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La bolla del pesco è la principale malattia fungina di questa cultivar fruttifera tanto amata. Vi abbiamo già parlato dei principali parassiti dell’albero di pesche, adesso è il momento di approfondire il discorso.
La bolla è una malattia che se non controllata in modo preventivo può compromettere l’intera produzione annuale dei nostri alberi.
La bolla del pesco è una malattia subdola, quando compare, in primavera, è infatti quasi sempre troppo tardi per intervenire. I trattamenti biologici del pesco devono essere eseguiti nel periodo autunno-invernale. Solo agendo in modo preventivo possiamo evitare il sorgere dell’infestazione.
Detto questo, conosciamo meglio questa malattia del pesco e vediamo come e quando intervenire per prevenire i danni.
Cos’è la bolla del pesco?

Bolla del pesco (Taphrina deformans)
La bolla del pesco (Taphrina deformans) è un fungo della classe degli Ascomiceti. Il suo nome volgare si riferisce al fatto che colpisce per lo più l’albero di pesco. In inglese si chiama peach leaf curl.
Questo fungo è presente in tutte le regioni italiane ma è al Nord che produce i maggiori danni. In queste zone, infatti, trova le condizioni climatiche ideali per proliferare.
In inverno il fungo è presente sulla superficie della pianta, sulla corteccia e fra le perule delle gemme, sotto forma di blastospore, ossia spore agamiche.
Le sue spore si moltiplicano per gemmazione anche se le temperature sono molto basse. Sono in grado di ridistribuirsi tramite le piogge battenti, che le fanno schizzare da una parte all’altra della pianta. Questa fase di proliferazione è detta fase saprofitaria.
Un inverno mite, umido e piovoso, è la condizione ideale per il moltiplicarsi delle spore presenti sulla pianta.
Tuttavia, non è nel periodo invernale che la bolla del pesco produce i suoi danni. Gli attacchi sui diversi organi dell’albero si manifestano a partire dalla fine dell’inverno, ma soprattutto all’inizio della primavera. E’ infatti con la rottura delle gemme, quindi con i primi germogli, che ha inizio la fase parassitaria del fungo.
La bolla è la malattia più grave e problematica del pesco. Questo perché colpisce gli organi verdi della pianta, come germogli e foglie. Inoltre, se l’attacco è molto virulento e colpisce varietà sensibili, può provocare danni anche su fiori e frutti.
I danni provocati sono irreversibili, ad esempio le foglie, dopo l’attacco del fungo, seccano e cadono. Questo compromette in maniera sensibile la produzione dell’anno e quella degli anni successivi, se non si interviene in maniera adeguata.
Ma vediamo più nel dettaglio quali sono i diversi sintomi della malattia provocata da questo fungo.
Sintomi della bolla del pesco
Sui germogli
La bolla del pesco è sui giovani germogli che fa la sua comparsa tra fine inverno e inizio della primavera. Questi, come detto, vengono attaccati dal fungo nel momento dell’apertura delle gemme. Quando la gemma si apre e i germogli fuoriescono, essi risultano già deformati. Le piccole foglioline si presentano come ammassi accartocciati, con il tipico aspetto carnoso. Hanno inoltre evidenti alterazioni cromatiche, variabili dal giallo-arancio al rosso intenso. Le giovani foglioline sono bollose e di consistenza vitrea.
I germogli colpiti dalla bolla del pesco, arrestano il loro sviluppo e, a poco a poco, disseccano nei mesi successivi.
Se il fungo è presente sulla pianta, il clima ideale per l’inizio dell’infezione si ha quando si verificano bagnatura continua di almeno 24 ore. Attenzione, quando parliamo di bagnatura ci riferiamo non solo alla pioggia, ma anche ad altri fenomeni come la nebbia. Inoltre, bisogna tener presente che i periodi asciutti inferiori alle 4 ore non si possono considerare come un’interruzione della bagnatura. Altro fattore climatico è che durante la bagnatura la temperatura media deve essere inferiore ai 15 °C e, terminata la bagnatura, inferiore ai 18 °C. Questo fattore, infatti, favorisce l’incubazione della malattia. Il periodo d’incubazione varia da tre settimane a 10 giorni.
La sola bagnatura è sufficiente a garantire l’infezione solo nelle prime fasi della crescita del germoglio. Nelle fasi successive, con l’allontanamento dell’apice del germoglio dalle perule della gemma, si rende indispensabile la presenza della pioggia come veicolo d’inoculo.
Se l’attacco avviene in questa fase, se non si ripete nei mesi successivi e se le piante hanno una buona condizione generale, è possibile che l’albero reagisca emettendo nuovi germogli nel periodo estivo. Tuttavia, lo stress dovuto all’attacco compromette comunque la produzione.
