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La canna comune (Arundo donax) è una pianta appartenente alla famiglia delle Poaceae o Graminaceae. È conosciuta anche con i nomi di canna domestica, canna di Provenza, canna di fiume o, semplicemente, canna e arundo. Non è facile circoscrivere esattamente le zone d’origine asiatico-mediorientali di questa pianta, ma sta di fatto che, ormai, la specie è ampiamente naturalizzata in varie parti del mondo, ed è considerata, dai più, una pianta invasiva. I canneti, infatti, sono estremamente rustici, quasi impossibili da estirpare, e dalla crescita veloce. Tuttavia, queste caratteristiche, fanno della canna comune una pianta perfetta per usi industriali, in particolare per la produzione di biomassa per uso combustibile e cellulosa.
Scopriamo quindi le caratteristiche botaniche di questa straordinaria pianta, che fa parte della nostra cultura contadina. Indaghiamo, inoltre, le tecniche di coltivazione e capiamo come può essere sfruttata in periodi di crisi delle fonti energetiche. Infine, scopriamo le sue virtù officinali e il suo uso tradizionale in agricoltura.
Caratteristiche botaniche di Arundo donax
Volendo fare una sintesi, si può dire che la canna comune è una pianta perenne fornita di un grosso rizoma dal cui apice spuntano, a primavera, dei fusti (detti culmi) alti fino a 6 m.
Vediamo nel dettaglio le parti botaniche più interessanti di questa pianta.
Rizoma
Il rizoma di Arundo donax è il perfetto esempio del tipo biologico geofita rizomatoso. Nel caso della canna domestica, parliamo di un articolato sistema di rizomi in grado di approfondirsi, estendersi e moltiplicarsi nel terreno. Il rizoma è legnoso e duro, ovunque sopra di esso nascono radici secondarie più sottili, in grado di ancorare la pianta saldamente al terreno. Già questo dettaglio ci suggerisce che i canneti sono tra i migliori frangivento in assoluto.
Tornando al rizoma, vediamo che su di esso porta gemme primarie e secondarie. Da queste gemme in primavera si sviluppano i fusti, ovvero le canne, e ulteriori gemme di prolungamento che daranno poi vita a nuovi rizomi.
Culmi
I fusti della pianta di Arundo donax sono detti culmi, anche se tutti noi li conosciamo, per lo più, con il nome comune di canne. I culmi primaverili si accrescono dalle gemme primarie e sono chiamati maggenghe. Nei mesi estivi, invece, spuntano le canne agostane, ossia quelle generate dalle gemme secondarie. Le seconde, alla fine, cresceranno un po’ meno delle prime, questa è la loro principale differenza.
Le canne hanno portamento eretto, lignificano con il tempo, sono estremamente flessibili e resistenti, arrivano ad altezze medie di 4-6 m. La lunghezza è divisa in nodi, pieni nel punto d’intersezione, cavi invece nell’internodo.
Foglie
I fusti della canna comune sono avvolti quasi totalmente da una guaina, ovvero l’apparato fogliare, tipicamente di colore verde-glauco. Nella parte basale della canna, la guaina sviluppa una lamina fogliare ridotta, la quale si espande allungandosi nella parte mediana, per poi restringersi gradatamente verso l’apice. La lamina fogliare ai margini è dotata di piccolissimi denti che la rendono tagliente, la forma è lanceolata, il portamento è invece quasi orizzontale.
Fiori

Infiorescenza

Cariossidi
L’infiorescenza, che si sviluppa in estate all’apice dei culmi, è una pannocchia terminale lunga fino a 70 cm, molto ramificata, soffusa di colore avorio-violaceo. Le singole spighette, composte da 3-5 fiori, hanno alla base delle glume. I singoli fiori, due glumette delle quali l’inferiore è pelosa sul dorso. Il frutto è una cariosside racchiusa nelle glumette.
Alle nostre latitudini, la canna comune difficilmente porta a piena maturazione le cariossidi, quindi la pianta non si propaga da seme.
Dove cresce la canna comune?
