Con il nome lampascione (Leopoldia comosa) viene identificata una pianta bulbosa delle famiglia botanica delle Asparagaceae. Fino a non molto tempo fa, i lampascioni erano indicati a livello botanico come Muscari comosum, quindi genere Muscari, a cui appartengono piante simili ma meno pregiate dal punto di vista alimentare, usate più che altro in giardino a scopo ornamentale.
In questo articolo conosciamo prima la pianta del lampascione e le tecniche di riproduzione, scopriamo poi come e quando si raccolgono i bulbi, infine vediamo le proprietà benefiche e gli usi classici in cucina.
I lampascioni nella tradizione italiana
I lampascioni fanno parte della tradizione rurale delle regioni meridionali, in particolare di Puglia, Basilicata e Calabria, dove questi preziosi bulbi erano parte integrante dell’alimentazione povera contadina. Da queste regioni vengono anche i nomi dialettali ampascione, cevoddine, vampagiolo, campassulu, pampascione, vampascione, cipuddizze. Nel resto d’Italia, questo ortaggio è altresì conosciuto con i nomi di: lampagione, muscaro, cipollaccio col fiocco, cipollaccia turchina.
Se un tempo erano considerati ortaggi spontanei modesti, non amati da tutti per il tipico sapore amarognolo, oggi tornano alla ribalta nella cucina gourmet, con la riscoperta delle ricette della tradizione. Tuttavia, c’è da dire che quelli che si trovano nei banchi dei fruttivendoli, dunque nei ristoranti, sono spesso di importazione e non locali. Questo perché la coltivazione in Italia, così come la raccolta spontanea, è molto complicata e poco praticata, giacché ritenuta poco redditizia.
Descrizione del lampascione
La Leopoldia comosa è una pianta perenne e bulbosa. Sviluppa un bulbo sotterraneo, il lampascione per l’appunto, che giace nel terreno a una profondità variabile da 10 a 50 cm. Il bulbo, dall’aspetto di una piccola trottola, ha un diametro variabile da 1 a 5 cm e un peso che va dai 10 ai 40 g. È avvolto da sottili tuniche, le più esterne di color rosso-mattone, più chiare quelle interne.
Dal bulbo sotterraneo in pieno inverno spuntano le prime foglie e in primavera il fusto, spoglio e lungo fino a 70 cm, che porta l’infiorescenza.
Foglie
Le foglie del lampascione, in numero variabile da 3 a 5, nascono tutte dal bulbo sotterraneo. Sono carnose, lunghe quanto il fusto o talvolta di più. Nella parte inferiore sono scanalate a doccia, mentre in alto si restringono pian piano, fino alla punta acuta.
Fiori
L’infiorescenza è un altro tratto caratteristico del lampascione. È formata da un racemo terminale sul fusto, il quale porta fiori fertili nella parte inferiore e un ciuffo di fiori sterili all’apice (è questo il “fiocco” a cui si riferisce uno dei tanti nomi volgari, cipollaccio col fiocco).
I fiori fertili sono inseriti con dei lunghi peduncoli all’ascella di piccole brattee biancastre di forma lanceolata, la corolla è cilindrica appena slargata alla base e termina con 6 piccoli denti triangolari, il colore è violaceo-olivastro. I fiori sterili sono molto piccoli e di un bel colore azzurro-violaceo. Da questo punto di vista, una pianta di lampascione non passa di certo inosservata in un prato di campagna.
La fioritura avviene in primavera e si prolunga fino a inizio estate.
Frutti e semi
Il frutto è una capsula di forma subtriangolare che si apre a maturità in 3 valve contenenti pochi semi più o meno sferici.
L’habitat naturale dei lampascioni
I lampascioni crescono un po’ in tutta Italia, anche se la loro presenza è maggiore nelle regioni meridionali. Li troviamo dal mare alla montagna, fino a 1.500 mslm, nei luoghi erbosi, nei prati e nei campi coltivati senza uso di pesticidi e con lavorazioni leggere.
