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A chi non è mai capitato di sentir parlare della pianta di lavanda? Si tratta di un arbusto famoso per il suo intenso profumo. La sua coltivazione in giardino o in vaso, grazie alle delicate spighe lilla che lo caratterizzano, riesce a regalare un tocco di colore in tutti gli ambienti in cui è presente.
Questa pianta deve il suo nome al verbo latino lavare, perché già in antichità veniva utilizzata per profumare le acque con cui ci si detergeva il corpo.
La lavanda è una pianta aromatica perenne e sempreverde. Tende a crescere in forma cespugliosa e arbustiva. Grazie alla sua robustezza, riesce ad adattarsi e a crescere in diverse condizioni climatiche. Ad ogni modo, essendo una pianta mediterranea, preferisce climi caldi e secchi. Basti pensare che in alcune zone d’Italia cresce spontanea.
In questo articolo vedremo le diverse tecniche di coltivazione della lavanda in giardino e in vaso, le specie presenti sul nostro territorio e i possibili utilizzi. Ma prima di ogni cosa, iniziamo a conoscere le origini e le caratteristiche botaniche della pianta.
Origine e diffusione della pianta di lavanda
La pianta di lavanda, conosciuta con il nome scientifico di Lavandula officinalis, appartiene alla famiglia botanica delle Lamiaceae.
Nota per le sue proprietà detergenti e profumanti, già nell’antico Egitto era uno dei principali componenti nella mummificazione dei corpi.
La fortuna di questa pianta aromatica attraversa i secoli. Nel Medioevo, lo sticadore, medicinale ottenuto mediante la lavorazione della Lavandula Stoechas, veniva utilizzato sia per la cura delle patologie del tratto gastrointestinale che in caso di crampi allo stomaco, nausea o vomito.
Nel XVI secolo la lavanda trova il suo periodo di massima fortuna nel campo della cosmesi e della profumeria. In epoca Elisabettiana, infatti, le donne usavano portare dei sacchetti contenenti i fiori essiccati della pianta con lo scopo di profumare se stesse e i loro gli abiti. Ancora oggi i sacchetti profuma-biancheria alla lavanda sono dei validi alleati contro le tarme e i cattivi odori.
Si tratta di una pianta mediterranea e, in quanto tale, si sviluppa negli ambenti caratterizzati da temperature elevate e dal clima asciutto. Per questo motivo, si diffuse con facilità nel bacino del Mediterraneo, dall’Africa del Nord all’Asia, dalla Penisola Arabica fino all’India.
Caratteristiche botaniche della pianta di lavanda
Come abbiamo già detto, la lavanda è una pianta perenne. Una volta matura può raggiungere l’altezza massima di uno o due metri, a seconda della specie.
Vediamone le caratteristiche botaniche.
Radici e fusto
Le radici della lavanda, così come la base, sono legnose. I fusti sono eretti e ramificati, ma è possibile che dal secondo anno in poi le piante tendano a contorcersi. I rami più vecchi sono propensi allo scortecciarsi.
Foglie e fiori
Le foglie della lavanda, disposte sulla lunghezza del fusto in modo opposto, possono essere sessili lineari o lanceolate, intere, dentate o incise. Il loro colore tende al verde cinereo.
I fiori, azzurri, violacei o lillacini, sono riuniti in spighe peduncolate cilindriche. Sono inoltre disposti in gruppi dal numero variabile (da un minimo di 2 a massimo di 10) in spire che si allungano in verticale. Il calice è tubolare striato a 5 denti, la corolla è bilabiata.
La fioritura della pianta è abbondante e avviene nel periodo che va da giugno a luglio.
Le specie di Lavanda
La Lavandula comprende un grande numero di specie. Solo nell’area euro-mediterranea possiamo contarne circa 22. In questa sede ci occuperemo, però, solo di quelle più diffuse sul territorio italiano.
La nostra flora comprende 5 principali specie di piante di lavanda:
La Lavandula spica
Detta anche Lavanda spigo, questa varietà è meglio nota con il nome botanico di Lavandula latifolia. Questo suo secondo nome è dovuto dalla caratteristiche di avere delle foglie larghe e vellutate. L’altezza delle piante varia dai 30 ai 60 cm e il suo ciclo biologico è perenne. Sul territorio italiano è distribuita a nord-ovest fino a una altitudine di 1000 m sul livello del mare. È, dunque, per lo più diffusa a livello collinare.
La Lavandula stoechas
Ha un’altezza variabile tra i 40 e i 60 cm, solo in casi eccezionali può superare il metro. Cresce soprattutto sui terreni silicei perché, a differenza delle altre specie, necessita di un terreno più acido. È distribuita lungo tutta la penisola, da nord a sud, ma cresce spontanea lungo le coste tirreniche, fino ad un’altitudine di 600m sul livello del mare. Pur prediligendo le coste, con le dovute attenzioni, può essere coltivata anche in altre zone.
