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L’òrapo (Chenopodium bonus-henricus) è una pianta spontanea commestibile appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae, la stessa degli spinaci e della bietola. È una verdura diffusa in tutta Italia ed è conosciuta anche come spinacio di montagna o erba buon Enrico. Non va confusa con una specie simile e forse ancora più diffusa a livello selvatico, ossia il farinello comune (Chenopodium album), che è una pianta diversa.
Il nome della specie Bonus-henricus fu assegnato da Linneo in onore di Enrico IV di Navarra, chiamato per l’appunto dai francesi le bon Henry, famoso per essere grande protettore dei botanici del suo tempo. Oggi l’orapo è una pianta molto ricercata dagli appassionati, soprattutto da chi vuole riscoprire antiche ricette della tradizione contadina.
Conosciamo quindi le caratteristiche botaniche degli spinaci di montagna, dove raccoglierlo e come seminarlo e coltivarlo. Infine, vediamone le proprietà e gli usi in cucina.
Descrizione dell’orapo
Essendo gli orapi dotati di gemme svernati al suolo, possono essere considerate piante erbacee di tipo perenne, giacché superano la stagione avversa per riprendere il ciclo in primavera. Si tratta di una pianta di montagna, in grado di vegetare e riprodursi oltre i 2000 m, e si presenta come un insieme di fusti eretti, con parte terminale ascendente. Il fusto ha superficie solcata e struttura cilindrica. Sul fusto sono inserite le foglie, in maniera alterna e assenti all’apice, dove poi si forma l’infiorescenza.
Foglie
Le foglie sono la parte edule più pregiata dello spinacio di montagna. Hanno una tipica forma saettata, con parte basale più larga. Man mano che si sale, sul fusto diventano più piccole. Il colore è verde chiaro, la superficie è glabra, con la classica patina farinosa che le rende morbide al tatto. Il margine è intero, con lamina è ondulata e due tipici denti rivolti verso il basso, posti agli estremi della parte basale.
Infiorescenza
L’infiorescenza dell’orapo è una spiga terminale, con poche foglie alla nella parte iniziale. È formata da densi glomeruli rossastri al cui interno sono custoditi i primordi dei fiori.
Il fiore ha forma globosa, è ermafrodita e di colore verdastro. I suoi numerosi semi sono ovoidali, bruni e dall’aspetto lucente.
Dove cresce l’orapo spontaneo
L’erba del Buon Enrico cresce sulla fascia appenninica e pre-alpina nel nostro paese. È frequente ai margini dei boschi di castagno, ma anche tra le conifere. Vegeta tra i 500 e 2.100 metri, quindi in tipico ambiente pedemontano. La incontriamo pure negli incolti, tra i ruderi di montagna, nei prati soleggiati ai margini dei pascoli. Predilige un terreno calcareo o siliceo, con valori del pH tendenti al neutro, con buona presenza di humus.
Semina e coltivazione dell’orapo
Vista l’adattabilità al clima di montagna che ha l’orapo, negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più la coltivazione in ambito domestico. Ed è, inoltre, abbastanza semplice trovare i semi per piantarla.
I momenti migliori per la semina sono la primavera e l’inizio dell’autunno. Il terreno deve essere ben concimato, l’ideale è usare del letame maturo. Il letto di semina dovrà essere preparato con una buona lavorazione di fondo con la vanga e un’affinatura superficiale. Dopo il germogliamento, bisogna diradare leggermente, lasciando una piantina ogni 5 cm. La pianta è molto rustica e non ha bisogno d’irrigazione, se non subito dopo la semina diretta.
Lo spinacio di montagna si avvantaggia di una operazione di sarchiatura nella fase iniziale della crescita. Poi prende tranquillamente il sopravvento su eventuali erbe infestanti. Regala una produzione abbondante, con raccolta scalare fino al periodo della fioritura.
Le proprietà degli orapi
L’orapo è una pianta ricca di elementi nutrizionali, nonché di numerosi sali minerali e saponine. Contiene molto ferro, calcio, iodio e clorofilla. Ha un’elevata quantità di vitamina K1 e C, oltre all’acido folico e sue pro-vitamine, e queste sue caratteristiche le conferiscono diverse e importanti proprietà.
È infatti usata per le sue virtù cicatrizzanti e antiartrite, contro la tosse, per le proprietà antimicrobiche, antimicotiche, vermifughe, antinfiammatorie, diuretiche e immunomodulanti. Nonostante tutti questi benefici, però, non è ancora riconosciuta come importante pianta medicinale all’interno delle farmacopee internazionali, forse per via delle poche ricerche ancora esistenti sul suo conto.
Le foglie vengono utilizzate in erboristeria per preparare impacchi per la cute, sfruttando le proprietà emollienti. Sono ottime contro i foruncoli. Si possono usare per preparare un infuso blandamente lassativo e rimineralizzante. Come alimento, è indicato per chi soffre di forme anemiche, per via del buon apporto di ferro.
Controindicazioni
Le foglie degli orapi contengono quantità elevate di acetato di potassio, elemento che disturba chi soffre di calcoli biliari, acido urico, gotta, artrite, malattie del fegato.
Usi in cucina
Il consumo delle foglie di Buon Enrico è radicato soprattutto nelle regioni dell’Italia centrale, come Abruzzo, Marche, Molise. In alcune località è famosa tanto da diventare la protagonista di feste paesane, come la Sagra degli Orapi, in provincia dell’Aquila. Un tempo, faceva parte dell’alimentazione contadina e del ceto povero, in quanto reperibile con facilità e di buon gusto. Di solito la si usa come verdura lessata, per zuppe e minestre, oppure soffritta in padella. Le foglie sono ottime per ripieni di torte e paste salate. Da crude, vanno utilizzate le foglie più giovani e tenere, condite solo con olio e limone. I semi possono essere raccolti ed essiccati per la produzione di farine, che entrano in mix di panificazione molto particolari.