Coltivare i lampascioni
Prima di conoscere le proprietà e le ricette con i lampascioni, capiamo se è possibile coltivarli nell’orto domestico. La risposta è sì, ma bisogna avere molta dovizia e, soprattutto, pazienza.
Terreno
Per prima cosa è fondamentale avere il terreno adatto, ossia sciolto, di medio impasto e ben drenante. Terreni argillosi, asfittici e che danno luogo a ristagno idrico sono da evitare in modo assoluto.
Semina
Il metodo più semplice per avviare la coltivazione dei lampascioni è utilizzando le piante spontanee e in primis i loro semi. Le sementi arrivano a maturazione in estate e possono essere raccolti con facilità prima che la pianta stessa vada in senescenza, seccando la parte aerea. I semi raccolti da piante spontanee mantengono un buon tasso di germinabilità.
La semina dei lampascioni si effettua a partire da ottobre e fino a tutto dicembre. Si può seminare direttamente in campo, ma la crescita è davvero molto lenta. Dalla semina alla raccolta di bulbi di buone pezzature trascorrono almeno 3 anni, per questo motivo conviene seminarli in piccoli vasetti ed effettuare la messa a dimora definitiva nell’autunno dell’anno successivo, saltando quindi un ciclo colturale nel terreno.
In un singolo vasetto (12 cm di diametro) possono coesistere fino a 3 plantule di lampascioni, o meglio bulbilli.
Trapianto
I piccoli bulbilli nati da seme si trapiantano a 20 cm l’uno dall’altro, su file regolari distanziate 50 cm. Vanno interrati ad almeno 10 cm di profondità con la punta rivolta verso l’alto.
Riproduzione tramite bulbo-madre di lampascione
Altra tecnica di riproduzione, questa volta agamica, è attraverso un “bulbo-madre”.
In pratica, in estate, quando la pianta è del tutto secca, si estrae il bulbo di lampascione dalla terra e si taglia l’apice vegetativo sotterraneo e si praticano delle incisioni all’apice. Il bulbo così trattato viene messo sotto la sabbia e in luogo buio e fresco. In autunno il bulbo madre si sarà disidratato, ma avrà generato dei bulbilli laterali che è possibile dividere e mettere a dimora come visto in precedenza. In questo modo, in pratica, risparmiamo l’anno di crescita in vasetto partendo dal seme.
Conviene utilizzare più bulbi madre, in quanto la percentuale di emissione di bulbilli laterali è molto variabile.
Cure colturali
Una volta che i bulbilli di lampascione sono attecchiti, le cure da dedicarvi sono pochissime, quasi nulle. Basta tenere sotto controllo le erbe infestanti effettuando periodiche sarchiature.
Convenienza della coltivazione del lampascione
Questo tipo di prove di coltivazione del lampascione non costano nulla nel contesto di un orto domestico, anzi possono essere molto divertenti e dare grandi soddisfazioni in caso di buona riuscita. A livello commerciale è intuibile con facilità come questa coltura sia poco appetibile e relegata a una nicchia. I tempi lunghi e, soprattutto, le complesse modalità di formazione del materiale vegetativo, non rendono la pratica attraente. Ecco perché, come dicevamo, i lampascioni che si trovano in vendita sono spesso di importazione, soprattutto dai paesi dell’Africa del nord.
Raccolta dei lampascioni
Ma vediamo ora quando e come si raccolgono i lampascioni, seguendo le antiche tecniche dei contadini del Sud. Il periodo adatto è la fine dell’inverno, prima della fioritura, ovvero quando da terra spuntano le prime foglie e quindi la pianta può essere identificata. Grosso modo, diciamo che si raccoglie da gennaio a marzo. Tuttavia è possibile farlo anche più in là con la stagione, quando la formazione vegetativa è più visibile. Non bisogna, però, andare troppo oltre con i tempi, per evitare che il terreno inizi ad asciugarsi con i primi caldi, rendendo ancora più difficoltosa l’operazione. Il bulbo del lampascione si sviluppa infatti in profondità, non in superficie, un terreno compatto risulterebbe quindi un problema.