La Lavandula angustifolia
E’ la lavanda “vera”. Può raggiungere l’altezza massima di un metro. Le foglie, rispetto a quelle delle altre specie, sono di un verde più intenso. I fiori, invece, possono assumere colorazioni che variano dal lilla, al rosso, fino al bianco e al blu. È adatta a formare le siepi. Cresce da nord a sud della penisola ma, come la Lavandula Stoechas, trova il suo punto di crescita ideale lungo le coste tirreniche.
La Lavandula dentata
E’ nota anche come spigonardo. Di rado cresce allo stato selvatico poiché viene utilizzata soprattutto in profumeria, nella produzione di oli essenziali. Ha una base ramosa e lignificata, le foglie sono verdi sulla pagina superiore e grigiastre su quella inferiore. Inoltre sono vellutate e hanno i margini dentati. Può raggiungere un’altezza massima di 60 cm. È diffusa in particolare nell’Italia meridionale, in particolare in Sicilia.
La Lavandula multifida
ha uno stelo grigio e lanoso. È detta anche lavanda d’Egitto poiché è tipica delle garighe e dei prati aridi. In Italia è a rischio scomparsa, la si può trovare solo in alcune zone della Calabria (nel Reggino), e in Sicilia (nel Palermitano e nel Messinese).
- Lavandula spica o latifolia
- Lavandula Stoechas
- Lavandula angustifolia
- Lavandula dentata
- Lavandula multifida
La coltivazione della lavanda in giardino
Clima e periodo
Come abbiamo accennato, la lavanda è una pianta che cresce nelle zone mediterranee. Per questo motivo è piuttosto facile da coltivare nel nostro Paese. Tuttavia è bene tener presente che il periodo della semina diretta può variare. Nelle regioni dell’Italia meridionale la stagione ottimale è l’autunno, ma si possono effettuare anche semine all’inizio della primavera. Per quanto riguarda le regioni dell’Italia settentrionale, invece, è meglio preferire il periodo primaverile.
La riproduzione della pianta di lavanda per talea
Per quanto riguarda la riproduzione della pianta di lavanda, questa può avvenire per talea o per seme.
Nel primo caso il procedimento è identico a quello che abbiamo già approfondito parlando del rosmarino. Occorrerà però tener presente che la lunghezza degli steli per ricavare le talee deve essere di almeno 10 cm. Gli steli andranno fatti radicare in una miscela di torba e terriccio fertile. Nel momento in cui la talea sviluppa le prime radici e si generano i primi nuovi germogli, la giovane pianta di lavanda deve essere trasferita nel vaso di trapianto definitivo.
La riproduzione per seme è un po’ più delicata. Innanzitutto, per agevolare la germinazione è bene tenere i semi di lavanda a bagno per 6-8 giorni. Solo in seguito potranno essere seminati in un terriccio soffice.
I tempi di germinazione variano da una specie di lavanda all’altra. In linea di massima i germogli inizieranno a spuntare da una a quattro settimane dopo la semina. Un piccolo suggerimento: affinché la germinabilità sia più alta è meglio scegliere semi freschi, leggendo con attenzione la data di confezionamento sulla bustina.
È preferibile piantare i semi in vaso, piuttosto che subito nel terreno. Cercate sempre di mantenere la terra umida in superficie e di posizionare il vaso in un luogo luminoso, ma non troppo soleggiato.
Quando i germogli saranno cresciuti abbastanza, basterà scavare, nel terreno dell’orto o del giardino, una buca di pochi centimetri più profonda rispetto alle radici della pianta. Fatto questo basterà posizionare la piantina e ricoprirla con del terriccio.
Terreno e posizionamento in giardino
Il terreno ideale per la coltivazione della lavanda è quello argilloso e calcareo, ma la pianta lavanda riesce ad adattarsi anche a suoli alcalini.
Per la buona riuscita della coltivazione della pianta di lavanda è necessario scegliere un posizionamento adatto. E’ da prediligere un punto del giardino soleggiato e ventilato. Inoltre, è necessario che non sia umido e che si trovi lontano da altre piante che potrebbero limitarne lo sviluppo. La lavanda non necessita di un’eccessiva umidità che, anzi, potrebbe risultarle dannosa, e la vicinanza eccessiva con altre piante potrebbe impedire una buona circolazione dell’aria.
Cure colturali, protezione dal gelo e pacciamatura
Per proteggere la lavanda dalle intemperie durante l’inverno è importante seguire i giusti accorgimenti. Una semplice tecnica di protezione è quella che prevede di ricoprire il terreno circostante con la pacciamatura naturale. Oltre a questa funzione protettiva, la pacciamatura ci aiuta a limitare la presenza delle erbe infestanti
Irrigazione
Se si vuole coltivare una pianta di lavanda è importante mantenere il terreno ben drenato, questo perché i ristagni di acqua possono danneggiarla. Per questo motivo le innaffiature devono essere regolari ma non eccessive.