Sugli altri organi verdi dell’albero

Frutto colpito da bolla del pesco
La sintomatologia a carico delle foglie già sviluppate è molto simile a quella appena vista per i germogli. Bollosità, colorazione sul rosso e consistenza vitrea, possono apparire sulle foglie già formate, in piena primavera e oltre. Se la stagione primaverile è calda e secca, le foglie del pesco sono al riparo dal rischio d’infezione. Non devono verificarsi piogge prolungate e consistenti, cosa che però in primavera è invece bene augurarsi, per dare alle nostre piante una sufficiente riserva idrica in vista dell’estate.
Le foglie vengono colpite in parte dal fungo, il quale non ne compromette in modo decisivo allungamento e sviluppo. Tuttavia i danni restano gravi, le foglie colpite risultano stressate, hanno minore energia e alla fine seccano o marciscono.
La bolla del pesco può attaccare anche i fiori, quando questi sono aperti per intero. Il fiore colpito si trasforma in un ammasso carnoso e deformato e va incontro alla caduta.
Infine, l’attacco può avvenire sui frutti, specie nella fase di accrescimento.
Quelli colpiti mostrano evidenti segni, con zone a superficie corrugata, bollosa e colorazioni anomale arancio-rosso. Le superfici toccate dalla malattia sono in rilievo rispetto alla normale consistenza del frutto. In queste zone, inoltre, è molto facile che si verifichino marciumi e lesioni causati da altri agenti fungini a cui il frutto è più suscettibile. Com’è ovvio, i frutti attaccati dalla bolla non arrivano a giusta maturazione e non sono commestibili.
Se il frutto viene colpito in maniera precoce, ossia nella fase di post-allegagione, va incontro a immediata cascola.
La prevenzione dalla bolla del pesco. Ecco come e quando intervenire
La bolla del pesco è una malattia che si previene nel periodo autunno-invernale, nella fase saprofitaria del fungo. Dunque, in primavera, all’apertura delle gemme, può essere ormai troppo tardi per intervenire.
Le strategie di difesa fatte dopo la penetrazione del fungo nel germoglio non consentono di contenere lo sviluppo della malattia. Vediamo dunque come agire con dei trattamenti assolutamente biologici.
In agricoltura biologica si interviene usando due classici fungicidi, ossia il rame e il polisolfuro di calcio.
Vi abbiamo giù illustrato gli usi del rame in agricoltura biologica parlando della peronospora del pomodoro. E vi abbiamo mostrato, inoltre, in che modo preparare in casa la poltiglia bordolese. Vi consigliamo quindi di leggere gli articoli per approfondire l’argomento.
I trattamenti biologici a base di rame si effettuano in momenti diversi, capiamo quali sono.
Primo trattamento bio a base di rame
Il primo intervento contro la bolla del pesco è necessario farlo a novembre, al più ai primi di dicembre, quando gli alberi hanno perso tutte le foglie.
Di solito si interviene con l’ossicloruro di rame (prodotto disponibile qui) o la poltiglia bordolese (che invece trovate qui).
Questo primo trattamento biologico è molto importante e può essere effettuato in un’unica soluzione o in due interventi. Diminuendo il dosaggio indicato nella confezione, si possono effettuare due trattamenti a distanza di 20 giorni l’uno dall’altro.
Secondo trattamento bio a base di rame
Il secondo trattamento biologico si effettua invece alla fine del periodo invernale. Grosso modo, diciamo tra la fine di gennaio e la metà di febbraio, prima che avvenga l’apertura delle gemme.
In questo caso al rame, per migliorarne efficacia e potenziare le naturali difese della pianta, si aggiunge la propoli. Quest’ultimo è un prodotto naturale, derivante dall’attività di apicoltura (una formulazione specifica per l’agricoltura la trovate qui).
I trattamenti bio segnalati vanno effettuati in giornate asciutte e non troppo fredde. La pianta va bagnata in maniera uniforme, per farlo potete usare una classica pompa a spalla, come questa.
In alternativa al trattamento bio con rame e propoli, si può usare il polisolfuro di calcio, prodotto consentito in agricoltura biologica. Quest’ultimo è anche efficace come insetticida, in particolare contro la cocciniglia.
Terzo (eventuale) trattamento bio
Nel periodo post-fioritura, se si prevedono condizioni climatiche che favoriscono l’infezione, possiamo intervenire con basse dosi di polisolfuro di calcio (2%), fino a fine aprile.
La prevenzione agronomica dalla bolla del pesco
La bolla del pesco è una malattia che si può prevenire anche attuando adeguate pratiche agronomiche.
Innanzitutto, se in una stagione i nostri alberi sono stati attaccati dalla bolla, bisogna effettuare un’adeguata potatura. I residui colturali infetti devono essere allontanati dal frutteto e in seguito bruciati.
Ogni anno le potature devono essere equilibrate. Così facendo si evita lo sviluppo eccessivo dei germogli, ossia la parte più sensibile agli attacchi di bolla del pesco.
