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La tignoletta della vite (Lobesia botrana) è il parassita più temibile per la viticoltura italiana. La presenza di questa tignoletta della vite interessa soprattutto le regioni del Centro e del Sud del Paese, ma anche al Nord non si può sottovalutare una potenziale infestazione. Questo insetto ha un ciclo biologico determinato e sono le sue larve a produrre i maggiori danni alla pianta di vite.
In quest’articolo descriviamo i diversi stadi di questo lepidottero e il suo ciclo di vita. Vediamo inoltre le tecniche di monitoraggio e campionamento. Infine, capiamo le tecniche di difesa da attuare nel vigneto per eliminare la tignoletta senza l’uso di pesticidi chimici.
Descrizione della tignoletta della vite
La tignoletta della vite è un insetto dell’ordine dei Lepidotteri, famiglia dei Tortricidi, genere Lobesia, specie L. botrana.
Vediamo le sue caratteristiche morfologiche, utili al viticoltore per l’identificazione.
Tignoletta della vite adulta
- si presenta come una piccola farfallina;
- ha un’apertura alare di circa 10-12 mm;
- ali anteriore di aspetto marmoreo, con macchie brune alternate ad altre grigiastre;
- presenza di una caratteristica banda scura che attraversa l’ala nella parte mediana, la quale si restringe dall’esterno verso l’interno.
Uova di tignoletta della vite
- forma lenticolare;
- piccole dimensioni (0,7 x 0,6 mm);
- colore prima giallastro, poi grigio-chiaro;
- la deposizione avviene in modo isolato sui bottoni fiorali o sugli acini.
Larva di tignoletta della vite
- appena nata è di colore biancastro;
- colore che vira al giallo-verde e infine al bruno;
- a piena maturazione è lunga 9-10 mm;
- capo di colore giallo-bruno;
- la larva s’incrisalida e si trasforma in farfalla
- crisalidi di colore bruno, lunghe 4-6 mm.
Ciclo biologico dell’insetto
La tignoletta della vite sverna come crisalide in un bozzolo sericeo. Lo fa riparandosi negli anfratti della corteccia del ceppo oppure nelle screpolature dei pali tutori a sostegno della pianta stessa. Il primo volo delle farfalline adulte avviene tra la seconda metà di aprile e per tutto il mese di maggio. Da subito avviene l’accoppiamento, in prevalenza nelle ore crepuscolari. La fase successiva è quella dell’ovideposizione che avviene sui bottoni fiorali, sui pedicelli e sul rachide.
Prima generazione
Dopo 7-14 giorni d’incubazione nascono le larve di prima generazione, dette antofaghe. Queste larve erodono i fiori, avvolgendoli con fili sericei a formare tipici glomeruli. La loro attività dura più o meno 20 giorni, quindi s’incrisalidano sempre sul grappolo.
Generazioni successive
Da queste crisalidi di tignoletta della vite si originano in estate (da metà giugno a luglio) gli adulti di secondo volo. Questi depongono le uova sugli acini d’uva ormai ben formati, dando il via alle larve di seconda generazione, dette carpofaghe. Quest’ultime danno origine o alle crisalidi svernanti (nelle regioni più a nord) o a una terza generazione. In questo caso si ha lo sfarfallamento degli adulti da agosto a tutto settembre, a seconda delle fasce climatiche. Questi ovidepongono sugli acini in fase di maturazione. Dunque, la tignoletta della vite compie di norma 2-3 generazioni l’anno, che in alcune stagioni molto favorevoli possono arrivare a 4 (estreme regioni del Sud).
Quali piante colpisce?
Oltre alla vite, la Lobesia botrana la si può incontrare anche su altre piante della macchia mediterranea. In particolare ribes, olivo, viburno, ligustro e caprifoglio. La tignoletta è comunque un parassita che preoccupa in modo particolare la vite.