Il nome di canna domestica è dovuto proprio alla grande familiarità che si ha con questa pianta. Non viene considerata spontanea, ma naturalizzata, ciò vuol dire che è una presenza stabile dovuta però all’attività dell’uomo. La canna comune ha infatti una tradizione antichissima e nei secoli venne ampiamente coltivata per il suo uso come tutore nei campi e nei vigneti. Vegeta preferibilmente in ambiente mediterraneo, lungo le coste e i fiumi, in terreni sabbiosi e freschi, ma si spinge tranquillamente a quote collinari, fino a 700-800 m s.l.m. Resiste parzialmente agli allagamenti, ma anche alla siccità con il suo poderoso sistema radicale in grado di trovare l’acqua fino ad 1 m di profondità, per questo la vediamo crescere spesso in zone marginali.
Perché pensare di coltivare un arundeto?
A nostro avviso, la coltivazione dell’arundo può essere considerata una valida opportunità per quelle aziende agricole con terreni poveri e marginali e per tutta una serie di usi nel settore della green economy. A livello colturale, la possiamo considerare una pianta povera, sì, ma di esigenze, giacché:
- il bisogno di acqua e concimazioni è praticamente nullo;
- non soffre particolarmente la concorrenza delle piante infestanti;
- non soffre di attacchi di parassiti e malattie fungine;
- è una coltura perenne, con una produzione anticipata e costante nel tempo;
- può essere lavorata con le normali macchine agricole, ad esempio quelle per la coltivazione del mais;
- garantisce rese produttive di biomassa superiori a molte colture annuali, viceversa dispendiose e avide di fattori produttivi.
Tutte queste caratteristiche ci dico che la tanto bistrattata canna comune è una coltivazione che risponde a requisiti di sostenibilità ambientale.
Come coltivare la canna comune
Per la coltivazione intensiva il limite più grosso è quello delle temperature sopra una certa quota altimetrica. Nello specifico non è una pianta adatta a climi di montagna in quanto il freddo compromette la vitalità dei rizomi. È molto adattabile in termini di terreno, dal tipo comune di pianura, fresco e di medio impasto, fino alle tessiture più sabbiose dei suoli litoranei. Per quanto riguarda la disponibilità idrica considerate che la pianta è in grado di raggiungere anche falde profonde, per cui non sono necessarie irrigazioni, se non in casi di emergenza con siccità davvero prolungata.
Moltiplicazione
L’impianto di un arundeto può essere fatto in primavera con diverse tecniche di riproduzione vegetativa. Come detto, la canna comune non si propaga da seme. Nello specifico, quindi, si può ricorrere alla moltiplicazione per talea del fusto, oppure all’impianto dei rizomi.
Micropropagazione
Altra tecnica che sta prendendo piede per la riproduzione di Arundo donax è quella della micropropagazione in vitro. In pratica, le aziende vivaistiche specializzate riproducono la piantina offrendo condizioni vegetative uniformi e con alte percentuali di attecchimento.
Impianto
L’impianto dell’arundeto si effettua previa una buona lavorazione del terreno, effettuando possibilmente un passaggio con l’aratro e una successiva ripuntatura. Una concimazione di fondo con sostanza organica molto matura sarebbe auspicabile, ma non strettamente necessaria. Il sesto d’impianto massimo che si può mettere in campo è di 1 pianta per 1 mq, con la possibilità di piantumazione meccanizzata, adeguando le macchine agricole. Un’irrigazione a pioggia (o precipitazioni naturali) subito dopo il trapianto sono necessarie o, quantomeno, gradite per un miglior attecchimento.
Gestione
Per la corretta gestione agronomica dell’arundeto dobbiamo tener presente le caratteristiche botaniche della coltura, ovvero la sua capacità di propagazione. Per scongiurare l’invasione dei campi limitrofi, occorre creare un perimetro di sicurezza scavando un fosso di almeno 50 cm di profondità e larghezza. Fosso che andrà tenuto pulito durante la vita utile del canneto, almeno 15-20 anni se non oltre.
Raccolta
Già nel primo anno dopo l’impianto Arundo donax produce un’ottima quantità di sostanza secca (biomassa), pari al 50% del potenziale della pianta. L’arundeto entra in pieno regime produttivo dal secondo anno. La raccolta si effettua in autunno, quando i fusti sono abbastanza secchi, operando con le testate per la trebbiatura del mais modificate. La resa di biomassa per ettaro arriva mediamente a 40 tonnellate, con picchi fino a 100 con le condizioni colturali ideali.
