L’inula viscosa, botanicamente classificata come Dittrichia viscosa, è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae. È conosciuta anche con altri nomi volgari, quali: enula ceppitoni, pulicaria, ceppica, prucara, pruteca, inula vischiosa, enula bacicci e ha un’ampia diffusione in Italia, specie nelle regioni del Centro-Sud. Per via della sua colorata e copiosa fioritura autunnale, di certo non passa inosservata nei paesaggi di campagna. È una pianta rustica e selvatica, che riveste un importante ruolo a livello ambientale, in primis per l’apicoltura.
Questa specie favorisce la biodiversità e la presenza di insetti utili nell’ecosistema e ha, allo stesso tempo, principi attivi insetticidi naturali. Queste peculiarità sono sfruttate per la lotta biologica alla mosca dell’olivo (Bactrocera oleae). Vediamo quindi com’è fatta l’inula viscosa e i suoi campi di applicazione.
Descrizione dell’inula viscosa
L’inula viscosa è una pianta spontanea e perenne. A livello biologico si definisce emicriptofita scaposa, in quanto è in grado di svernare attraverso gemme poste al livello del terreno ed è dotata di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Ciò si traduce in una sua grande resistenza, per la quale, erroneamente, viene spesso considerata un’infestante. Anche se tagliata a livello del suolo, la pianta è in grado di ricacciare nuovi germogli e crescere in un solo anno con facilità.
Esteticamente ha l’aspetto di un grande cespuglio, formato da vigorosi fusti eretti e ramificati, a volte parzialmente sdraiati, alti anche oltre 1 m. Questi fusti lignificano alla base, hanno colore bruno e una corteccia screpolata. Salendo sul fusto, nella parte centrale, la consistenza è più erbacea e il fusto stesso è ispido e ricoperto di foglie.
Foglie
Le foglie dell’inula viscosa sono alterne sul fusto, molto persistenti, pubescenti e ispide. Hanno forma lanceolata, con margine intero o dentellato in maniera irregolare. La dimensione è maggiore nella parte inferiore (foglie sessili) e si riduce progressivamente, salendo lungo il fusto (foglie amplessicaule). Le foglie dell’inula sono dette vischiose, in quanto pelose e dotate di ghiandole contenenti olio essenziale. Sono rifiutate dagli animali erbivori, probabilmente per il forte odore aromatico e resinoso che emanano.
Fiori
L’infiorescenza è il tratto distintivo dell’inula viscosa. È formata da una pannocchia terminale a forma di piramide, in cui sono inseriti numerosi e appariscenti fiorellini gialli (cupolini) di 1-1,5 cm di diametro. I fiori periferici della piramide sono femminili e ligulati, con ligula lunga e lineare; quelli interni sono ermafroditi, con corolla tubulosa e terminante con cinque denti. Il colore dei fiori di è un bel giallo-dorato.
Impollinazione e fioritura
L’impollinazione dell’inula viscosa è di tipo entomogamo, ovvero operata da api e altri insetti impollinatori. La fioritura è persistente e scalare, avviene infatti a partire dalla fine dell’estate e si prolunga di solito fino alla fine del mese di ottobre. Per esperienza, in stazioni calde e soleggiate, ci è capitato di osservare l’inula in fiore anche in novembre inoltrato. La disseminazione dei semi è fatta dal vento (anemocora), questo è un altro motivo della sua facile diffusione.
Frutti e semi
Il frutto dell’inula viscosa è costituito da un achenio di colore biancastro, fornito di un pappo di peli semplici riuniti alla base, di colore giallo-grigiastro.
L’habitat della inula viscosa
L’inula viscosa vegeta spontaneamente dal livello del mare fino all’alta collina, a circa 800-1000 m di altitudine. È molto comune lungo le coste, ma anche nelle campagne non fa mancare la sua presenza. Predilige i terreni incolti, le scarpate, i bordi delle strade, i vecchi muri a secco, i margini dei boschi. Essendo una pianta eliofila, ha però bisogno della luce, quindi non riesce a vegetare nel sottobosco più interno. Ad ogni modo, non ha problemi a crescere in terreni molto poveri, siccitosi, di origine calcarea e argillosi.
È, inoltre, famosa per essere una pianta in grado di colonizzare i campi incolti o abbandonati. Questo perché rifugge le lavorazioni continue del terreno e i seminativi. Al Sud è molto comune tra i filari dei vigneti, negli oliveti ben esposti e nei frutteti.
Importanza dell’inula viscosa in apicoltura
In apicoltura l’inula viscosa è una pianta d’importanza strategica. Fornisce abbondanti riserve di polline e nettare in un periodo, quello compreso tra la fine dell’estate e l’autunno, in cui le altre fioriture sono scarse o assenti. In teoria, in zone ad alta intensità, con questa pianta si può produrre un miele monoflora, o comunque le sue essenze possono entrare nella produzione di un miele millefiori autunnale.
Il miele di inula però non è particolarmente apprezzato sul mercato, sia per il sapore forte, che per la facile tendenza alla cristallizzazione. Inoltre, è un miele molto umido, il quale può andare incontro a fermentazione durante la conservazione. Per questo, gli apicoltori lasciano alle api quanto prodotto con l’inula viscosa, senza posizionare i melari, e le api ne fanno delle scorte fondamentali in un periodo a ridosso dell’invernamento.
L’inula viscosa e lotta biologica alla mosca dell’olivo
L’inula viscosa rappresenta un perfetto esempio di come funziona la biodiversità ambientale e come questa possa essere un’arma vincente contro i parassiti delle colture.
I coltivatori di olivo, ad esempio, ogni anno fanno i conti con i danni causati dalla mosca Bactrocera oleae, un fitofago che attacca le drupe quando sono ancora sull’albero, causando abbondante cascola e inficiando la qualità dell’olio prodotto con le olive salvate. L’inula viscosa può essere utile nel prevenire questo problema.
Meccanismo d’azione
Il meccanismo d’azione è il seguente: l’inula viscosa è parassitata dalla mosca Myopites stylatus, un dittero tefritide galligeno. Questo insetto diventa l’ospite svernante dell’imenottero calcidoide Eupelmus urozonus, antagonista naturale della mosca dell’olivo, sulla quale compie 2-3 generazioni l’anno.
Per semplificare, i due insetti Myopites stylatus e Eupelmus urozonus passano l’inverno sulla pianta. A primavera si schiudono le galle formate dal Myopites stylatus e gli Eupelmus urozonus fuoriescono alla ricerca di insetti da parassitare. Tra questi incontrano le larve della mosca olearia.
In autunno il ciclo si ripete con gli Eupelmus urozonus che andranno nuovamente alla ricerca dei Myopites stylatus per trascorrere l’inverno sull’inula viscosa. Negli uliveti (o ai margini degli stessi) in cui la pianta è lasciata vegetare liberamente, si è osservato un abbattimento degli attacchi di mosca olearia superiore al 50%. Quindi gli olivicoltori farebbero bene a lasciare nell’uliveto questo baluardo di biodiversità che è l’inula viscosa, che è tutt’altro che un’erba infestante.
3 commenti
Ottimo artico, molto utile.
Molto interessante. Lascio sempre crescere l’inula nel mio piccolo campo per motivi estetici e di difesa della biodiversità. Ora sapere che è utile si miei ulivi mi dà una ragione in più
Grazie