Il distillato di legno serve a potenziare le difese naturali delle piante. È anche noto con il nome di aceto di legno e la sua produzione deriva da quella del Biochar, ovvero il carbone vegetale. Le moderne tecnologie lo processano in modo da non avere nessun impatto ambientale, in una logica di green economy circolare. È molto interessante il suo uso nell’orto, in quanto, con le sue oltre 300 componenti organiche attive è in grado di migliorare la resistenza delle piante agli stress abiotici e biotici (batteri, funghi, parassiti, ecc).
Vediamo quindi cos’è questo distillato e come usarlo per le nostre coltivazioni biologiche.
Cos’è il distillato di legno
Il distillato di legno è una sostanza naturale, usata in agricoltura biologica come corroborante. Si presenta in forma liquida, con un tipico color ambra, e deriva da un processo di distillazione di legname ad uso forestale. Il legno in genere usato per la sua produzione è il castagno. I suoi costituenti sono molti, tra questi i più noti e importati sono: acido acetico, polifenoli e tannini. Ad ogni modo, considerando gli altri minerali e composti presenti, si arriva in totale a circa 300 sostanze organiche contenute al suo interno.
Come si produce il distillato di legno
Procedimento antico
Tutti abbiamo sentito parlare del Biochar, ovvero il carbone vegetale che deriva dalla combustione della legna. Un tempo questo carbone era prodotto nelle foreste, impilando in forma conica enormi cataste di ciocchi di legno. Sul fondo di queste cataste era lasciata un’apertura per far entrare l’aria. Un pozzo centrale all’interno faceva da canna fumaria. La catasta era coperta per intero con terra o argilla. Infine, veniva accesa dal basso, con la combustione che si propagava in alto e verso l’esterno. Il processo rimase così fino al XVII secolo, quando s’intensificò la produzione industriale di carbone vegetale (da non confondere con il carbon fossile). In quello stesso periodo s’intuì che dai fumi del carbone vegetale si poteva estrarre una sostanza liquida condensata, chiamata all’epoca acetum lignorum, appunto l’attuale aceto di legno.
Procedimento classico
La tecniche classiche di produzione del distillato di legno sono dette gassificazione o pirolisi della biomassa vegetale (pirogassificazione). Con queste tecniche il fumo della combustione del legno è raccolto e condensato, separando la parte oleosa e il catrame vegetale. Tuttavia, questa lavorazione con il tempo si è dimostrata molto costosa e complessa, per cui l’uso del carbone vegetale è stato via via messo da parte, anche se le sue potenzialità erano e sono enormi (può essere usato, ad esempio, per fare del biocarburante). Ad ogni modo, è l’avvento del petrolio che segna la fine dell’uso del carbone vegetale e dei suoi sottoprodotti, come, appunto, il distillato di legno.
Procedimento innovativo ecosostenibile
Nell’ultimo decennio l’uso del carbone vegetale e del distillato di legno è tornato alla ribalta, per l’esigenza di applicare nel campo agricolo, e non solo, soluzioni innovative ed ecosostenibili. In Italia è prodotto da diverse aziende per uso agricolo, che usano una tecnologia all’avanguardia, ossia l’estrazione con controcorrente di vapore. Non si usano solventi chimici, ma solo l’acqua della linfa del legno. L’estratto legnoso passa in dei filtri, per rimuovere i residui del processo di lavorazione, e dopo la purificazione decanta per tre mesi. Il distillato di legno così ottenuto ha un tipico color ambra ed è del tutto naturale e sicuro per l’ambiente. Un prodotto italiano realizzato secondo questi criteri lo trovate qui.
Il distillato di legno in agricoltura biologica
L’uso del distillato di legno è consentito in agricoltura biologica in quanto prodotto compreso nell’allegato II del DM 6793 del 18/07/2018 che reca disposizioni per l’attuazione dei regolamenti (CE) n. 834/2007 e n. 889/2008. È definito corroborante, cioè potenzia le difese naturali delle piante. Di questa categoria fanno parte anche altri prodotti, come il sapone potassico, il bicarbonato di sodio, il caolino, la zeolite ecc. Il distillato di legno si usa diluito con l’acqua, sia per vis fogliare che in fertirrigazione, sul terreno. Per i dosaggi e l’applicazione vi consigliamo di attenervi in modo pedissequo alle indicazioni in etichetta.
I diversi usi del distillato di legno
Antiparassitario naturale
Proprio come un macerato di ortica o di aglio il distillato di legno ha un odore forte e pungente. Il sentore affumicato del legno lo rende non gradito agli insetti, che quindi vi girano al largo. L’odore contrasta con quello emesso dalla pianta su cui è irrorato, il che confonde i parassiti. Inoltre, i tannini al suo interno hanno sapore molto astringente e, finendo sulla cuticola fogliare, fanno sì che la vegetazione e i frutti non siano più graditi agli insetti nocivi. Basta poi lavare i frutti per eliminarne i residui. Questi, infatti, restano in superficie, senza penetrare i tessuti né alterare il sapore.
Concime per una crescita sana
Il distillato di legno ha una grande concentrazione di polifenoli e tannini, creati con proteine, polisaccaridi e ioni polivalenti (in modo particolare con ferro, manganese e zinco). In fertirrigazione questi elementi sono ben assorbiti dalle pianta ed aumentano il numero e la qualità dei frutti.
Potenziatore delle difese naturali
Il distillato di legno favorisce lo sviluppo delle radici e dunque l’efficienza fotosintetica della vegetazione. La funzione è simile a quella delle micorrize. Radici più forti e sane migliorano la resistenza della pianta alle avversità esterne, come i patogeni fungini e i batteri responsabili di molte malattie delle piante.
2 commenti
Buongiorno
Siccome ho un pezzo d’ orto e voglio coltivare solo biologico sono interessata ai vostri approfondimenti. Quale tipologia di distillato di legno mi consigliereste? Grazie
Ce ne sono diversi validi. Un prodotto italiano, realizzato con processi ecosostenibili, che abbiamo utilizzato anche noi, è quello che trovi qui.