L’olivastro (Olea europaea var. sylvestris) è un tipico albero della macchia mediterranea, appartenente alla famiglia delle Oleaceae. Su molti testi è indicato botanicamente come Olea oleaster, ma volgarmente è conosciuto come oleastro od olivo selvatico. Si tratta di un albero di elevata importanza ambientale, in quanto specie colonizzatrice della macchia mediterranea. Nei giardini moderni degli ambienti mediterranei è un albero molto ricercato a fini ornamentali, in primo luogo per la sua rusticità e facilità di coltivazione, ma anche perché si presta bene alla realizzazione di alberature e siepi. L’olivastro inoltre si presta perfettamente alla raffinata arte del bonsai.
In quest’articolo, quindi, scopriamo le caratteristiche botaniche di questa pianta, le tecniche di coltivazione e gli utilizzi in ambito forestale e non solo.
Descrizione dell’olivastro
L’olivastro si presenta come arbusto o albero di altezza media (al massimo fino a 15 m). È una specie estremamente longeva, nelle condizioni ideali vive oltre 1000 anni. Il tronco è contorto e spesso cavo, raggiunge dimensioni notevoli negli esemplari monumentali.
La corteccia è di color grigio-cinerino, più o meno liscia nelle piante giovani, con il tempo diviene rugosa. I rami sono numerosi e spinescenti negli esemplari giovani. Assumono aspetto gentile nelle piante adulte e possono avere portamento eretto, intermedio o pendulo.
L’olivastro, così come l’olivo, ha una forte attitudine pollonifera, ma può essere allevato ad albero scegliendo il tronco principale ed eliminando periodicamente i polloni.
Foglie
Le foglie dell’olivastro sono opposte sui rami, di consistenza coriacea, con il margine liscio e la lamina ellittico-lanceolata. La pagina superiore è verde e glabra, mentre quella inferiore presenta piccole scaglie argentate, a forma di scudo.
Fiori
I fiori sono bianchi, peduncolati, molto numerosi e riuniti in racemi ascellari (mignole).
La fioritura dell’olivastro inizia nel mese di maggio e si protrae fino agli inizi di giugno. I fiori si formano sui rami dell’anno precedente. L’impollinazione è anemofila.
Frutti e semi
I frutti sono delle drupe ovali di 10-15 x 5-7 mm, con mesocarpo molle, inizialmente verde ma poi bruno nerastro a maturità. L’endocarpo è duro e legnoso con un unico seme, raramente due. L’invaiatura delle drupe avviene tra la fine di settembre e gli di inizi di ottobre. La maturazione invece tra fine novembre e inizio febbraio (con molta variabilità). I frutti persistono sulla pianta fino a tutto maggio, a seconda del genotipo.
La disseminazione, e quindi la riproduzione dell’albero, avviene grazie alla fauna selvatica, che si nutre delle drupe e le disperde nell’ambiente.
Olio di olivastro
Gli antichi popoli Greci e Romani utilizzavano le olivastre per produrre olio, ma visto che le rese erano molto basse, questo veniva spesso impiegato a scopi medicinali o religiosi. Basti pensare che, mediamente, per produrre un litro d’olio con olivastre servono 20 kg di drupe, mentre con le varietà moderne di olive coltivate ne bastano anche 5 o 6.
In Sardegna, dove l’albero è ancora molto diffuso, vengono prodotti degli eccellenti oli di olivastro, dalle proprietà organolettiche uniche, un tesoro dimenticato, ma sicuramente da valorizzare.
Dove cresce l’olivastro?
L’olivastro è una specie tipica delle boscaglie costiere della macchia mediterranea, forma boschi puri solo per intervento antropico. In Italia è presente allo stato spontaneo lungo tutta la fascia costiera della penisola e delle isole, ad un altitudine compresa tra gli 0 e gli 800 mslm. La sua diffusione è tuttavia in regressione, soprattutto nelle aree fortemente antropizzate, dedicate al turismo o all’agricoltura intensiva.
Importanza ambientale dell’olivastro
L’olivastro svolge un ruolo fondamentale come specie colonizzatrice nelle formazioni forestali della macchia mediterranea. Nelle fasi iniziali di nascita della macchia, ad esempio in aree colpite dagli incendi, l’olivastro ha portamento cespuglioso, che si trasforma in arbustivo con l’evoluzione della vegetazione circostante.
Quando nella macchia nascono le specie arboree dominanti, come può essere il leccio, l’olivastro (specie eliofila) regredisce, lasciando spazio ad alberi più grandi.
In pratica, l’olivastro, sopravvivendo al passaggio del fuoco attraverso il ricaccio di nuovi germogli, contribuisce a ricostruire rapidamente la copertura vegetale originaria. Per questo, a fini forestali, è utilizzato nelle opere di rimboschimento.
Usi in falegnameria
Così come l’olio, anche il legno di olivastro è molto ricercato. Quest’albero ha, infatti, un legno compatto e duro, ideale per lavori pregevoli di ebanisteria o segati di pregio come le liste da pavimento. È inoltre molto apprezzato per la realizzazione di sculture.