Danni alla vite causati dalla tignoletta
L’entità del danno alla vite da parte della tignoletta varia a seconda della fase fenologica della pianta. Le larve di prima generazione concentrano l’attività trofica sui grappoli dei fiori, distruggendone una parte per costruirvi il nido. Questo danno è quello meno grave, poiché, di solito, l’attacco è poco massiccio. Inoltre, la perdita di alcuni fiori viene compensata dalle maggiori dimensioni degli acini del grappolo.
Il danno maggiore è causato dalle larve di seconda e terza generazione, che attaccano in modo diretto gli acini, penetrandolo e svuotandolo. Dall’esterno si notano i fori d’entrata e uscita. L’acino diventa bruno e avvizzisce.
Ulteriore danno al grappolo è causato dalla formazione dei nidi: piccoli bozzoli sericei situati all’interno del grappolo stesso.
La terza generazione provoca anche danni indiretti, poiché gli acini sono nella maturazione finale, quindi più delicati. L’attacco li rende più suscettibili a gravi patologie come botrite e marciume acido.
Clima favorevole alle infestazioni di tignoletta della vite
La tignoletta della vite provoca i maggiori danni nelle aree molto siccitose. In ambienti piovosi e con elevata umidità la sua presenza è limitata. Purtroppo, la siccità primaverile ed estiva è una condizione ambientale sempre più frequente. Negli anni, il Mediterraneo si sta trasformando in una regione arida, condizione, questa atta a favorire la presenza di popolazioni elevate di tignoletta.
Come eliminare la tignoletta della vite
In vigneti condotti con metodo biologico, caratterizzati da un elevato grado di biodiversità, la tignoletta della vite può essere controllata dagli insetti utili. Ragni (aracnidi), forficule (dermatteri), neurotteri crisopidi, ditteri sirfidi e tachinidi, e imenotteri, sono buoni predatori di larve e uova di tignoletta. Un vigneto dove si pratica l’inerbimento favorisce la presenza di questi insetti antagonisti.
Trappole per il monitoraggio
Per eliminare la tignoletta della vite con la lotta biologica, si parte da un suo attento monitoraggio. Questo avviene sistemando nel vigneto delle trappole di cattura attivate con il feromone di aggregazione sessuale. Quello per la tignoletta della vite è reperibile nei negozi specializzati, e ha un costo contenuto. Il funzionamento delle trappole di monitoraggio non è complesso. In breve, devono essere poste nel vigneto a partire dagli inizi di aprile e sostituite seguendo le indicazioni di scadenza del feromone. In genere, si usano due trappole per ettaro di vigneto, quindi il loro costo è sostenibile. La trappola ci dà l’indicazione della presenza della tignoletta, così da organizzare gli interventi. Di norma non s’interviene sulle larve di prima generazione.
Bacillus thuringiensis
In viticoltura biologica il prodotto più efficace nel controllo della tignoletta della vite è il bacillus thuringiensis. Occorre usare solo la varietà kurstaki (che trovate qui), è bene non confondersi con le altre varietà di bacillus, inutili su questo parassita. Si tratta di un insetticida bio molto selettivo, ed è efficace sulle larve di lepidotteri nei primi stadi di vita. Agisce per ingestione, per cui deve raggiungere le larve di tignoletta prima che entrino negli acini. Per questa ragione è usato per le larve di seconda e terza generazione. Grazie alle trappole di cattura possiamo tarare questo intervento.
Come intervenire
Per le larve di seconda generazione il bacillus thuringiensis viene irrorato sulle piante due volte: la prima a 7-9 giorni dal momento della fase crescente di cattura nelle trappole; la seconda dopo 15-16 giorni (7 giorni dopo il primo trattamento).
Per larve di tignoletta della terza generazione si interviene una volta sola, dopo 14-21 giorni dall’inizio delle catture con le trappole di monitoraggio. Per migliorare l’efficacia del bacillus nei confronti della tignola viene aggiunto circa 1 kg di zucchero ogni 100 l d’acqua.
Leggi come usare il Bacillus Thuringiensis ►
1 commento
Molto utile e chiaro