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La sughera (Quercus suber) è un albero sempreverde appartenente alla famiglia botanica delle Fagaceae. È nota anche con il nome di quercia da sughero o, più semplicemente, sughero. Si tratta di un albero di origine mediterranea, dove è molto diffuso allo stato spontaneo. In questa zona costituisce una delle formazioni boschive più importanti dal punto di vista ecologico, paesaggistico ed economico.
Le sugherete, infatti, non vengono usate per il taglio degli alberi, ma per l’estrazione del legno della corteccia, ovvero il famoso sughero impiegato non solo nella produzione dei tappi per il vino, ma anche in edilizia ecologica.
In quest’articolo, conosciamo le caratteristiche botaniche uniche della quercia da sughero, le tecniche di coltivazione e gli usi del suo prezioso legno.
Quercus suber, caratteristiche botaniche
La sughera è un albero di medie dimensioni che raggiunge in media 15-20 m di altezza, con un tronco, al massimo, di 1,5 di diametro.
Quando le piante non vengono sfruttate per la produzione del sughero, l’albero ha una buona longevità e riesce a vivere fino a 300 anni.
Il portamento è eretto, ma il tronco principale difficilmente è perfettamente dritto. Le ramificazioni sono irregolari e danno vita a una chioma ampia e asimmetrica.
L’apparato radicale presenta una possente radice fittonante centrale attorniata da numerose e forti radici laterali.
Corteccia della sughera
La corteccia della quercia da sughero è il tratto distintivo della specie. Da giovane si presenta liscia e grigia, ma con il tempo si ispessisce, formando un ritidoma rugoso e solcato da profonde scanalature. All’esterno il colore è chiaro, mentre nella parte interna è rosato, con la tipica consistenza spugnosa. In pochi anni questo strato di corteccia raggiunge i 6-7 cm di spessore e, se non viene asportato, persiste per tutta la vita dell’albero.
Questo primo strato di corteccia è chiamato sughero maschio o sugherone. In natura, la corteccia del sughero ha funzione protettiva, ad esempio preserva l’albero dal passaggio del fuoco e gli consente di sopravvivere in ambienti molto aridi.
Formazione ed estrazione del sughero
Questo primo strato di sughero può essere decorticato (demaschiato) quando la pianta ha raggiunto una certa maturità, dopo circa 15-20 anni di età, con un tronco di diametro intorno ai 20 cm. Il primo sughero è di scarsa qualità, in quanto troppo poroso e asimmetrico. In seguito alla decorticazione, il fellogeno (meristema secondario detto cambio del sughero) inizia a produrre nuovi strati di tessuto suberoso, i quali formano uno strato più compatto e regolare, ossia il sughero femmina o gentile. Questo strato si ottiene 8-10 anni dopo la prima decorticazione ed è quello che viene estratto e usato a fini industriali.
Nell’anno in cui si toglie il sugherone, il fusto spoglio dell’albero si presenta di un marcato colore rosso-mattone,. Questo, col tempo, vira al rosso-bruno, fino ad arrivare al bruno-scuro quando il “gentile” ha raggiunto uno spessore significativo.
Foglie della sughera
Nella sughera le foglie non cadono durante in inverno e sono molto persistenti. Il ricambio naturale avviene di norma dopo 2-3 anni. La consistenza è coriacea, con forma ovale-lanceolata, margine intero, 3-7 cm di lunghezza e 1,5-3 di larghezza.
Nella quercia da sughero adulta le foglie sono di colore verde scuro nella pagina superiore, bianco-grigiastre in quella inferiore.
Fiori della sughera
La sughera è una specie monoica-diclina, con fiori unisessuali presenti separatamente sulla pianta.
I fiori maschili si trovano riuniti in infiorescenza ad amenti peduncolati. Sono di colore giallo-verdastro e compaiono all’apice dei rami di 1 anno.
I fiori femminili sono verdastri, riuniti in gruppetti di 2-5 in infiorescenza a spiga sui rami dell’anno.
La fioritura, di norma, avviene in primavera inoltrata (maggio o giugno), ma in annate molto secche l’albero può fiorire a settembre.