Il lampasciunaru e la sirchiarola
Nella tradizione Salento, una delle zone elettive del lampascione, il raccoglitore di bulbi è chiamato lampasciunaru. L’attrezzo usato per la raccolta prende il nome invece di sirchiarola, una specie di vanga con lama stretta, ma molto pesante, in grado di scendere in profondità nel terreno. Una volta individuate nel campo le piante, le si osserva, stimando a occhio quelle che dovrebbero avere sviluppato i bulbi più grossi. Il bulbo viene cavato con l’attrezzo, affondandolo nel terreno con colpi precisi e netti. All’attacco della vegetazione si pratica un taglio, in modo da lasciare solo un piccolo spuntone verde.
I lampascioni in cucina
Chiunque abbia provato i lampascioni non potrà non ricordarne il gusto, un perfetto mix di sapore amaro e dolce, unico. In fase preliminare, i bulbi vanno puliti con cura, eliminando la punta verde, le radichette e le tuniche più esterne, di solito già secche. Infine, si lavano per eliminare tutti i residui di terra. La parte amara è predominante, per cui è importante sbollentarli un po’ e metterli a bagno per una notte, così da alleggerirla un po’ e ammorbidire il bulbo prima della cottura. Vanno cucinati interi, ma dopo la notte in acqua e prima della cottura finale bisogna praticare delle incisioni a stella nella base più larga con il coltello.
La cottura e la conservazione possono avvenire in molti modi. La cosa certa è che quando le cipudizze sono sul fuoco si sente, l’aroma che sprigionano è dolce, profondo e persistente (anche se non a tutti piace).
Ricette con i lampascioni
Con una semplice ricetta è possibile conservare i lampascioni sott’olio, dopo averli fatti bollire per 5 minuti in acqua salata e aceto bianco, aggiunti in proporzioni uguali. Una volta raffreddati, si mettono in vaso, coprendo con olio e.v.o. e aggiungendo a piacere altri aromi (ad esempio origano, peperoncino, rosmarino ecc, a seconda dei gusti).
Per il consumo immediato, si possono cucinare stufati, fritti con le uova o con le patate, lessati, usati come ripieni per torte rustiche o come contorni ai piatti di carne. Insomma, ci si può dilettare in tante ricette diverse, tenendo sempre presente che il loro gusto è dominante rispetto a tutti gli altri ingredienti.
Proprietà alimentari e officinali
Benché considerato da sempre un alimento povero, il lampascione ha ottime proprietà alimentari. Contiene solo 40 kcal per 100 g di parte edibile, ma è ricco in sali minerali quali potassio, fosforo, ferro, calcio, manganese, rame e magnesio.
La parte secca (circa il 25% del totale) contiene amidi, saccarosio, fruttosio e glucosio.
Contengono altresì mucillagini, le quali conferiscono le proprietà officinali.
I lampascioni sono da sempre consumati per favorire la secrezione urinaria, quindi per le proprietà diuretiche. Stimolano la fermentazione intestinale, causando ben conosciuti e inevitabili fenomeni di meteorismo. Per uso esterno hanno proprietà emollienti e rinfrescanti.
Anche le parti aeree della pianta, secondo recenti studi, sembrano essere utili nel contrasto all’obesità.
Uso officinale
Per sfruttare le proprietà emollienti e rinfrescanti viene utilizzata la polpa dei lampascioni, ottenuta dopo una lunga cottura. Questo rimedio naturale è consigliato per trattare le pelli irritate, secche o affette da foruncoli.
Con la polpa ottenuta dai bulbi si preparano compresse usando delle garze, da applicare sulle parti interessate per 15 minuti.