L’Echinacea è un genere di piante perenni della grande famiglia botanica delle Asteraceae. Si tratta di piante originarie del Nord America e di cui esistono nove specie differenti. Per le tribù Pellerossa dei nativi americani era una pianta sacra e usata come rimedio naturale. Oggi, le Echinacea sono ampiamente coltivate a scopo ornamentale, ma soprattutto per le proprietà officinali, sfruttate in ambito fitoterapico. Le specie di nostro interesse sono tre, in quanto sono coltivate anche in Europa, e sono: angustifolia, pallida e purpurea.
Vediamo quindi le caratteristiche botaniche delle diverse specie, le tecniche colturali, le proprietà benefiche e gli utilizzi in erboristeria e cosmetica.
Origine del nome Echinacea
Il nome del genere Echinacea deriva dal termine greco echinos=riccio di mare, in probabile riferimento alla particolare struttura dei suoi semi, i quali alla sommità si presentano con un margine membranoso con 4 denti. Secondo alcuni botanici il nome richiama invece la forma spinosa del capolino della pianta in fiore.
Descrizione dell’echinacea
In generale, le echinacee sono piante da fiore di consistenza erbacea e perenni, anche se spesso vengono coltivate con cicli poliennali. Benché pianta perenne, nel periodo invernale entra in uno stato di riposo vegetativo, con la parte epigea che dissecca completamente, per poi ripartire con il ciclo naturale in primavera. L’apparato radicale è fittonante nella maggior parte delle specie, in alcune è fascicolato.
I fusti hanno portamento eretto più o meno ramificato e superficie pelosa ma, a seconda della specie, variano in altezza, da pochi cm fino a quasi 2 m.
Foglie
Le foglie dell’echinacea sono in primis riunite in rosette basali dalle quali nascono i fusti, poi si trovano distribuite lungo i fusti stessi. Sono di forma lanceolata o ellittica, pubescenti, con margine intero o poco seghettato. Il colore è verde chiaro.
Fiori
I fiori sono il tratto caratteristico dell’echinacea. Si trovano riuniti in capolini terminali con un lungo peduncolo e ricettacolo di forma conica. Sono grandi e appariscenti, ligulati (sterili) e tubolosi ermafroditi (fertili), di lunghezza variabile da 3 a 7 cm. Il colore varia a seconda della specie, dal bianco-rosato, fino al rosa purpureo. Anche il colore del polline è variabile.
La fioritura avviene in estate, da giugno a settembre, con l’impollinazione effettuata da api, bombi e farfalle.
Semi
Il frutto dell’echinacea è un piccolo achenio di forma quadrangolare, più o meno pigmentato di marrone all’apice, dotato di un piccolo pappo peloso che favorisce la disseminazione.
Le diverse specie di Echinacea coltivate in Italia
Ma vediamo le caratteristiche principali delle specie di echinacea coltivate in Italia, prestando attenzione anche alle piccole differenze che hanno tra loro.
Echinacea purpurea
La prima specie è la Echinacea purpurea ed è la specie più famosa e coltivata. È una pianta generosa, di altezza variabile da 60 a 180 cm e gli steli ramificati nella parte terminale. Le radici sono fascicolate, e le foglie sono grandi e ovali, con il margine seghettato. I fiori ligulati sono di color porpora (da qui il nome della specie) o rosaceo, con portamento pendente.
Echinacea angustifolia
L’ Echinacea angustifolia è invece la più piccola tra le echinacee coltivate, non superando i 10-50 cm di altezza. Ha un apparato radicale fittonante che scende in profondità nel terreno. Le foglie hanno peli ispidi. I fiori ligulati sono relativamente brevi, sporgenti 2-3 cm, di colore bianco.
Echinacea pallida
La terza varietà è l’Echinacea pallida ha dimensioni intermedie rispetto alle due specie esaminate, va infatti dai 40 ai 90 cm di altezza. Ha anch’essa un apparato radicale fittonante. I fiori ligulati hanno portamento ricadente, sono molto stretti e hanno una lunghezza compresa tra i 4 e i 9 cm. Il colore è rosato tenue o del tutto bianco. Il polline è chiaro.
Come coltivare l’echinacea
L’echinacea non cresce spontanea nel nostro Paese, ma viene coltivata. Entrando nel riposo vegetativo invernale, la pianta resiste bene al gelo, per cui il freddo non è un limite alla coltivazione. Non è però troppo resistente alla siccità, per cui va coltivata in giardini in cui c’è disponibilità idrica. Predilige l’esposizione a mezz’ombra, proprio per essere più resistente al caldo e al clima arido.
Terreno
Il terreno ideale per le piante di echinacea è quello di medio impasto, sufficientemente sciolto e fresco. In fase di preparazione, è opportuna una buona concimazione organica di fondo, ammendando al suolo letame maturo, humus di lombrico o compost domestico. Per un’ottimale sviluppo dell’apparato radicale, sono da evitare i terreni compatti e asfittici, come quelli troppo argillosi.
Propagazione
Per moltiplicare l’echinacea ci sono due tecniche, la semina e la suddivisione dei cespi, vediamole.
Semina
La riproduzione da seme è la tecnica più diffusa per l’echinacea, difatti i semi si trovano facilmente in vendita nei negozi di giardinaggio.
