L’afide del cipresso (Cinara cupressi) è un insetto parassita dell’ordine Rhynchota, famiglia Lachnidae, sottofamiglia Cinarinae. Questa specie di afide è originaria delle regioni mediterranee, dunque nel nostro paese è ampiamente diffuso. Il cipresso, in particolare la specie autoctona Cupressus sempervirens, che è una coltura rustica nota per essere resistente agli attacchi di parassiti, negli ultimi anni, complice il cambiamento climatico, sta purtroppo assistendo alla sua massiccia diffusione, che, se non adeguatamente controllata, può portare alla morte per disseccamento dell’albero.
Vediamo quindi come riconoscere l’afide del cipresso e quali sono le strategie di difesa biologica per salvare gli alberi.
Descrizione dell’afide del cipresso
Il Cinara cupressi è un afide presente in Italia nella duplice forma di attera virginopara e alata. Non sono presenti individui maschili, per cui l’insetto si riproduce per partogenesi, compiendo un anolociclo. È di grandi dimensioni rispetto ad altri afidi, misura infatti dai 2,7 ai 3,2 mm di lunghezza, con le forme alate più piccole. L’aspetto è piriforme, con colorazione bronzea più o meno scura. Le zampe sono 6, alternate di colore bruno e giallo sui diversi segmenti. L’addome presenta sul dorso bande orizzontali scure e una banda nerastra unisce trasversalmente i due sifoni neri.
Uova
Le uova dell’afide del cipresso sono di forma ovoidale e colore bruno-giallastro al momento dell’ovideposizione, virano poi al nero prima della schiusa. Le dimensioni sono molto piccole, per la precisione in lunghezza e larghezza misurano rispettivamente 1,2 e 0,6 mm.
Piante attaccate dal Cinara cupressi
Oltre al classico cipresso mediterraneo, specie Cupressus sempervirens, l’afide Cinara cupressi attacca anche altre piante della famiglia delle Cupressacee. Nello specifico si tratta di: Cupressus arizonica, Cupressus macrocarpa, Juniperus sabina, Juniperus phoenicea, Juniperus oxycedrus macrocarpa, Thuja orientalis e Chamaecyparis lawsoniana.
Molte di queste specie di alberi non sono autoctone del nostro continente, come ad esempio il cipresso dell’Arizona, di origine Nord Americana e introdotto in Europa a fini ornamentali. Sembra che la diffusione di queste specie meno resistenti abbia favorito le pullulazioni dell’afide del cipresso, insieme, come detto, agli effetti del cambiamento climatico.
Questa considerazione è dovuta al fatto che anche il parassita è una specie endemica del nostro ecosistema e, almeno fino agli Anni ’70, era rispettato l’equilibrio con la pianta ospite, grazie anche alla presenza maggiore di insetti antagonisti utili.
Danni agli alberi attaccati dell’afide del cipresso
L’afide del cipresso, con il suo apparato boccale pungente-succhiante si nutre della linfa degli alberi, andando a formare dense colonie afidiche sulla corteccia dei rami ben lignificati. In seguito all’attacco, sulla chioma dell’albero si evidenziano aree arrossate più o meno estese, arrossamento che evolve poi in disseccamento.
In caso di attacchi molto gravi, si può arrivare alla morte della pianta, soprattutto quando non riesce ad emettere nuova vegetazione.
Vi sono poi danni indiretti come la fumaggine, dovuta all’abbondante produzione di melata degli afidi. Inoltre, l’insetto può essere il vettore del cancro della corteccia.
Ciclo biologico dell’afide del cipresso
L’afide del cipresso sverna in forma di femmina partogenica sui rami più interni dell’albero. Il ciclo riparte già a fine inverno, specie in annate miti. Le colonie riprendono a crescere in maniera vertiginosa, andando a formare fitte popolazioni disposte a manicotto intorno ai rami. Considerate che un afide riesce, senza fecondazione, a riprodurre circa 50 “figlie”. Questa dinamica di riproduzione fa si che vi siano numerose generazioni sovrapposte. In primavera, nei mesi di aprile e maggio, fanno la loro comparsa le forme alate, le quali, spostandosi facilmente, contribuiscono ad infettare le piante limitrofe.
Con l’arrivo del caldo le colonie di afidi regrediscono notevolmente, ma spesso a quel punto il danno agli alberi è già stato fatto.
Insetti antagonisti
In natura sono presenti gli antagonisti dell’afide del cipresso, come le larve e gli adulti di coccinella, le larve di ditteri sirfidi e di neurotteri crisopidi.
Per favorire la presenza degli insetti utili, è importante che non si faccia uso di pesticidi, solo così ci sarà la possibilità di ristabilire gli equilibri naturali.
Come eliminare l’afide del cipresso
Per eliminare l’afide del cipresso e salvare così le piante, è di fondamentale importanza agire tempestivamente, cioè ai primissimi segni d’infestazione. Bisogna quindi effettuare un attento monitoraggio delle alberature, già da fine inverno. Ed è proprio nell’attività di monitoraggio che riscontriamo un grave problema tecnico, ovvero la difficoltà nell’accorgersi della presenza di questo parassita.
La chioma del cipresso è tipicamente molto densa, con i rami fortemente appressati al tronco principale. Ed è nelle sue parti interne che si annidano gli afidi del cipresso, che risultano quindi molto difficili da individuare a uno sguardo superficiale.
Ci si accorge delle infestazioni solo quando si vedono i cipressi seccare, dunque quando oramai è già troppo tardi per evitare i danni gravi.
Difesa biologica
Per trattare gli alberi di cipresso infestati dagli afidi bisogna quindi effettuare bagnature copiose della chioma, anche nella parti interne, usando solo prodotti biologici.
Quelli più efficaci contro questo parassita sono l’azadiractina (che è un estratto dell’olio di neem e che trovate qui) e il piretro naturale, che invece invece trovate qui.
Dopo il trattamento con questi prodotti ad azione aficida occorre lavare abbondantemente la vegetazione con del sapone molle potassico, anche questo acquistabile nei negozi specializzati.
Si tratta di prodotti che si possono acquistare senza bisogno del patentino per l’uso dei fitosanitari. Il lavaggio con il sapone potassico, oltre a ripulire la vegetazione da melata e fumaggine, ha anch’esso azione abbattente contro gli afidi.