La coltivazione dell’olivastro
L’olivastro può essere coltivato in ambito domestico. Si possono piantare uno o più alberi isolati nei tipici giardini mediterranei, ovviamente a scopo ornamentale. Piantato fitto e non sottoposto a potature basali, forma delle ottime siepi divisorie. Non dimentichiamo che con il suo apparato radicale questa pianta è in grado di consolidare i terreni franosi e declivi, quindi una buona idea è di introdurlo in luoghi impervi, come le scarpate.
Esigenze pedoclimatiche
Essendo un albero mediterraneo, l’olivastro è molto tollerante al vento, anche salmastro. Purtroppo, però, lo è meno al freddo. Non tollera, infatti, le temperature sotto lo zero per lunghi periodi. Il clima ottimale di crescita è tra i 22 e i 28 °C, ossia quello tipico delle colline assolate del Centro e del Sud Italia.
Per quanto riguarda il tipo di terreno ideale, l’albero si adatta facilmente. Rifugge solo i suoli asfittici, che non consentono lo sviluppo in ampiezza e profondità dell’apparato radicale.
Riproduzione
In selvicoltura, l’olivastro si riproduce da seme, ma le tecniche germinative sono complesse, per cui, per la riproduzione di poche piante, la tecnica che consigliamo è quella della talea, quindi per via vegetativa.
Talea
La talea di olivastro si può fare in due distinti periodi, in giugno-agosto o in novembre-dicembre. Per realizzarla, vanno prelevate talee di rami apicali ricoperti di foglie e semilegnosi. Per aumentare le probabilità di attecchimento, si può usare dell’ormone radicante per talee, disponibile nei negozi di giardinaggio. Il substrato ideale è un mix di perlite (la trovate qui) e terriccio di buona qualità. La temperatura a cui dovrebbe essere mantenuta la talea è intorno ai 20-25 °C, per cui in estate bisogna usare dei teli ombreggiamenti o comunque scegliere posizioni riparate. In inverno, invece, è sufficiente trasferire le talee di olivastro in coltura protetta (ad esempio in una piccola serra).
Periodiche nebulizzazioni d’acqua aiutano la ripresa vegetativa, in generale il substrato deve essere sempre ben umido.
Con questi accorgimenti dovremmo ottenere una percentuale di attecchimento intorno al 50%.
Bonsai di olivastro
L’olivastro è una pianta perfetta per creare bonsai, essendo una pianta molto resistente e plastica. Quindi in primavera, quando le talee saranno attecchite potremo trasferirle in un vaso per bonsai con l’apposito terriccio. Durante il primo anno lascerete il vostro bonsai di olivastro ambientarsi e radicare bene, dall’anno successivo potrete dilettarvi nei tagli per dare al bonsai una forma particolare.
Trapianto
All’aperto è meglio trapiantare la talea nell’autunno successivo, quindi far trascorrere il primo anno in un contenitore. Il trapianto autunnale facilita l’affrancamento della giovane piantina.
Per l’impianto consigliamo di seguire le regole generali che si usano per piantare ogni albero da frutto.
Irrigazione
In natura l’olivastro resiste molto bene alla siccità, la pianta però reagisce alla mancanza di acqua andando in stasi vegetativa. Se la coltivate in giardino e potete irrigarla come gli altri alberi da frutto, sicuramente l’albero ne gioverà e crescerà più velocemente.
Potatura
La potatura dell’olivastro non è complessa come la potatura dell’ulivo. Se il fine è quello di crescere un bell’albero ornamentale, limitatevi a togliere i polloni e lasciate sviluppare la chioma in maniera espansa. Se volete invece creare delle siepi, fate infoltire la parte bassa non eseguendo tagli per i primi anni, poi potrete intervenire per riordinare gli spuntoni.
Malattie e parassiti a cui è soggetta la pianta
Per quanto riguarda la suscettibilità dell’olivastro a malattie e parassiti, possiamo riscontrare molte analogie con i problemi che si riscontrano nella coltivazione dell’olivo.
Tra le malattie le più temibili per l’olivastro abbiamo: la cercosporiosi dell’olivo (o piombatura dell’olivo), l’occhio di pavone e la lebbra delle olive.
I parassiti a cui prestare attenzione sono: la cocciniglia mezzo grano di pepe, il cotonello dell’olivo, la piralide (o margaronia) e il fleotibro (o punteruolo dell’olivo).
2 commenti
Le informazioni sono molto interessanti, Trovo invece carente per quanto riguarda la potatura.
Se l’albero è grande e folto devo arieggiare tagliando dei rami ? devo accorciare in altezza e quanto? al fine di evitare il sorgere di malattie?
Per mantenere in ordine l’olivastro basta la periodica rimozione dei polloni. Non ha bisogno di potature incisive come l’olivo, è la sua natura selvatica che difficilmente si contiene con le tradizionali potature.