Il giglio di mare (Pancratium maritimum) appartiene alla famiglia botanica delle Amaryllidacee. È una pianta spontanea che vegeta sui litorali marini delle nostre coste, facilmente riconoscibile per i suoi grandi e profumati fiori bianchi che sbocciano nei mesi estivi. Il giglio di mare è noto sin dall’antichità e, nelle condizioni ambientali giuste, può essere coltivato in giardino come pianta ornamentale. In Italia è conosciuto anche con altri nomi, quali: giglio del mare, narciso marino e pancrazio. Pur non essendo considerata una specie botanica a rischio di estinzione, in molte regioni è una pianta protetta, per via della cattiva abitudine di estirparla in maniera indiscriminata, recidendo i fiori o per ricavarne bulbi. Se la si vuole coltivare, basta acquistarne i semi e procedere alla semina come per tutte le altre piante.
In quest’articolo descriviamo la pianta e vediamo quali sono le tecniche per la coltivazione in giardino.
Descrizione del giglio di mare
Il Pancratium maritimum è una specie geofita psammofila, ovvero una pianta peculiare degli ambienti dunali contraddistinti da elevate concentrazioni di sali. È una perenne, provvista di grossi bulbi e lunghe radici, le quali sono in grado di raggiungere la falda freatica. I bulbi del giglio di mare sono simili a quelli del narciso. Di dimensioni relativamente grandi, forma sub-globosa, è munita di tuniche esterne membranacee di colore castano intenso e prolungate in una corta guaina. In natura i bulbi del giglio di mare si trovano a una profondità notevole nel terreno sabbioso o tra le rocce vicino al mare, dove le fluttuazioni dell’umidità sono ridotte rispetto a quelle degli strati più vicini alla superficie esposta al pieno sole.
Foglie
Le foglie della pianta sono in numero 5-6 per bulbo, di colore verde-grigiastro, nastriformi, con apice ottuso, larghe 1-2 cm e lunghe fino a 60. Spesso ripiegate longitudinalmente a doccia o ritorte a spirale. Il giglio di mare vegeta in tarda primavera, con la vegetazione che va in senescenza in tardo autunno.
Fiori
I fiori sono appunto i gigli di mare. Si trovano all’apice di uno scapo fiorale, il quale raggiunge un’altezza massima di 60 cm. In verità, di solito, i fiori si trovano più basso e non sempre in posizione verticale, questo per via dell’azione dei venti marini, ai quali la pianta resiste in maniera eccezionale. Le infiorescenze portano dei fiori bianchi imbutiformi, con una striscia mediana giallo-verdastra, posta sull’esterno dei sei tepali sottili. I sepali non sono sovrapposti e talvolta sembrano attorcigliati, mentre la struttura centrale, a forma di una lunga corona, è di colore bianco puro.
La fioritura avviene in piena estate ed è persistente fino a inizio autunno. Particolare è l’impollinazione, effettuata a opera del lepidottero sfingide Agrius convolvoli, in grado di visitare il fiore solo quando il vento non supera i 2 m al secondo.
I gigli marini hanno un profumo intenso e piacevole, che si percepisce anche a distanza, soprattutto di sera e con poco vento.
Semi
Il frutto è una capsula obovoide, loculicida, contenente numerosi semi protetti da un pericarpo spugnoso nero e angoloso. Ed è proprio nei semi il segreto della diffusione del giglio di mare. La loro protezione spugnosa, infatti, fa sì che possano galleggiare in acqua (disseminazione idrocora). In inverno vengono quindi trasportati dalle correnti marine e, in pratica, viaggiano e attecchiscono altrove nella primavera successiva.
Diffusione del giglio di mare e conservazione
Il Pancratium maritimum in Italia è presente allo stato selvatico lungo le dune di tutte le regioni costiere e delle isole. In alcune regioni (Lazio, Molise, Basilicata, Calabria) è elevato a rango di specie protetta, per cui la raccolta e l’asportazione di fiori e bulbi è vietata. Purtroppo il crescente utilizzo a scopi balneari delle zone costiere, sta restringendo l’habitat naturale a disposizione del giglio di mare e di altre specie simili, minacciandone la sopravvivenza. Per questo motivo, a tutela della specie, si rendono necessari specifici divieti.
Ambiente naturale
Com’è facile intuire, il giglio di mare cresce bene in zone piuttosto calde e soleggiate, in terreni sabbiosi e ben drenati. Non teme lunghi periodi di siccità, anzi, per fiorire rigoglioso ha bisogno di stagioni estive molto aride, con temperature superiori ai 27 °C. Nelle zone costiere più fresche, difatti, la fioritura tende ad essere minore. In inverno, la vegetazione dissecca completamente, ma il bulbo sotterraneo riesce a sopravvivere in quiescenza anche a temperature al di sotto degli 0 °C.
Come coltivare il giglio di mare
Per coltivare il giglio di mare c’è dunque bisogno di un terreno sabbioso e capace di drenare perfettamente l’acqua. In altri tipi di terreno la sua sopravvivenza è difficile.
La posizione deve essere in pieno sole e, come abbiamo visto, le temperature invernali non sono un limite.
Semina
Per avviare la coltivazione, la cosa più semplice è partire dal seme, non facilissimo da trovare, ma comunque disponibile nei negozi specializzati (ad esempio, lo trovate qui). La semina si effettua a inizio primavera, ponendo il seme un paio di cm al di sotto del terreno. Conviene seminare direttamente in loco, nella sede definitiva, in quanto non ama i trapianti. Fino al germogliamento del seme occorre irrigare a pioggia, mantenendo il substrato abbastanza umido, ma mai zuppo d’acqua.
Lasciate sufficiente spazio tra un seme e l’altro (almeno 50 cm) in quanto la pianta, in seguito, avrà uno sviluppo rigoglioso.
Cure colturali
Il giglio di mare, una volta attecchito, è estremamente rustico. Non ha bisogno di irrigazioni e concimazioni, l’unica operazione per mantenere in salute la pianta è una periodica sarchiatura.
Fioritura
Dal momento della semina alle prime fioriture trascorre molto tempo, almeno 5-6 anni. Una lunga attesa per avere questi stupendi fiori in giardino.
Moltiplicazione agamica
È possibile ottenere nuove piante di giglio di mare separando i bulbilli che si formano intorno al bulbo della pianta madre. Questo tipo di operazione si esegue quando le piante entrano nel periodo di dormienza, ovvero in autunno-inverno. Attenzione però a non danneggiare il bulbo madre, in quanto potrebbe facilmente perire. Sia il bulbo madre che i bulbilli devono essere ripiantati subito nel terreno dopo la divisione.
I bulbi dovranno essere interrati a una profondità pari a 3-4 volte la loro lunghezza. Partendo dal bulbillo, servono 3-4 anni per vedere i primi fiori.
1 commento
esauriente chiarezza di particolari per tutta la riproduzione alla coltivazione delle piante