.
Caratteristiche botaniche del timo
Il timo, nome scientifico Thymus vulgaris, è una pianta officinale perenne appartenente alla famiglia botaniche delle Lamiaceae (o Labiatae). Si tratta di un piccolo arbusto sempreverde, con numerosi steli sottili e ramificati che tendono a lignificare dopo 4-5 anni di vita. L’altezza massima che raggiunge la pianta è di circa 40 cm. Le foglie del timo sono persistenti, di piccole dimensioni, opposte e lanceolate, con un brevissimo picciolo. Sono lunghe dai 6 agli 8 mm, hanno una colorazione verde-cenere e sono molto aromatiche. Tra il mese di aprile e il mese di luglio avviene la fioritura. Sulla pianta compaiono numerosissimi e piccoli fiori, di colore biancastro o roseo-porporini. I fiori nascono all’ascella delle foglie, riuniti in piccole spighe, nella parte terminale dei rametti.
Thymus vulgaris
Il frutto è un tetrachenio di piccolissime dimensioni, di forma ovale e allungata. Un grammo di semi ne contiene circa 5000-6000.
Queste sono le caratteristiche del più diffuso Thymus vulgaris.
Esistono tuttavia decine di specie, tutte molto simili a questa, almeno a un esame superficiale, ma che in realtà hanno dettagli differenti. Questo è dovuto al fatto che coltivare timo ha un elevato polimorfismo, ossia, all’interno dello stesso gruppo si manifestano organismi con caratteristiche diverse.
Origini
Il timo è una pianta originaria delle regioni del Mediterraneo e nelle nostre antiche civiltà veniva ampiamente utilizzato. Il nome deriva dal verbo greco thyo ossia fare sacrifici, forza, coraggio. Questa pianta, infatti, veniva utilizzata per essere bruciata nei rituali di offerta agli dei. Inoltre è da sempre simbolo del coraggio e della forza d’animo.
Le proprietà
Le proprietà del timo dipendono dal suo olio essenziale, che è conosciuto anche come timolo. Si tratta di un monoterpeno fenolico, ossia una di quelle sostanze utilizzate nei cibi e nei profumi proprio per via del loro odore e del loro aroma. Oltre a questa sostanza, la pianta contiene anche il carvacrolo, alcuni ossidi quali il cineolo e i metilesteri di timolo, degli alcoli come il borneolo, il geraniolo e il linalolo, degli esteri quali l’acetato di bornile e di linalile, e degli idrocarburi come il cimene e il terpinene.
Tutte queste sostanze, contenute nelle sommità fiorite e nelle foglie, conferiscono al timo proprietà antisettiche, balsamiche ed espettoranti.
Questa pianta è dunque particolarmente indicata contro i problemi delle prime vie aeree, come rimedio naturale per il raffreddore, per lenire i sintomi della tosse, della bronchite acuta e cronica. Sempre grazie al timolo è inoltre indicata per contrastare il meteorismo e i parassiti intestinali.
Uso esterno
Per uso esterno viene utilizzato per le sue proprietà deodoranti. Ad esempio la polvere di timo è un ottimo rimedio naturale contro il cattivo odore dei piedi. Inoltre questa pianta è da sempre utilizzata per produrre dentifrici e soluzioni per l’igiene della bocca.
Infine ha proprietà calmanti e rinfrescanti negli stati pruriginosi di vario genere, ed è efficace per lenire i dolori reumatici.
I fiori sono una preziosa risorsa anche per le nostre amiche api, essendo un’ottima riserva di nettare. In alcune zone della Sicilia, con la varietà thymus capitatus, si produce un eccellente miele di timo. Le colorazioni di questo miele, che è uniflorale, sono ambra-chiaro quando è liquido e tendenti al nocciola quando cristallizza spontaneamente.
Conferisce inoltre una nota pungente a tutti quei mieli chiari di alta montagna.
Utilizzi del timo
L’olio essenziale di timo, che si ottiene tramite l’estrazione per corrente di vapore, è facilmente reperibile in commercio. Attenzione però a non esagerare, dosi eccessive (più di 20 gocce al giorno) possono causare leggere intossicazioni, che si manifestano con disturbi gastrointestinali e respiratori.