Per aiutarne lo sviluppo il terreno deve essere concimato, utilizzando il compost domestico o l’humus di lombrico. Questa operazione è da svolgere durante la stagione vegetativa, ossia tra marzo e maggio.
Coltivare la pianta lavanda in vaso
La lavanda può essere coltivata con facilità anche in vaso. Anche in questo caso occorrerà scegliere una posizione ben soleggiata. Se il clima in inverno dovesse essere troppo rigido, occorrerà spostare il vaso in un luogo chiuso, ma sempre vicino ad una fonte di luce, per esempio una finestra.
Per la coltivazione in vaso la Lavandula angustifolia della varietà Nana Alba è considerata la specie più adatta.
Anche per la coltivazione in vaso si può scegliere se procedere per talea o semina. Gli accorgimenti da osservare, in entrambi i casi, sono pochi ma fondamentali. Innanzitutto, occorre scegliere un vaso piuttosto alto. Sul fondo verrà posto uno strato di palline di argilla espansa (che trovate con facilità qui), di ghiaia o di cocci, prima di colmarlo con del terriccio. Il terriccio dovrà essere morbido o a medio impasto, ricco di compost e, cosa fondamentale, sempre ben drenato.
La lavanda va innaffiata quando la superficie del terriccio appare asciutta. L’acqua dovrà essere diretta sempre verso la base della pianta.
Occorre tener presente che la lavanda è una pianta che cresce con rapidità. Anche in vaso, può arrivare sino al metro di altezza. Può essere travasata a cadenza annuale e, in genere, l’operazione di rinvaso va eseguita in primavera, scegliendo, di volta in volta, contenitori dal diametro maggiore. Durante il travaso occorrerà cambiare anche il terreno che deve essere sempre fresco e drenato.
Difesa biologica da malattie crittogamiche
La pianta di lavanda è piuttosto rustica e non soffre di particolari attacchi da parte di insetti parassiti.
Tuttavia pur essendo una pianta molto resistente, non è immune da malattie tipo virosi e crittogamiche.
Tra questi ricordiamo:
- Il virus Mosaico dell’erba medica, Alfalfa mosaic virus (Amv), che colpisce di frequente questa pianta. Questo virus non è facilmente debellabile. Si tratta di una virosi che compromette lo sviluppo della pianta e determina la comparsa di macchie gialle sulle foglie, che in seguito evolvono in necrosi.
- I funghi che possono colpire la lavanda invece sono: il Septoria, Rosellinia, Armillaria e il Phytophtora. Pur non essendo ben visibili a occhio nudo, la loro presenza è individuabile da un’attenta osservazione delle foglie, che tendono a macchiarsi e a ingiallirsi.
Per proteggere la lavanda da questi agenti patogeni consigliamo l’utilizzo preventivo del macerato d’equiseto. Inoltre, sono importanti alcune accortezze agronomiche, come eliminare residui di piante malate e, se è il caso, disinfestare il terreno con calce viva.
La potatura della lavanda
Quella della potatura della pianta di lavanda è un’operazione delicata che va eseguita solo dopo alcuni anni dal primo impianto. Le potature annuali possono essere avviate dal secondo o terzo anno di vita in poi.
La potatura serve a definire la forma della pianta, ossia a decidere se vogliamo larghi cespugli o alte siepi. Tuttavia è indispensabile ricordare che, affinché la nostra pianta di lavanda sia sempre rigogliosa, è necessario ricorrere alle cesoie solo in determinati periodi dell’anno.
La potatura deve essere eseguita al termine del normale ciclo vegetativo, alla fine della fioritura, quindi in autunno.
Non bisogna comunque esagerare con i tagli, in quanto la pianta potrebbe avere difficoltà a riprodurre la propria vegetazione.
Uso dei fiori di lavanda
Una volta potati, i nostri fiori di lavanda non devono assolutamente essere gettati via.
Anzi, è bene riporli in un luogo asciutto e ventilato in modo da essiccarli.
Questa procedura gli permetterà di mantenere il loro gradevole profumo per molto tempo, anche dopo l’essiccazione.
Raccolti a spighe e legati in mazzi, i fiori essiccati trovano impiego in diversi campi:
- Sono il principale ingrediente per potpourri adatti alla profumazione di ambienti
- Se posti in sacchetti di stoffa, possono essere utilizzati per profumare la biancheria
- Con alcuni cucchiai di fiori secchi immersi in acqua calda si ottiene un infuso dal potere sedativo, calmante e antispasmodico.
Infine, occorre ricordare che, con il metodo di distillazione in corrente di vapore, dalla lavanda si estrae un fragrante olio essenziale che trova impiego in diversi campi della cosmetica, della profumeria e dell’aromaterapia. Un ottimo olio essenziale di lavanda potete trovarlo a questo link.
1 commento
Salve, vorrei iniziare a coltivare la lavanda biologica in Moldavia(ex Urss) e non avendo conoscenze in merito mi piacerebbe imparare e seguirvi. Ringraziando per la vostra disponibilità porgo cordiali saluti.