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Il frutto miracoloso è una drupa del piccolo arbusto Synsepalum dulcificum, appartenente alla famiglia botanica delle Sapotaceae.
Si tratta di una pianta originaria di una zona tropicale dell’Africa occidentale, ma che ormai si è diffusa in molte parti del mondo.
Ma perché i frutti di questa pianta sono miracolosi?
La risposta è semplice, quanto sorprendente. I frutti, che sono quasi insapore, quando vengono mangiati hanno la capacità di rendere dolci tutti i cibi acidi e amari. Una sorta di dolcificante naturale per le nostre pupille gustative, insomma.
Il segreto di queste drupe sta in una sostanza in esse contenute, la miracolina.
In quest’articolo vi faremo conoscere questo particolare alberello tropicale, vedremo come agiscono i suoi principi attivi e vi sveleremo i segreti per la sua coltivazione.
Le caratteristiche del frutto miracoloso e del suo albero
L’albero del frutto miracoloso è di piccole dimensioni e cresce con la forma di un arbusto cespuglioso.
Nelle zone naturali d’origine può arrivare anche a 5 m di altezza, ma quando lo si coltiva non supera gli 1,5 m.
- Le foglie sono semplici, di forma ovale, affusolate alla base. Hanno il margine intero, con la pagina inferiore cerosa. Si sviluppano in piccoli gruppi situati all’estremità dei rami e sono di colore verde brillante.
- I fiori sono molto piccoli e di colore bianco, da essi si generano i frutti miracolosi.
- I frutti altro non sono che delle piccole drupe di color rosso intenso, lunghe circa 2-3 cm. La polpa è consistente, di colore bianco-rossastro, non molto spessa.
- La polpa avvolge un grosso seme di colore nero.
L’albero ha una crescita molto lenta, nelle giuste condizioni inizia a produrre le drupe dopo 3-4 anni.
Per confrontarlo con specie più comuni, possiamo dire che assomiglia un po’ a una pianta di alloro allevata ad alberello. Mentre il frutto è molto simile esteticamente alle bacche di goji o al corniolo.
Le proprietà della miracolina
Il segreto del frutto miracoloso sta in una glicoproteina chiamata miracolina. Questa fu isolata per la prima volta dallo scienziato giapponese Kenzo Kuhihara nel 1968.
Non si tratta di una sostanza dolce, difatti i frutti sono praticamente insapore. Ha però la capacità di legarsi ai recettori delle nostre papille gustative addolcendo il sapore dei cibi acidi o amari. Ad esempio, se si mangia prima un frutto di Synsepalum dulcificum e subito dopo un limone, quest’ultimo verrà percepito come dolce.
Questo particolare effetto ha una durata di circa un’ora, con un’intensità decrescente con il passare dei minuti.
Durante questo tempo, il nostro senso del gusto si modifica e anche cibi molto aspri diventano piacevolmente dolci.
Il paese in cui il consumo dei frutti miracolosi è maggiore è il Giappone. Qui, tramite la lavorazione e la trasformazione delle piccole drupe, vengono realizzate delle compresse.
Negli USA, durante gli anni ’70, si iniziò a commercializzare un estratto di questo frutto come dolcificante ipocalorico. L’ideale per pazienti diabetici e persone che seguono diete ipocaloriche. Successivamente, la Food and Drug Administration (FDA)
classificò il prodotto come additivo alimentare e richiese ulteriori test di sicurezza. Da qui l’abbandono della sperimentazione.
Anche in Europa ci sono stati problemi di autorizzazione ai prodotti commerciali in quanto considerato un novel food.
Nei paesi dell’Unione Europea per ottenere l’autorizzazione a commercializzare un novel food è necessario che ci sia una documentazione scientifica che dimostri l’efficacia del prodotto e soprattutto la sua sicurezza ad uso alimentare. Questo, nel caso dei frutti miracolosi, non è avvenuto.
Dunque, non è possibile commercializzare questi frutti o i loro estratti in Italia, anche se sono perfettamente legali e consumati senza problemi nei paesi in cui vengono coltivati.
Come coltivare il frutto miracoloso
La coltivazione dei frutti miracolosi potrebbe essere possibile anche alle nostre latitudini. Il problema è che non si trovano facilmente i semi ed è praticamente impossibile trovare delle piantine. Diffidate da quelli che vendono semi in rete per iniziare la coltivazione, in quanto questi semi hanno una germinabilità bassissima, che perdono pochi giorni dopo la raccolta.
La pianta si riprodurrebbe facilmente per talea, ma come detto è difficile reperirla.
Ama i suoli con un pH fortemente acido, nei quali vegeta bene. Il terreno poi deve essere umido, poiché la pianta che non tollera la siccità.
Con queste caratteristiche il frutto del miracolo potrebbe essere coltivato facilmente in vaso, anche per proteggerlo dalle gelate invernali.
Vedremo se nei prossimi anni si diffonderà anche nel nostro Paese.
1 commento
Sono molto iterrassato all’argomento