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La cercosporiosi dell’olivo (o piombatura dell’olivo) è una grave malattia fungina che colpisce gli uliveti. Si tratta di una patologia conosciuta già dal finire dell’ottocento e che ha sempre interessato a macchia di leopardo le diverse aree dove sono presenti questi alberi. In questi ultimi anni si assiste a una maggiore presenza della cercosporiosi, con nuove zone interessate dalla malattia e un preoccupante aumento dei danni.
In quest’articolo capiamo la biologia del fungo, i danni che provoca e come effettuare la difesa biologica.
I danni che provoca la cercosporiosi
La cercosporiosi dell’olivo è provocata dal fungo Pseudocercospora cladosporioides.
È una malattia che colpisce soprattutto le foglie dell’olivo, anche se con l’aumentare della pressione del patogeno si registrano sempre di più danni a carico delle drupe.
Sull’apparato fogliare abbiamo diversi sintomi, differenti tra la pagina inferiore e quella superiore.
- Sulla pagina inferiore si vedono macchie irregolari, da dove esce un sottile strato di conidiofori causati dal patogeno. La colorazione diventa grigia, da qui il nome volgare di piombatura dell’olivo.
- Nella pagina superiore, in corrispondenza delle macchie sottostanti, si vedranno macchie dapprima gialle (clorosi) e poi necrotiche. Con il progredire della malattia, nel periodo primaverile, le foglie cadono del tutto.
- Sui rametti giovani ci può essere la presenza di macchie con forma irregolare, di colore grigiastro.
- Sui frutti colpiti da cercosporiosi dell’olivo si evidenziano piccole lesioni, di diametro fino a 1 cm. Queste lesioni appaiono come delle aree depresse o infossate, di colore bruno, con un alone giallastro. A seconda della cultivar, le lesioni sui frutti hanno un’intensità variabile.
I danni sulla produzione delle olive
Se il grado d’infestazione della piombatura dell’olivo è elevato, la chioma degli alberi può andare incontro a forti defogliazioni. La perdita delle foglie compromette inevitabilmente la produzione, causando gravi perdite all’olivicoltore.
Quando l’attacco del patogeno è sui frutti, si assiste ad una cascola precoce, che avviene generalmente prima della raccolta delle olive. Queste, dunque, cadono senza dare la possibilità all’olivocoltore d’intervenire.
Nelle olive da mensa il danno è grave poiché, anche se non cadono, non sono più apprezzabili a livello commerciale.
Nelle olive da olio che si riescono a raccogliere, invece, la cercosporiosi determina un maggiore livello di ossidazione dell’olio, senza tuttavia influire sul grado di acidità totale.
Come agisce l’agente patogeno della piombatura dell’olivo
L’agente patogeno della cercosporiosi, P. cladosporioides, si sviluppa sulle foglie. Una volta sviluppatosi, riesce a penetrare la cuticola attraverso piccole lesioni o tramite le aperture naturali (stomi).
In seguito alla penetrazione, si verificano i sintomi che abbiamo descritto sopra.
Il fungo produce dei conidi che gli permettono di diffondersi. Inoltre produce degli sclerozi, ossia strutture conservative che consentono al patogeno di sopravvivere in condizioni ad esso sfavorevoli.
Condizioni climatiche favorevoli alla diffusione della Cercosporiosi dell’olivo
Le situazioni climatiche migliori per la formazione e diffusione dei conidi, sono quelle con temperature comprese tra i 12 e i 28 C° ed elevata umidità dell’aria. Quindi, tipicamente, in primavera e autunno.
Inverni rigidi ed estati calde e siccitose, limitano naturalmente la diffusione della cercosporiosi.
La diffusione in primavera e autunno è veicolata dal vento e dalla precipitazioni, che trasportano gli organi riproduttivi del fungo da una pianta all’altra.
Man mano che l’infestazione avanza sulla chioma dell’albero si determina una perdita di prezioso materiale cellulare dal tessuto fogliare, da qui la comparsa delle macchie nella pagina inferiore e della clorosi in quella superiore.
Come prevenire la cercosporiosi dell’olivo
Una corretta coltivazione dell’olivo è alla base della prevenzione agronomica dalla cercosporiosi. La piombatura dell’olivo, infatti, può essere limitata usando le seguenti tecniche:
- potature dell’olivo equilibrate
- pulizia del campo dagli scarti di potatura e dalle cascole naturali di foglie e frutti
- concimazioni azotate leggere
- corrette lavorazioni del suolo e/o gestione dell’inerbimento.
Quali varietà di ulivo resistono alla Cercosporiosi dell’olivo?
Esistono varietà di olivo che si sono dimostrate più resistenti alla cercosporiosi, altre invece che risultano più suscettibili.
Questa informazione è importante, specie quando impiantiamo un nuovo uliveto nelle aree in cui è conclamata le presenza della malattia.
Le varietà più resistenti sono:
- Tonda Iblea,
- Nocellara Etnea,
- Leccino (resistente anche alla xylella fastidiosa).
Quelle invece più suscettibili sono:
- Frantoio
- Moraiolo
- Nocellara pugliese
- Rosciola
- Ogliarola
- Moresca
Come difendere gli olivi dalla piombatura
La piombatura dell’olivo ha sintomatologie e analogie temporali con un’altra e più nota malattia degli uliveti, ossia l’occhio di pavone (o cicloconio).
Per questo motivo si è sempre ritenuto che i trattamenti di quest’ultima malattia siano sufficienti anche per la cercosporiosi.
I sali di rame
In regime biologico, la prevenzione della cercosporiosi dell’olivo si effettua essenzialmente con i sali di rame, ossicloruri in particolare. Si tratta di prodotti consentiti in agricoltura biologica, entro certi limiti di uso.
Nello specifico i trattamenti con il rame si effettuano nel periodo autunnale, immediatamente dopo la raccolta; o ad inizio primavera, subito dopo le operazioni di potatura.
Questi due trattamenti possono arrivare a quattro in caso di gravi infestazioni.
In estate è sconsigliabile effettuare trattamenti, poiché c’è il rischio che provochino bruciature e diano luogo a fenomeni di fitotossicità.
Il caolino
Una certa efficacia contro la piombatura dell’olivo si ha effettuando il trattamento estivo con il caolino. Questo è usato soprattutto nella lotta alla mosca olearia, ma la sua azione è utile anche contro le malattie fungine.
Per l’applicazione del caolino vale l’esatto contrario dei sali di rame, poiché protegge dalle insolazioni; non è tossico e si lava facilmente.
Come abbiamo visto, in pre-raccolta il pericolo di cercosporiosi dell’olivo è elevato. L’uso del caolino arriva quindi proprio in uno dei momenti di maggiore rischio d’infezione.
Qui trovate confezioni di caolino specifiche per l’agricoltura biologica.