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La sfinge testa di morto, nome scientifico Acherontia atropos, è una splendida falena che vive tra l’Africa e l’Europa. È una farfalla notturna facilmente riconoscibile per le notevoli dimensioni e, soprattutto, per il caratteristico disegno che ricorda un teschio, che si trova sul dorso del torace dell’insetto. Molto appariscenti sono anche i bruchi della sfinge, grandi, con colori sgargianti e striature psichedeliche. Le particolari caratteristiche estetiche hanno reso questo insetto leggendario, al punto da incontrarlo spesso in romanzi e film, come ad esempio ne Il silenzio degli innocenti, che narra le vicende di Hannibal Lecter, “Buffalo Bill” e Clarice Starling. Purtroppo alle nostre latitudini questa falena si vede sempre meno, probabilmente a causa dell’uso massiccio di pesticidi che distruggono la biodiversità. Non è comunque da considerare un parassita, anche se può causare problemi in apicoltura, visto che è ghiotta di miele.
Conosciamo quindi meglio l’Acherontia atropos.
Classificazione della Acherontia atropos
La sfinge testa di morto, Acherontia atropos, è un insetto appartenente all’ordine dei Lepidotteri, famiglia Sphingidae. Il nome scientifico ricorda chiaramente la mitologia greca. È infatti riferito ad Acheronte, ovvero il fiume che si percorreva per giungere nell’aldilà, e Atropo, la più anziana delle tre Moire a cui era assegnato il compito inesorabile di recidere il filo della vita. Dunque non una bella nomea per questa farfalla che vive soprattutto in Africa, ma che nelle stagioni calde estende la sua presenza in tutta Europa.
Descrizione della Sfinge testa di morto
È l’aspetto della farfalla adulta che dà origine al nome sfinge testa di morto. L’apertura alare va dai 9 ai 13 cm e il peso è di quasi 2 g. Il corpo arriva fino a 6 cm. È di una delle farfalle più grandi del mondo, seconda in Europa, dopo la Pavonia maggiore. Ha il corpo ricoperto di peluria, con antenne uncinate che sembrano piume. Possiede lunghe ali posteriori posizionate sull’addome in modo aerodinamico. Il loro colore è bruno marmorizzato, con striature bianco-giallastre e puntini bianchi. Le ali anteriori sono più piccole, gialle e con striature a bande nere. L’addome è simile a quello del calabrone, giallo con bande nere traversali. La macchia bianca che ricorda un teschio è sul lato dorsale del torace e ha tonalità più o meno intense. L’apparato boccale è possente, con una corta e robusta spirotromba, con cui si nutre.
Superstizioni legate al teschio di questa farfalla
La macchia bianca della sfinge testa di morto ha fatto sì che questa falena avesse una reputazione molto negativa, intorno alla quale sono state costruite leggende e superstizioni. Le associazioni più comuni sono con il mondo del soprannaturale e del maligno. Secondo le credenze popolari, la presenza della falena preannuncia periodi di guerra e malattie. In generale porta sfortuna e disgrazie nelle case in cui viene rinvenuta.
Tali superstizioni sono state fomentate nel corso dei secoli dalla letteratura, ad esempio in “La sfinge”, famoso racconto ad opera dello scrittore inglese Edgar Allan Poe.
Il bruco della sfinge testa di morto
Se la farfalla adulta della sfinge testa di morto evoca tetri presagi, tutt’altro avviene con lo stadio larvale dell’insetto. I bruchi di questo lepidottero, infatti, sono enormi, cicciotti e lunghi fino a 15 cm. Hanno colori incredibili, quello tipico è verde, con striature a barre trasversali gialle che con il tempo evolvono in azzurro-violaceo. Inoltre ha puntini neri che ricoprono tutta la parte superiore del corpo. Altra peculiarità sono delle piccole spine, che compaio al secondo stadio di evoluzione. La colorazione può variare in alcuni esemplari al marrone o al giallastro. Questo incredibile bruco si muove poco, in pratica solo per nutrirsi. Se si sente minacciato fa schioccare le sue possenti mandibole e addirittura può mordere.
Ciclo biologico
Alle nostre latitudini la falena Acherontia atropos sverna allo stadio di crisalide nel terreno. Le farfalle adulte fanno la loro comparsa in tarda primavera e iniziano l’attività di accoppiamento. Questa sfinge testa di morto ha abitudini crepuscolari, per cui la potremo osservare solo di notte. Quando si accoppiano, maschio e femmina si posizionano coda contro coda e possono rimanere in questa posizione attaccati per molte ore. Le uova vengono deposte nella pagina inferiore delle foglie e sono di colore verde o grigio-bluastro. La schiusa di solito avviene in estate e dà il via a differenti 4 stadi larvali.
Il bruco infine si trasforma in pupa o crisalide, cercando rifugio in un bozzolo creato nel terreno. La crisalide è lunga fino a 4 cm, di color mogano-rossastro.
Cosa mangia la sfinge testa di morto
La sfinge testa di morto ha un’alimentazione piuttosto varia, differente allo stadio di bruco e di farfalla adulta.
I bruchi si nutrono di foglie fresche, prediligendo piante della famiglia botanica delle Solanacee, come tabacco e patate, ma non disdegnando neppure le Oleaceae, come olivo, ligustro, canapa, gelsomino, lantana ecc.
Le farfalle adulte invece, sono ghiotte di miele, che trovano depredando gli alveari. Si nutrono anche del nettare dei fiori e di frutti in marcescenza.
La Acherontia atropos e l’apicoltura
Dove la sfinge testa di morto ha una presenza endemica può rappresentare un pericolo per l’apicoltura. Questo avviene in Africa, qui da noi molto meno. Come detto le farfalle adulte sono abili predatrici di miele. Di notte penetrano negli alveari, eludendo la guardia delle api grazie a un’elevata capacità di mimetizzazione olfattiva. Con la spirotromba, ovvero l’apparato boccale, sono in grado di perforare gli opercoli del favo e succhiare il miele.
Una sola falena riesce a ingerirne un’enorme quantità pari a un cucchiaino di caffè.
Tecnica di difesa
Per evitare di essere aggredita dalle api operaie durante il banchetto, l’Acherontia atropos si difende battendo velocemente le ali ed emettendo un suono stridulo, generato inspirando l’aria. La frequenza dei versi è altissima, e possono essere uditi fino a 40 m di distanza. Questi suoni reprimono l’istinto difensivo delle api, che rimangono praticamente inermi. Tuttavia, non sempre la farfalla riesce a uscire indenne dall’alveare. Se ha mangiato troppo, ad esempio, aumenta il proprio volume corporeo e non riesce a passare dalle porticine delle arnie. In questo caso, le api la scoprono e la uccidono, recuperando il miele appena rubato. Se non riescono a buttare poi il corpo all’esterno, le api la mummificano usando la propoli.