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La calendula officinalis è una splendida pianta da fiore, che ha una grande tradizione nella nostra cultura popolare. Nel nostro Paese è conosciuta con diversi nomi locali. Ad esempio nel Lazio si chiama Calenna, in Toscana Callandria, in Sicilia Carsennula.
Altri nomi comuni in Italia sono: Fiorrancio coltivato, Fior d’ogni mese e Calta. All’estero è invece chiamata Souci in Francia e Marigold nei paesi anglofoni.
La calendula è originaria del bacino del Mediterraneo, ma nel corso del tempo si è adattata anche ai climi più freddi. Oggi cresce spontanea anche nelle regioni con clima temperato.
La calendula officinalis è una pianta eccezionale e si presta a diversi usi. Inoltre è di facile coltivazione, partendo dal seme. Viene piantata in giardino a fini ornamentali, ma anche nell’orto, con l’importante funzione di attirare gli insetti utili. Non dimentichiamo poi che i fiori di calendula sono ricchi di proprietà benefiche. Da lungo tempo, infatti, vengono impiegati in ambito erboristico e fitoterapico.
Conosciamo dunque meglio la calendula, scopriamo come coltivarla e quali sono le sue principali proprietà e gli usi.
Identificazione botanica della calendula officinalis
La calendula, rappresenta un genere di piante erbacee che appartiene alla grande famiglia delle Asteraceae (o Compositae). All’interno di questo genere sono comprese 12 specie, la più conosciuta è la Calendula officinalis.
Il nome botanico deriva dal latino Calendae, termine con cui si indicava il primo giorno del mese. Il riferimento è al periodo di fioritura della pianta, che si protrae dalla primavera all’autunno, sviluppando fiori ogni mese. In Italia la calendula officinalis è una specie spontanea in quasi tutte le regioni, dal piano alle colline fino a 600 m s.l.m.
E’ una specie molto rustica, che, allo stato selvatico, si adatta ai campi incolti, alle bordure e alle zone ruderali.
Caratteristiche della pianta di calendula
La calendula officinalis è una pianta erbacea annuale, che di rado si comporta come biennale. Ha una lunga radice a fittone e numerose piccole radici laterali.
La pianta si sviluppa ad arbusto e ha un portamento eretto e ramificato. E’ ricoperta da una sottile e delicata peluria e ha delle ghiandole ricche di olio essenziale. Il fusto raggiunge una dimensione finale di circa 30-40 cm di altezza.
Le foglie sono alterne sul fusto, di forma lanceolata con margine dentato. Il colore delle foglie è verde-grigiastro e hanno dimensioni maggiori alla base rispetto all’apice.
Le foglie hanno una ghiandola nera posta alla punta di ogni dente.
I fiori della calendula sono costituiti da grossi capolini, grandi fino a 5 cm. Ognuno è composto da pochi fiori maschili tubulari al centro, i quali formano un disco piano. Inoltre, sono presenti anche numerosi fiori femminili ligulati alla periferia del capolino, disposti in una corona a due serie.
Il capolino è altresì circondato da brattee ricoperte di peli ricchi di ghiandole, contenenti anch’esse olio essenziale, di cui la pianta è molto ricca.
La colorazione del fiore varia su diverse tonalità, che vanno dall’arancio al giallo scuro.
La calendula officinalis è una pianta autogama, vale a dire che pratica l’autoimpollinazione.
Il frutto è un achenio di forma ricurva.
Quando la troviamo allo stato spontaneo, la pianta risulta simile alla specie Calendula arvensis, che però si contraddistingue da un’unica serie di fiori ligulati.
La coltivazione della calendula
La calendula officinalis è una pianta molto rustica, per questo è molto facile da coltivare. In giardino è l’ideale per formare bordure e aiuole ornamentali. Può avere un’ottima funzione anche nell’orto, in quanto, pur non essendo una pianta mellifera, attira gli insetti impollinatori. Il suo apparto radicale migliora il terreno ed è in grado di tenere lontano pericolosi parassiti del terreno quali i nematodi.
I fiori di calendula, oltre ad avere numerose proprietà officinali, sono commestibili e quindi utilizzabili in svariati modi.
Propagazione e periodo di semina
La facilità di coltivazione della calendula officinalis è data in primo luogo dall’ottima capacità germinativa dei semi.
La semina, infatti, si esegue subito in pieno campo e può essere fatta in due periodi diversi. O verso marzo-aprile, quando le temperature superano i 15 °C, oppure tra fine settembre e l’inizio di ottobre.
Com’è ovvio, le piante seminate in autunno fioriscono nell’anno successivo e, se le condizioni meteo sono favorevoli, anche in febbraio.
La semina può avvenire anche in inverno, in questo caso però bisogna usare un semenzaio riscaldato. Le giovani piantine andranno trasferite in campo a primavera. Questa operazione, però, non sempre conviene, meglio aspettare il bel tempo e seminare senza il semenzaio.
La semina avviene a spaglio, ricoprendo con un sottile strato di terra il seme. Subito dopo la semina, si dovrà procedere a un’innaffiatura leggera.