Usi in cucina
A livello domestico, si possono utilizzare foglie e infiorescenze, sia fresche che essiccate, per preparare tisane, infusi e decotti. L’infuso di timo si prepara tenendo in infusione 5-10 gr di sommità fiorite in una tazza d’acqua bollente per 15 minuti.
Mentre il decotto di timo, da utilizzare per uso esterno, si ottiene mettendo ad ebollizione 50-100 gr di foglie e infiorescenze per 20 minuti. In questo caso, però, si deve coprire la pentola con un coperchio. Una tisana di timo potete trovarla qui.
Naturalmente il timo viene utilizzato in cucina per il suo aroma inconfondibile, molto gradevole e dal sapore caldo, quasi piccante. Sfregato tra le mani quando è fresco il suo sentore ricorda il limone. E’ ideale per accompagnare minestre, stufati e piatti della tradizione mediterranea.
Come coltivare timo
Esigenze pedoclimatiche e periodo di semina
Coltivare timo non richiede un clima specifico. La pianta cresce spontanea sui pendii aridi e soleggiati sia in collina che in montagna. E’ una specie che resiste bene alle gelate, ma teme gli inverni troppo umidi. Ama i suoli asciutti e calcarei, ma riesce ad adattarsi bene anche ai terreni argillosi e particolarmente poveri.
La sua coltivazione può avvenire partendo dal seme. All’inizio della primavera e fino al mese di maggio si semina utilizzando piccoli vasetti o con la tecnica del semenzaio classico.
Dal momento della semina dovranno passare circa 2 mesi per il trapianto nella collocazione definitiva, in piena terra o in vaso.
Il sesto d’impianto, se la produzione è di una certa intensità, prevede per il trapianto una distanza di 20-25 cm sopra fila e di 40-50 cm tra una fila e l’altra. Ad ogni modo, bastano poche piante per avere grosse soddisfazioni.
Riproduzione per talea
Se avete a disposizione della piante adulte, di almeno 3 anni, per iniziare a coltivare timo potete ricorrere alla riproduzione per talea. La tecnica è identica a quella che abbiamo già visto e illustrato per il rosmarino. I periodi migliori per fare le talee sono l’inizio della primavera o la fine dell’estate.
Cure colturali
Coltivare timo necessita di alcune cure colturali. Tra queste abbiamo innanzitutto la pulizia dalle erbe infestanti, in particolare nel primo periodo, quando la pianta è poco sviluppata. Si può effettuare con delle periodiche sarchiature o applicando la pacciamatura naturale, che ci risparmierà la fatica della pulizia.
Irrigazione
L’irrigazione è necessaria soprattutto il primo anno o nelle coltivazioni in vaso, nei periodi particolarmente asciutti. Ad ogni modo, grazie alla pacciamatura avremo un terreno più umido, che porterà notevoli risparmi idrici.
Concimazione
La concimazione in pre-trapianto deve essere limitata alla distribuzione del compost domestico o dell’humus di lombrico, quindi piuttosto leggera. Evitate concimazioni fortemente azotate, ad esempio con il letame, non sono necessarie per questa cultivar. Il timo, come detto, è una specie molto rustica. Anzi, un eccesso di azoto, associato a ristagni idrici, può provocare il rischio dell’insorgenza di malattie fungine, in particolare due ruggini, la Aecidium thymi e la Puccinia menthae.
Rincalzatura
Prima del periodo invernale, alla fine dell’autunno, è opportuno effettuare una rincalzatura alla base della pianta. In questo modo proteggeremo dal gelo la nostra coltivazione di timo e favoriremo la formazione dei futuri ricacci primaverili.
Raccolta e conservazione
La raccolta del timo va effettuata preferibilmente durante il periodo di fioritura, tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Si raccoglie la parte aerea, cioè i fusti fioriti, che comprendono sia fiori che foglioline.
Questi possono essere utilizzati freschi, conservandoli eventualmente in frigo, in un contenitore forato, per circa una settimana.
L’essiccazione del timo, invece, si effettua legando a testa in giù i fusti, e posizionandoli in un luogo all’ombra abbastanza ventilato. Una volta essiccati devono essere conservati in barattoli di vetro, in luoghi freschi, asciutti e al riparo dalla luce. Le proprietà della pianta, in questo modo, resteranno inalterate per un periodo di almeno sei mesi.
1 commento
molto chiaro ben esposto e ben illustrato