Usi industriali della canna comune
Sono sostanzialmente tre le finalità produttive moderne della canna comune. Innanzitutto, la produzione di biogas e biometano, con la fermentazione anaerobica del trinciato, da cui si ricavano circa 160 metri cubi per tonnellata (con la quota di metano nel biogas prodotto del 55-65%). Vi è poi la destinazione d’uso di biomassa solida per la produzione di combustibile per riscaldamento industriale, tipo pellet, con un indice calorifico di PCI di 5.100 kWh/ton.
Infine vi è l’utilizzo classico nell’industria della carta per la produzione di cellulosa, ambito a cui si potrebbe estendere la produzione di carburante rinnovabile (bioetanolo) da una fonte sostenibile. Dunque un’opportunità agronomica da valutare con attenzione, per investimenti nell’economia green.
Usi nell’orto della canna comune
Nell’immaginario collettivo, la canna domestica è parte integrante dei lavori nell’orto. Le canne si usano principalmente per realizzare i sostegni agli ortaggi, ad esempio nella coltivazione del pomodoro. Molto diffuso, un tempo, era l’utilizzo nei vigneti, specialmente in quelli più accidentati e con l’allevamento della vite ad alberello.
Altro uso caratteristico nelle regioni del Sud è la creazione di spianate per l’essiccazione dei pomodori e dei fichi.
Infine, come già accennato, la canna comune è tra le migliori piante in assoluto per la realizzazione di frangivento. Un materiale semplice, povero, ma resistente e praticamente disponibile tutto l’anno.
Come tagliare le canne
In un piccolo canneto le canne vanno tagliate quando stanno iniziando a seccare, ciò vuol dire che saranno certamente lignificate. Si tagliano alla base con la zappa o una roncola, cercando di scegliere gli esemplari più vigorosi e diradando per lasciar spazio a quelli in maturazione o dell’anno successivo. Una volta ricavata la canna, si toglie la guaina e si taglia l’apice più debole. Dopodiché, raccolte tutte in fascine, si fanno asciugare in un luogo ventilato e all’ombra. Un canneto nella prossimità di un orto è una risorsa di valore incredibile che va preservata e curata.
Proprietà benefiche e uso erboristico della canna comune
Non tutti sanno che la canna comune ha proprietà officinali custodite nel rizoma. I principi attivi che contiene sono: sostanze amare, piccole quantità di alcaloidi, sali di potassio, resine. Da questi principi attivi derivano proprietà diuretiche e sudorifere. Per favorire la diuresi e la sudorazione si prepara un infuso con 2 g di rizoma secco in 100 ml d’acqua, da assumere in 2-3 tazzine al giorno.
Raccolta e conservazione del rizoma di canna comune
Il rizoma si raccoglie in novembre o in marzo, scavando poderosamente con una vanga. Una volta estratta una porzione di rizoma dal terreno, questa va pulita con il coltello dalle radici secondarie e dalle altre impurità. Fatto questo, la si taglia in piccoli dischi di 1 cm di spessore, che andranno messi a essiccare in un luogo asciutto, caldo, ma non esposto al sole (ad esempio, vicino a una stufa o un’altra fonte di calore). Il tutto si conserva poi in vasi di vetro.
Arundo donax come specie invasiva
A questo punto, dopo tutto quanto detto sulle virtù di questa pianta, è ancora possibile considerare la canna comune invasiva? A nostro avviso evidentemente no. Se ci ritroviamo un canneto in un posto indesiderato, pensiamo al fatto che probabilmente ci è arrivato per colpa delle attività umane, come il classico movimento terra che fa esplodere e diffondere i rizomi. L’uso di diserbanti chimici per eliminare la pianta è, inoltre, da considerarsi a dir poco scellerato, anche perché, in molte situazioni, questi sono del tutto inefficaci e il loro massiccio uso rischia di inquinare le falde acquifere nei pressi delle quali normalmente le canne vegetano. La canna domestica può essere rimossa meccanicamente o, semplicemente, controllata e conviverci sfruttandone le potenzialità.