Frutti della sughera
I frutti della sughera sono delle ghiande, ovvero acheni di forma subsferica e dimensione variabile. Sono protetti da una cupola che ricopre circa metà della ghianda stessa. Il colore è verdastro a ghianda immatura, bruno a piena maturità.
La ghianda raggiunge i 3 cm di lunghezza ed è portata da un peduncolo brevissimo.
L’albero inizia a produrre dopo circa 15 anni di età.
La coltivazione del sughero
In Europa la coltivazione della quercia da sughero a fini industriali è praticata soprattutto nella penisola iberica (Spagna e Portogallo), dove si produce oltre il 75% del sughero a livello mondiale.
In Italia le sugherete da reddito si trovano soprattutto in Sardegna, Toscana, Sicilia e Puglia, anche se le estensioni sono limitate. Ma quest’albero può essere coltivato anche per fini ornamentali, essendo di indubbio pregio, dimensioni tutto sommato limitate e capace di adattarsi ai terreni più difficili.
Terreno ed esposizione
La sughera predilige esposizioni soleggiate, al limite in mezz’ombra. Resiste in maniera ottimale ai venti. Il terreno ideale è quello con una tessitura franco-sabbiosa, con un pH tendente al subacido o al limite basico. La pianta rifugge i terreni alcalini o quelli salini.
Il suo habitat ideale è la collina, tra i 500 e 600 m. Da evitare le coltivazioni vicino alla costa, per via della presenza di eccessiva salinità, o in alta montagna, per il freddo intenso (anche se l’albero resiste bene fino a -15 °C).
Riproduzione
La quercia da sughero si riproduce con facilità partendo da seme, raccogliendo le ghiande mature cadute a terra. All’inizio, conviene allevare per qualche mese la piantina in vaso, con irrigazione moderata. La giovane pianta andrà poi messa a dimora in autunno, al limite entro la fine dell’inverno.
Per la tecnica d’impianto si possono seguire le indicazioni generali su come piantare un albero.
Distanze d’impianto
Nella creazione di una sughereta da reddito bisogna tener conto di un sesto d’impianto congruo alle dimensioni dell’albero, la cui chioma raggiunge anche gli 8 metri di diametro.
Per questo consigliamo di lasciare almeno 10 m di spazio tra una pianta e l’altra.
Irrigazione
La sughera, in generale, ha bisogno di cure minime, essendo una specie rustica e adattabile. L’irrigazione è necessaria solo il primo anno dopo l’impianto, se la stagione è poco piovosa.
Potatura
Anche gli interventi di potatura sono minimi. In generale, si limitano a tenere in ordine la chioma e a rimuovere rami secchi o danneggiati. Per il resto, le ramificazioni devono avere la possibilità di crescere libere. Il sughero non sopporta i tagli drastici e continui, quindi non è un albero adatto alla formazione di siepi.
L’estrazione del sughero
Ancora oggi la decorticazione del sughero avviene a mano e con metodi classici, adoperando delle speciali accette. Gli operatori devono possedere una particolare maestria, in quanto nella decorticazione non si devono toccare e rovinare gli strati più interni. Il periodo dell’anno migliore per l’estrazione è da maggio a giugno.
Usi della sughera
Come accennato, l’estrazione della corteccia di sughero è un’operazione che si esegue in maniera periodica, con cicli decennali e su piante di almeno 15-20 anni. Il sugherone maschio, ovvero il risultato della prima decorticazione, ha scarso valore commerciale e viene impiegato soprattutto come macinato per la produzione di materiale isolante in edilizia.
Il sughero femmina gentile ha invece elevato pregio, anche se è di fondamentale importanza rispettare il ciclo decennale di estrazione. Abbreviare questo tempo per avere maggiori produzioni, oltre a produrre sughero di bassa qualità accorcia la vita utile dell’albero.
Il sughero di primissima qualità viene usato nelle aziende vinicole per l’imbottigliamento del vino. In pratica, è l’elemento fondamentale che consente un buon invecchiamento e una ideale conservazione del vino in bottiglia.
La seconda scelta della sughera trova impiego nell’industria della tappezzeria o nei calzaturifici per la produzione di suole e sandali.