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Conoscere le malattie del pesco e saperle prevenire è di fondamentale importanza per coltivare gli alberi di pesco in maniera biologica. Le malattie che colpiscono un pescheto possono essere di diversa natura, le più diffuse sono causate da agenti patogeni fungini, ma ce ne sono altre, causate da batteri e virus. Da questa nostra trattazione resteranno esclusi i parassiti del pesco, a cui abbiamo già dedicato un approfondimento.
In quest’articolo, quindi, vediamo quali sono i danni delle principali malattie dell’albero di pesche. E per ognuna di esse, andremo inoltre ad analizzare le strategie di prevenzione agronomica e i trattamenti con prodotti consentiti in agricoltura biologica.
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Malattie del pesco di origine fungina
Bolla del pesco
La Taphrina deformans è il patogeno fungino responsabile della bolla del pesco, la più diffusa malattia di questa coltura. Il fungo si conserva in inverno sulla superficie della pianta, e alla ripresa vegetativa primaverile iniziano le infezioni.
La malattia trova le sue condizioni favorevoli in seguito a lunghi periodi piovosi, associati alle tipiche temperature miti primaverili, intorno ai 15 °C. Le parti più colpite dalla bolla sono i giovani germogli, le foglie, i fiori appena aperti e i giovani frutticini in fase di allegagione.
Il danno è evidente sugli organi verdi (germogli e foglie) dove si evidenziano bollosità, accartocciamenti, alterazioni cromatiche e arresto della crescita.
Su fiori e frutticini la conseguenza di un attacco è la cascola precoce.
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Prevenzione e difesa
La prevenzione contro la bolla del pesco va effettuata con largo anticipo. I prodotti bio consentiti sono principalmente i sali di rame, ai quali si possono affiancare e alternare il polisolfuro di calcio. Il primo trattamento con il rame si fa dopo la caduta delle foglie, quindi in tardo autunno, tra novembre e dicembre. Poi si aspetta la fine dell’inverno e si interviene prima che le gemme si aprano, usando il rame o il polisolfuro di calcio. Nel periodo postfioritura, dunque in marzo e aprile, se si prevedono lunghi periodi piovosi che favoriscono la bolla, si può effettuare un terzo trattamento con il polisolfuro di calcio a basse concentrazioni. In alternativa, possono essere impiegate la propoli o il macerato di equiseto.
Corineo delle drupacee
Il corineo (Stigmina carpophila) è una malattia che, oltre al pesco, colpisce anche le altre Drupacee (ad esempio albicocco, mandorlo, susino ecc).
Anche questa malattia si sviluppa nei mesi invernali, ad opera di un patogeno fungino. Le infezioni interessano gli organi vegetativi (foglie e rami) e i frutti. Le condizioni ambientali predisponenti lo sviluppo della malattia sono i periodi con elevata umidità dovuta alle piogge battenti, con temperature tra i 5 e i 26 °C.
Le piante più suscettibili sono quelle già debilitate. Il danno più grave si ha sui rami con la tipica fuoriuscita di sostanza gommosa (per questo motivo il corineo viene volgarmente chiamato gommosi).
Il suo attacco provoca il disseccamento dei rametti e un deperimento diffuso dell’albero, con cancri sempre più estesi. Sui frutti in maturazione colpiti si può avere emissione di essudato gommoso.
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Prevenzione e difesa
La prevenzione agronomica dal corineo, sul pesco, si effettua in fase di potatura secca invernale, tramite l’asportazione e la successiva bruciatura delle parti colpite.
I trattamenti che si effettuano per prevenire la bolla sono sufficienti anche per controllare questa malattia.
Oidio del pesco
L’oidio del pesco (Sphaerotheca pannosa od Oidium leucoconium) è una malattia che interessa soprattutto i pescheti in collina o dell’Italia centromeridionale. I primi attacchi della malattia si verificano in primavera, inizialmente sui frutticini, dopo la scamiciatura. Dopo una fase di stasi nei mesi più caldi e asciutti, la malattia riprende virulenza verso fine estate.
Sulle foglie, l’oidio del pesco si evidenzia dapprima con aree decolorate di forma irregolare, in seguito si ha la comparsa della tipica muffa bianca.
I frutti colpiti precocemente vanno incontro a cascola e a deformazioni, con conseguente forte scadimento qualitativo.
Prevenzione e difesa
La prevenzione dell’oidio del pesco si effettua con prodotti a base di zolfo, in particolare polveri bagnabili (come queste). Si interviene nel periodo che va dalla fase fenologica di fine fioritura, durante la scamiciatura e fino all’ingrossamento dei frutticini.
Monilia delle drupacee
La monilia (Monilinia laxa o Monilia fructigena) è una malattia del pesco causata da agenti patogeni fungini. La conservazione del patogeno nei mesi invernali avviene sui frutti colpiti e caduti a terra, sui frutti dall’aspetto mummificato ancora presenti sulla pianta e sui cancri rameali che la monilia provoca. Gli attacchi più gravi della malattia sono a carico dei fiori e soprattutto dei frutti. I fiori colpiti avvizziscono e imbruniscono rapidamente. I frutti, invece, mostrano maculature gialle e muffa che si può estendere anche nella polpa.
I rischi maggiori per l’inoculo del patogeno che provoca questa malattia sul pesco si hanno in primavera e in estate, con condizioni climatiche caratterizzate da elevata umidità, nebbia e pioggia.