Una volta germogliate, le piantine dovranno essere diradate, lasciandone 6-8 per mq. Una densità maggiore implica uno sviluppo minore della pianta e quindi capolini floreali più piccoli. Reperire semi validi è semplice, qui ne trovate alcuni.
Terreno, concimazione e irrigazione
In natura la calendula officinalis si adatta bene a quasi tutti i tipi di terreno. Predilige, tuttavia, quelli di medio impasto, sciolti e profondi, con buona dotazione di sostanza organica. Rifugge invece i terreni argillosi e compatti.
Il terreno va preparato prima della semina in modo accurato, con una lavorazione superficiale, evitando di lasciare parti troppo grossolane.
La calendula, per lo sviluppo dei suoi fiori, richiede un buon apporto di fosforo e potassio. Ha invece meno bisogno di azoto, che favorisce sì lo sviluppo vegetativo, ma a discapito dei fiori. Quindi, una buona concimazione si può effettuare distribuendo sul terreno la cenere di legna. Questa, infatti, è ricca di fosforo e potassio, ma è priva di azoto.
L’irrigazione dovrà essere alquanto limitata, essendo la pianta poco esigente. Si dovrà intervenire solo in seguito a lunghi periodi di siccità.
Cure colturali
Tra le cure colturali, l’attenzione va posta alla pulizia delle malerbe, specie all’inizio della coltivazione. Se non si vogliono rimuovere con la sarchiatura, si può usare la pacciamatura naturale.
Raccolta
Il capolino di calendula officinalis si raccoglie quando è maturo ma ancora non inizia a disseccarsi. I periodi migliori per recidere il fiore sono aprile, per la raccolta della calendula spontanea, maggio-giugno per quella seminata in autunno, luglio-agosto per le semine primaverili. Tuttavia, essendo una pianta con fioritura prolungata, la raccolta dei capolini sarà scalare e ripetuta nel tempo.
Il capolino appena raccolto dovrà essere conservato al più presto possibile in un locale buio, asciutto e ventilato, per l’essiccazione.
Se invece lasciate disseccare il capolino sulla pianta, potrete ricavarne il seme (o potrete lasciare che questo si disperda con il tempo). In questo modo avrete garantita la naturale riproduzione della pianta per l’anno successivo.
I costituenti principali della calendula officinalis
Vediamo quali sono le proprietà e gli usi della calendula officinalis, partendo dai suoi costituenti principali.
Come abbiamo visto, la pianta contiene in più parti olio essenziale, soprattutto nelle brattee dei fiori e nelle foglie.
E’ inoltre ricca di:
- Xantofilla
- Flavonoidi, come la quercitina
- Composti carotenoidi, quali: licopene, calendulina e carotene
- Polisaccaridi, mucillagini, resine e saponine
- Sostanze amare
- Composti triterpenici, quali: faradiolo, taraxasterolo, arnidiolo,calenduladiolo, ursatriolo
- Vitamina C
- Acido salicilico
Proprietà dela calendula
Dagli elementi contenuti nella calendula officinalis derivano le sue proprietà principali, ossia:
- Antinfiammatoria
- Antibatterica
- Antisettica
- Cicatrizzante
- Decongestionante
- Lenitiva e idratante
- Coleretica ed emmenagoga
- Ipotensiva e vasodilatatrice periferica
- Antispasmodica
Stiamo parlando, in sostanza, di una vera e propria farmacia naturale.
Usi della calendula
La calendula officinalis si presta sia ad uso interno, che esterno. Le parti che si usano sono i fiori e le foglie essiccate.
Ad uso interno, le preparazioni domestiche più semplici sono l’infuso e la tintura.
Per preparare un infuso di calendula, si scioglie 1 g di fiori in 100 ml d’acqua bollente. L’infuso andrà assunto nella dose di una tazzina al giorno.
La tintura di calendula, invece, si prepara mettendo a macerare, per 5 giorni, 20 g di fiori in 100 ml d’alcol alimentare. In questo caso, l’assunzione è di 20-40 gocce al giorno.
Questi preparati sono ottimi per favorire la regolarità del ciclo mestruale, o fluidificare la bile e attenuare i dolori addominali.
Per uso esterno, oltre ai fiori, si possono usare anche le foglie, preparando dei decotti.
Il dosaggio per il decotto di calendula è di 6 g per 100 ml d’acqua, da portare a ebollizione per 15 minuti.
Questo si applica mediante delle garze di cotone. Il decotto è in grado di giovare alla pelle in caso di: contusioni, arrossamenti, vasi dilatati, geloni e calli, scottature solari.
Per uso esterno si può applicare anche la tintura in risciacqui e gargarismi. Questa è utile per il trattamento delle affezioni delle mucose orofaringee, delle vie aeree superiori. Si usa, ad esempio, in caso di: gengiviti, piorrea, tonsilliti e faringiti.
Inoltre, esiste anche un uso cosmetico, ossia: la preparazione di un bagni caldo con il fiore essiccato. La calendula officinalis in questo caso avrà effetti addolcenti e idratanti per la pelle.
Se non avete la possibilità di preparare in casa i rimedi che vi abbiamo illustrato, una serie di prodotti erboristici a base di calendula officinalis potete trovarla qui.