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Il nocciolino di sansa è un sottoprodotto dell’industria olearia che sta guadagnando forte terreno nel settore della produzione di energia da biomasse. Essendo un derivato della lavorazione delle olive, è un prodotto di grande interesse per chi possiede o gestisce un uliveto. La richiesta di combustibili per alimentare gli impianti domestici, infatti, è forte, e questo contribuisce a spingere in alto il prezzo del pellet, finora il principale combustibile usato per stufe e caldaie. Il nocciolino di sansa (o nocciolino d’olivo) si propone quindi come combustibile alternativo più economico ed ecologico, essendo un prodotto totalmente naturale ottenuto dalla spremitura delle olive, integrando a valle l’attività del frantoio e trasformando, quindi, uno scarto in una preziosa risorsa.
In quest’articolo vediamo cos’è il nocciolino di sansa, come si produce e se può essere davvero un’alternativa al pellet.
Cos’è il nocciolino di sansa vergine
Dopo la raccolta delle olive, dalla molitura per la produzione di olio extravergine si ottiene una frazione semisolida residua, chiamata sansa vergine. Con l’ausilio di apposite macchine separatrici è possibile recuperare la parte corrispondente ai noccioli dell’oliva, ovvero il nocciolino.
Il processo di estrazione avviene direttamente in frantoio e non prevede l’uso di solventi chimici. Ma un processo meccanico con fasi di essiccazione e separazione della buccia dall’osso. Il nocciolino di sansa è quindi costituito solo dall’osso delle olive, è totalmente ecologico ed essendo di origine oleosa molto efficiente come combustibile.
Peculiarità del nocciolino di sansa
La peculiarità del nocciolino di sansa è da trovarsi in primis nell’alto potere calorico della sua massa. Ha inoltre un bassissimo residuo nella bruciatura (fumi e ceneri) e non produce emissioni di fumo dannose con odori sgradevoli.
Il nocciolino di sansa disoleata esausta
Finora abbiamo parlato del nocciolino di sansa vergine. È opportuna però una precisazione, anche terminologica, su un altro tipo di nocciolino d’olivo, ovvero quello derivato dalla sansa disoleata esausta.
La sansa vergine contiene ancora una certa quantità di olio (circa il 6%), che alcuni frantoi estraggono ottenendo l’olio di sansa. Il procedimento è tipo chimico, con l’uso del solvente esano. Quest’olio spesso viene mescolato all’olio extravergine, per oli di bassa qualità.
Il sottoprodotto dell’olio di sansa è la sansa esausta disoleata. Questa qualità di nocciolino può contenere dei residui di esano e non è adatta alle caldaie e stufe domestiche, in quanto sporca molto di più. Inoltre, l’’esposizione all’esano, in alcuni casi può essere dannosa. Per cui se deciderete di acquistare nocciolino, assicuratevi che sia di sansa vergine.
In quali stufe e caldaie si può usare il nocciolino di sansa?
Il mercato delle caldaie e delle termostufe è in continua evoluzione. Sicuramente gli impianti progettati per funzionare a multicombustibile (legno, pellet e altro) possono essere alimentati a nocciolino di sansa. Il problema sorge sulle classiche stufe a pellet, che milioni di persone hanno installato in questi anni, scegliendo proprio il pellet come combustibile principale. Le stufe di nuova costruzione sono studiate per funzionare a pellet e nocciolino, le macchine un po’ più datate potrebbero avere dei problemi.
Se avete una vecchia stufa a pellet confrontatevi con un tecnico e capite se si può adattare al nocciolino, a volte bastano semplici modifiche, come quelle alla clochea o al braciere.
Dove si compra il nocciolino?
Il posto migliore dove potete comprare il nocciolino di sansa è direttamente presso i frantoi oleari. Lì potrete valutare la qualità del prodotto e delle lavorazioni e magari spuntare un prezzo migliore. Ovviamente il materiale si sta diffondendo anche nelle classiche catene di distribuzione, con ovvi rincari.
In rete, specie quando vi chiedono pagamenti anticipati, rischiate di cadere in una truffa bella e buona. Quindi il nostro consiglio è quello di rivolgervi in ogni caso a rivenditori fisici.
Il nocciolino è più conveniente del pellet?
A livello ecologico la risposta è sicuramente si. La produzione di biomassa derivante dal legno si è prestata a forti speculazioni e anche a pratiche ecologiche discutibili. Il nocciolino d’olivo invece è un prodotto che dà valore alla filiera di produzione dell’olivo. Il frantoio, con pochi investimenti in macchinari, realizza un’economia di scopo, ampliando verticalmente la sua attività.
A livello di prezzi, nel 2022, abbiamo assistito ad un rincaro clamoroso del prezzo del pellet, passato dai 5 euro di media ad oltre 10-12 euro per un sacco da 15 kg.
Il nocciolino si vendeva a 15-18 euro al quintale fino ad una decina di anni fa, oggi per un sacco da 15-20 kg occorrono circa 5-6 euro.