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Prevenzione e difesa
Per prevenire la comparsa della monilia sul pesco, sono molto importanti le corrette pratiche agronomiche. In particolare, parliamo dell’asportazione e distruzione delle parti colpite, di un’equilibrata nutrizione dell’albero, delle potature verdi atte a migliorare l’arieggiamento della chioma, dei sesti d’impianto ampi, e della riduzione dello stress idrico.
Come trattamento biologico, se vi sono le condizioni ambientali predisponenti, possiamo intervenire a 8-10 giorni dalla raccolta dei frutti con lo zolfo bagnabile.
Nerume delle drupacee
Il nerume (Cladosporium carpophilum) è una malattia del pesco e delle altre drupacee nota anche come ticchiolatura. Anche in questo caso, responsabile della malattia è un patogeno fungino che sverna tra le gemme o nella corteccia. Il nerume colpisce foglie, rami e soprattutto i frutticini in accrescimento.
Su quest’ultimi, si evidenziano delle macchie scure superficiali, che poi si uniscono compromettendo la corretta maturazione. Le stagioni più favorevoli alla malattia sono le primavere umide e piovose.
Prevenzione e difesa
Per prevenire la malattia, occorre effettuare delle regolari potature verdi per arieggiare la chioma. Inoltre, è fondamentale rimuovere i frutti e altre parti della pianta colpite.
Anche per il nerume è consigliato un trattamento con lo zolfo bagnabile, da effettuarsi nel momento della scamiciatura dei frutticini.
Armillaria mellea
La Armillaria mellea è un fungo che colpisce il pesco e moltissime altre specie vegetali, e provoca una malattia chiamata marciume radicale fibroso.
Colpisce soprattutto gli alberi vecchi e deperiti, penetrando nelle ferite, e provoca la morte della pianta in tempi variabili in base allo stato vegetativo. Il rischio di diffusione è più alto in terreni stanchi e molto sfruttati, ad esempio in un pescheto dove è stato effettuato un reimpianto.
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Prevenzione e difesa
La prevenzione agronomica contro questa malattia si effettua in primo luogo controllando il campo per individuare eventuali piante colpite. Queste vanno immediatamente espiantate. Anche la gestione del suolo è importante: l’inerbimento è da preferire alle lavorazioni del terreno che, se non fatte con cura, danneggiano l’apparato radicale, e quindi consentono lo sviluppo della malattia.
Ottimi risultati si hanno in prevenzione con l’impiego delle micorrize, in particolare Trichoderma harzianum e T. viridae.
Cancri e disseccamenti rameali
I cancri e i disseccamenti rameali sul pesco sono una malattia causata dai microrganismi fungini Fusicoccum amygdali e Cytospora spp. È conosciuta volgarmente come fusicocco e colpisce soprattutto i rami di un anno con lesioni ellittiche, di colore nocciola o bruno, centrate su una gemma e localizzate di preferenza alla base dei getti. Nei casi gravi, il cancro interessa l’intera circonferenza del rametto, provocando la morte della porzione distale. Le gemme poste inferiormente, invece, riescono a vegetare normalmente. Gli attacchi sul tronco o sulle branche mostrano porzioni di corteccia necrotizzate, spesso contornate da essudati gommosi.
I peschi colpiti sono molto debilitati e, nei casi più gravi, in anni disseccano. L’infezione può interessare anche le foglie con aree necrotiche, spesso contornate da un alone giallo-rossastro.
L’insediamento del patogeno nella pianta avviene prevalentemente attraverso le lesioni che si verificano col distacco delle foglie o con i colpi di grandine.
Prevenzione e difesa
Per evitare la malattia, non bisogna mai effettuare irrigazioni sovra-chioma, occorre inoltre tagliare i rami colpiti e bruciarli. I trattamenti con prodotti rameici contro la bolla del pesco sono sufficienti a prevenire questa patologia.
Malattie del pesco di natura batterica
Batteriosi del pesco
La batteriosi del pesco (Xanthomonas campestris o Arboricola, pv. pruni) è chiamata anche maculatura batterica ed è una malattia causata da batteri. Questa patologia colpisce in modo più grave le piante di pesco con elevato vigore (causato in genere da eccessive concimazioni e grande disponibilità idrica o da innesti su portainnesti vigorosi). Colpisce giovani germogli, foglie, rami e frutti.
Sulle pesche colpite si evidenziano delle maculature brunastre di forma rotondeggiante e depresse, accompagnate a screpolature ulcerose.
Le foglie colpite cadono anticipatamente, mentre sui rami il batterio causa, in primavera inoltrata e tarda estate, disseccamenti apicali con necrosi delle gemme.
La penetrazione dei batteri nei tessuti della pianta è favorita da piogge prolungate e temperature miti e avviene attraverso stomi, lenticelle e lesioni varie.
Prevenzione e difesa
Per evitare la malattia è di vitale importanza impiantare alberi sani e certificati, acquistati presso vivai a norma. In caso di attacco, occorre tagliare e bruciare le parti infette. Da evitare le irrigazioni sulla chioma.
Sulle piante colpite si deve intervenire, inoltre, con prodotti rameici. Questo trattamento è da effettuare alla caduta delle foglie, dopo la potatura e prima della ripresa vegetativa.
In primavera-estate, per evitare di usare ripetutamente il rame si può intervenire con la propoli (link).
1 commento
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