La germinabilità dei semi non è elevatissima, per cui si consiglia di metterli a bagno in acqua tiepida per 24 ore, prima di piantarli. La semina si effettua a fine inverno e può essere direttamente fatta nel terreno o passando per il semenzaio, quest’ultima opzione è più sicura e permette di ridurre lo spreco dei semi.
Mediamente, le piantine spuntano dal terreno 10-12 giorni dopo la semina. Il trapianto si effettua in primavera, quando mettono le prime foglie e hanno quindi una certa consistenza. Durante il primo anno, le piantine sviluppano la rosetta basale di foglie, iniziando solitamente a fiorire a partire dal secondo anno.
Suddivisione dei cespi
La suddivisione dei cespi va effettuata su pianta di echinacea mature, che abbiano almeno 3 anni di vita. Si esegue a fine inverno, prima della ripresa vegetativa, scalzando la pianta dalla terra e procedendo a suddividere i giovani getti ingrossati in prossimità del colletto, con una porzione di apparato radicale. In seguito alla suddivisione, le nuove piante vanno messe immediatamente a dimora.
Distanze di trapianto
Per creare un aiuola di echinacea bisogna mantenere certe distanze di trapianto delle piantine o effettuare il diradamento dei semi.
L’ideale è lasciare 10-15 cm tra una pianta (germoglio) e l’altra.
Irrigazione
L’echinacea ha bisogno di essere irrigata con regolarità in estate, soprattutto nel primo anno di coltivazione. Si consiglia di innaffiare poco ma spesso, onde evitare fenomeni di ristagno idrico. L’irrigazione può essere fatta anche a pioggia, preferibilmente nelle ore serali.
Pacciamatura
Per aiutarci a tenere il terreno più umido e altresì limitare la crescita delle erbe infestanti, le piante di echinacea si avvantaggiano della tecnica della pacciamatura naturale, da effettuare preferibilmente con della paglia secca, da sistemare intorno al colletto.
In alternativa, per eliminare le erbe infestanti si dovranno operare delle periodiche sarchiature, soprattutto nel primo periodo dopo il trapianto o la semina.
Parassiti e malattie
Una volta attecchita, l’echinacea è una pianta da fiore piuttosto rustica, la quale non subisce particolari attacchi da parte di parassiti e patogeni fungini.
Parti usate e raccolta
Dell’echinacea si utilizzano le radici, le sommità fiorite o la pianta intera. Sono le radici però la parte più pregiata e impiegata in fitoterapia. La loro raccolta va fatta tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno, ovvero quando la pianta è in riposo vegetativo. Solitamente non si raccolgono le radici di piante giovani, ma solo di quelle con almeno 3 anni di vita, in quanto più ricche di principi attivi.
Una volta mondata dalla terra, la radice va fatta essiccare al sole o, in mancanza, in un luogo asciutto e ventilato. Una volta secca, la si può tagliare a pezzettini e conservare in sacchetti di carta.
Storia dell’echinacea
A livello terapeutico l’echinacea è stata utilizzata in Europa dal 1700. Era invece ampiamente usata nelle tribù degli indiani d’America, in particolare i Pellerossa, che la consideravano una pianta sacra. Gli sciamani utilizzavano le radici per curare gli avvelenamenti di serpenti e insetti.
L’uso moderno risale ai primi del Novecento, quando la tintura di echinacea era tra i medicinali più venduti d’America. Era raccomandata come terapia per infezioni localizzate e sistemiche, contro foruncoli, acne e ulcere varicose, e per curare raffreddori e influenze. Fu poi abbandonata dalla medicina ufficiale e rimase in voga solo in quella popolare, almeno fino al 1930. In questo periodo iniziò a essere coltivata in Europa, specie in Germania, dove furono realizzati i maggiori studi sulle sue proprietà terapeutiche.
In Europa la sua popolarità crebbe ed è tuttora in voga, data la sua capacità di eliminare sul nascere i sintomi di raffreddore e influenza.
Principi attivi
I principi attivi dell’echinacea sono numerosi e appartenenti a diverse classi chimiche. Vediamole.
Polifenoli: acido clorogenico, acido caffeico, acido cicorico
Polisaccaridi: echinacina B, echinacoside, arabinogalattano
Monosaccaridi: arabinosio, glucosio, xilosio
Terpeni: cariofillene
Vitamine: Vitamina A, C, E
Alchilammidi: isobutilammide.
È grazie a questo fitocomplesso che l’echinacea rilascia le sue proprietà benefiche di pianta medicinale.
Proprietà e usi dell’echinacea
L’echinacea trova largo impiego in erboristeria e in cosmetica. Le sue attività principali sono: antiinfiammatoria, antisettica, antibatterica, cicatrizzante, stimolante del sistema immunitario e dei processi assimilativi ed escretivi. Viene venduta soprattutto come tintura madre delle radici o integratore, e si trova facilmente in vendita nei negozi specializzati.
Per uso interno, trova principalmente applicazione nel trattamento della malattie da raffreddamento. Per uso esterno, come topico nelle affezioni cutanee di tipo infiammatorio (pustole e foruncoli) e come cicatrizzante per le ferite difficili.
In cosmetica è inserita nelle formulazioni di integratori nei prodotti antirughe, grazie alla proprietà dell’echinacea di inibire la perdita di acido ialuronico. In ambito domestico, se avete a disposizione le radici di echinacea essiccate, potete preparare un decotto, utilizzando 5 g di sostanza secca in 100 ml d’acqua, da dolcificare con un po’ di miele per via del sapore amaro e pungente della radice stessa.