Infine consigliamo di prevenire la presenza di ristagni idrici. Questi, infatti, favoriscono ancor di più la presenza del fungo e quindi la propagazione della malattia.
18 commenti
Articolo molto interessante ed esaustivo, grazie. Vorrei aggiungere che, personalmente, dopo anni di inutili battaglie contro la bolla che ogni primavera colpiva le foglie del mio pesco (e io abito proprio al Nord), ho trovato quasi per caso un rimedio incredibile, che funziona anche quando la malattia è già insorta: acqua e aceto.
La mia pianta è piccola, ma si può fare anche con piante più grosse. Ho tagliato via le foglie infestate e ho spruzzato, una volta a settimana, una soluzione metà acqua e metà aceto di vino. Alla terza erogazione la pianta è guarita completamente; foglie vigorose e frutti che finalmente vedo maturare e non più avvizzire e cadere! In più è un metodo naturale al 100%!
Ciao Gigliola, ho b trovato il tuo commento molto interessante.
Ho ereditato un frutteto , che purtroppo non se la passa bene. Non ho potuto eseguire ne potatura e nemmeno trattamenti preventivi durante il periodo invernale. Secondo te questa base di aceto di vino e acqua potrebbe essere ancora utile utilizzarlo in questo periodo? Inoltre non hai utilizzato nessun solfato di rame? Buona giornata Manuela
io ho risolto il problema con acqua tabacco e alcool. purtroppo ho agito quando era tardi per salvare i frutti ma la pianta dopo alcuni trattamenti e rinvigorita riproducendo foglie mai viste.
proverò ad applicare questo rimedio a partire da dicembre in poi ogni due settimane circa fin o allo sboccio delle gemme, cioe in primavera, e se necessario anche oltre.
una bottiglia di due litri un sigaro o due sbriciolati e un bicchiere colmo di alcool 48-72 ore di macerazione muovendo e mischiando l’intruglio poi filtrarlo con un cencio di stoffa e spruzzarlo su tutta la pianta. a me ha dato buoni risultati.. ciao
Buongiorno qual è la percentuale di acqua e aceto da usare?
E’ un ottimo articolo ma non dice le dosi di poltiglia boldolese da utilizzare
Grazie Alfredo. Trovi risposta al tuo dubbio nell’approfondimento dedicato alla poltiglia bordolese. https://www.coltivazionebiologica.it/la-poltiglia-bordolese/
Alcool di che tipo?
Scusate, a suo tempo aggiungevo anche lo zolfo ai trattamenti….in questo caso usando la poltiglia bordolese può essere aggiunto comunque?grazie
In generale è preferibile non miscelare, a prescindere dal fatto che si tratti di un prodotto rameico generico o di poltiglia bordolese.
ho letto con interesse il trattato contro la bolla del pesco, io vorrei un consiglio, per un alberello acquistato due mesi fa, l’ho trattato prima con poltiglia bordolese, appena spuntate le prime gemme, poi con olio bianco, ma anche stavolta senza risultato ed infine con una saponata di sapone di marsiglia, il risultato è che l’albero ha perso tutte le foglie, ma mantiene ancora i frutti che stanno crescendo, cosa posso fare altro per non perdere l’albero?, poi mi sapreste dire, per favore quanto cresce in altezza un susino’ grazie in anticipo. Lo
Bastava solo il trattamento con la poltiglia bordolese. Gli altri due, quello con olio bianco e quello col sapone non dovevi farli. Soprattutto quello con l’olio bianco, che ti ha provocato la caduta anomala delle foglie. Poi, in realtà, anche il trattamento con la poltiglia poteva essere evitato. Una pianta nuova, sicuramente è stata già trattata in vivaio. Il consiglio che ti diamo per salvare l’albero è di non fare nulla e sperare che superi l’anno, ma se è appena stata piantato è difficile che sopravviva.
Per quanto riguarda l’ultima parte della tua richiesta, qui trovi le caratteristiche del susino.
Purtroppo con acqua e aceto si sono bruciate le foglie…..mi sa che è meglio agire in prevenzione..ma se non provavo non potevo saperlo…
Molto interessante xchè io ho 5 piante di pesco e tutti gli anni si ammalano
Farò uso dei vostri consigli per le piante del mia giardino. Grazie
Come non essere a favore della coltivazione biologica visti i danni da fitofarmaci !
Ma si può intervenire come leggero trattamento preventivo, nonostante si sia fatto il trattamento rameico a pianta a riposo, adesso che ha già i piccoli frutti? La lascio stare e gli do solo propoli.? Grazie mille
Excellent e Grazie mile
Grazie dei consigli. Ma cosa fare ad aprile quando qualche foglia di pesco incomincia ad arrossire o accartocciarsi in presenza di piccoli frutti .Grazie ancora.
Antonio