Indice dei contenuti
La lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium) è una felce appartenente alla famiglia delle Asplenaceae. Su alcuni testi potreste trovarla indicata anche con le denominazioni botaniche di: Asplenium scolopendrium, Scolopendrium officinale o Scolopendrium vulgare. Questa pianta non ha solo diversi nomi scientifici, ma anche molti nomi comuni. Ad esempio, è nota spesso come scolopendria, lingua cervina e asplenio scolopendrio. L’epiteto della specie botanica, scolopendrium, è la latinizzazione del termine greco σκολοπένδρον=scolopendra e fa riferimento alla particolare disposizione su due file sotto la lamina fogliare dei sori, somiglianti alle zampe del famoso chilopode scolopendra.
La pianta cresce spontanea nel nostro Paese, ma per la sua bellezza è ampiamente coltivata nei giardini a scopi ornamentali, essendo altresì molto rustica e facile da curare.
Non tutti sanno, inoltre, che è una pianta ricca di proprietà benefiche, facili da sfruttare anche in ambito domestico.
In quest’articolo ne approfondiremo quindi le caratteristiche e vedremo le tecniche di coltivazione biologica, le sue proprietà e gli usi.
Descrizione della felce lingua di cervo
La Phyllitis scolopendrium è una felce che si presenta come un piccolo cespuglio vigoroso e svasato di foglie che spuntano direttamente dal terreno. La pianta, in realtà, è originata da un corto rizoma sotterraneo, coperto da squame di colore rossastro, dal quale si dipartono numerose radichette secondarie molto sottili. Botanicamente, si classifica come emicriptofita rosulata, ovvero una
pianta perenne che si riproduce per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con foglie disposte in rosetta basale.
Foglie
Le foglie di questa felce sono delle tipiche fronde, che a maturità ricordano la lingua di un cervo. Prima del loro completo sviluppo hanno forma di pastorale, hanno cioè l’apice arrotolato a spirale come il pastorale vescovile. A maturità, sono lunghe mediamente 30-40 cm, ma possono arrivare a 60, e sono larghe 3-6 cm. Hanno un breve picciolo coperto da numerose squame rossastre. La lamina è lungamente lanceolata, cuoriforme alla base e gradatamente ristretta fino all’apice acuto. Il margine è intero e talvolta lievemente ondulato. La fronda, invece, è solcata da una robusta nervatura centrale da cui si diramano numerosissime nervature secondarie più o meno parallele tra di loro. La superficie è lucida e liscia, di un bel colore verde-brillante.
Sori
Le felci non emettono fiori, ma nella pagina inferiore si trovano delle formazioni, dette sori, in cui si producono le spore. Nel caso della lingua di cervo i sori sono lineari e disposti parallelamente alle nervature secondarie. Essi sono chiaramente visibili nella pagina inferiore della fronda sotto forma di robuste linee di colore marrone che, a maturità, lasciano cadere una polvere impalpabile formata dalle spore.
Habitat naturale
La felce lingua di cervo cresce spontanea in tutta Italia, dal livello del mare fino alla zona sub-montana. Predilige i luoghi umidi, si trova infatti tra le rocce nei boschi, sui vecchi muri a secco in posizione nord, nelle imboccature dei pozzi e delle grotte.
Come coltivare la felce lingua di cervo
Assecondando le condizioni dell’habitat naturale, la felce lingua di cervo risulta facile da coltivare. Per quanto riguarda il substrato di coltivazione occorre garantirle un terreno umido e fresco, di consistenza sciolta. La pianta va posizionata al riparo dai forti venti e soprattutto in piena ombra. Può essere coltivata anche in mezz’ombra, l’importante è che il sole diretto la lambisca solo per poche ore al giorno. È inoltre una pianta con una certa resistenza alla siccità, ma è meglio che abbia un terreno sempre abbastanza umido.
Una volta affrancata, richiede poche pure, basta pulirla periodicamente dalla fronde secche. Infine, la si può coltivare anche in vaso (la si trova nei negozi specializzati).
Raccolta e parti utili
Della felce lingua di cervo si possono utilizzare i rizomi e le fronde. I rizomi si raccolgono tra settembre e ottobre, scavando la terra e recidendo le radichette laterali. Le fronde invece si possono raccogliere tra luglio e agosto, tagliandole alla base della lamina.
Rizoma e fronde si essiccano all’ombra, in un luogo ben areato. Si conservano bene in sacchetti di carta o di tessuto.
Le proprietà della felce lingua di cervo
Il rizoma di questa felce viene usato come espettorante e antitosse, ma le più utili applicazioni provengono dalle fronde. Queste hanno fatto parte per molto tempo di presidi medici atti a combattere la tosse, stimolare la diuresi, alleviare i problemi al fegato, eliminare piccoli calcoli. Vista la presenza della taminiasi, vanno però usate con moderazione. Per uso esterno, le fronde hanno un buon potere astringente e cicatrizzante. Si possono impiegare per: lenire le scottature, alleviare le infiammazioni della cute e delle mucose della bocca, lavare abrasioni e piccole ferite in caso di emergenza.
Preparazioni domestiche
Per uso interno si può preparare un decotto, sia con il rizoma che con le foglie, impiegando 2 g di sostanza secca in 100 ml d’acqua. Questo decotto si assume in 2-3 tazzine al giorno.
Per uso esterno, invece, si impiegano solo le fronde e il decotto lo si fa con 4 g di sostanza secca in 100 ml d’acqua. Con il decotto si possono fare sciacqui, gargarismi o applicare sulle parti interessate sotto forma di compresse imbevute.
Interessante è anche l’uso cosmetico del decotto di felce lingua di cervo, con cui frizionare la cute in caso di capelli grassi.
Infine, una manciata di fronde nell’acqua del bagno ha effetto rinfrescante e astringente.