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L’erba spaccapietra (Ceterach officinarium) è una felce della famiglia delle Aspleniaceae. In molti testi è chiamata anche Asplenium ceterach, mentre volgarmente è nota come erba ruggine, cedracca e asplenio. Il nome spaccapietra deriva invece dalla medicina popolare e fa riferimento alla capacità della pianta di disgregare i calcoli renali.
Questa spiccata proprietà, confermata da ricerche moderne e che approfondiremo nell’articolo, rende quest’erba officinale interessante da conoscere, per arricchire l’erboristeria domestica.
Dove cresce l’erba spaccapietra?
L’erba ruggine è una delle poche felci che riesce a vivere anche in ambienti non eccessivamente umidi. È presente in tutta Italia, dalla regione mediterranea a quella submontana. Cresce tra le rocce e nei muri a secco assolati, dunque, letteralmente, spacca le pietre per trovare il suo spazio vitale.
Nomi regionali della cedracca comune
A testimonianza dell’ottima diffusione locale dell’erba ruggine, ecco alcuni nomi regionali con cui la pianta è conosciuta: erba dei muri ed erba indoa in Liguria, cetrach in Piemonte, cedracc in Lombardia, capelvenere doppio ed erba dorata in Toscana, spaccapietre in Campania, filicicchi in Calabria, citracca in Sicilia, doradilla e dorafilla in Sardegna.
Descrizione dell’erba spaccapietra
La Ceterach officinarium è una piccola felce con la forma biologica di emicriptofita rosulata, ovvero una pianta perennante grazie alle gemme poste a livello del terreno e con le foglie (in questo caso fronde) disposte in rosetta basale. L’erba spaccapietra non supera solitamente i 10-15 cm di altezza. È dotata di un corto rizoma da cui nascono numerose fronde.
Fronde
Le fronde (così si chiamano le foglie delle felci) sono di forma lanceolata e pennato-partite, con il margine sinuoso che forma dei lobi alterni. Quest’ultimi sono normalmente interi, ma talvolta possono essere variamente dentati. Il picciolo e la pagina inferiore della fronda sono coperti da numerosissime squame di color marrone-ruggine, da qui il nome di erba ruggine.
Sori
Le felci non producono fiori, ma nella superficie inferiore delle foglie si trovano, lungo le nervature, delle formazioni, dette sori, nelle quali maturano le spore che assicurano la riproduzione naturale della pianta. Abbiamo approfondito questo aspetto botanico parlando di altre due specie di felci la capelvenere e la lingua di cervo.
Raccolta
Le parti utili dell’erba spaccapietre sono le fronde e il rizoma. Le fronde si raccolgono insieme al picciolo da maggio ad agosto, quando sono ben sviluppate, avendo cura di staccare solo alcune fronde per ogni pianta. Il rizoma invece si raccoglie a inizio autunno, e va mondato dalla terra e dalle radichette più sottili.
Conservazione
Le fronde, una volta raccolte, si essiccano in strati sottili e all’ombra. Il rizoma può essere essiccato invece al sole o in un ambiente riscaldato. Ambedue le parti si conservano in recipienti di vetro o di porcellana.
Proprietà dell’erba spaccapietre
I costituenti principali dell’erba spaccapietra sono: flavonoidi, tannini, mucillagini, acido clorogenico, acido caffeico, aminoacidi, sali minerali. Da questi principi attivi derivano proprietà: astringenti, diuretiche, emollienti, tossifughe.
L’erba spaccapietre e i calcoli renali
L’erba spaccapietra, in particolare le fronde, sono utilizzate come diuretico e antinfiammatorio dell’apparato urogenitale. Risultano molto utili nei soggetti predisposti ai calcoli del rene e, in particolare, a coloro che hanno abbondanti ossalati nelle urine. Secondo uno studio condotto in vitro si è appurato che la cedracca è in grado di ridurre la cristallizzazione degli ossalati di calcio monoidrato diminuendone la grandezza e modellandone la forma.
I cristalli di calcio monoidrato (i calcoli renali) aderiscono meno alle cellule tubulari renali e sono espulsi più facilmente con le urine. Questo è il motivo per cui l’erba spaccapietra e i suoi estratti si trovano facilmente in vendita in erboristeria e nei negozi specializzati, in forma di integratori, compresse, gocce di tintura madre e tisana.
Ovviamente, essendo quello dei calcoli renali un problema serio e invalidante, il trattamento terapeutico con la Ceterach officinarium deve essere seguito dal medico curante.
Altri usi nella medicina popolare
Come detto, della cedracca si impiegano, a scopo erboristico, il rizoma e le fronde. La medicina popolare attribuisce alla pianta proprietà sedative della tosse ed emollienti delle prime vie aeree. Ad uso esterno, l’erba trova impiego come antiinfiammatorio, astringente, decongestionante delle mucose della bocca, delle gola e dell’epidermide arrossata.
Uso domestico dell’erba spaccapietre
A casa potete usare il rizoma per fare un decotto, ottimo sollievo per la tosse, con 3 g di sostanza secca in 100 ml di acqua, da assumere in 2-3 tazzine al giorno.
Per stimolare la diuresi, prevenire e curare i calcoli, sedare la tosse, si usano le fronde, preparando un infuso con 2 g di sostanza secca in 100 ml di acqua, da assumere in 2-3 tazzine al giorno.
Ad uso esterno, sono utili le fronde, facendo un decotto con 6 g in 100 ml d’acqua. Il decotto, in questo caso, si usa per fare sciacqui, gargarismi e lavaggi; oppure per fare compresse imbevute da applicare sulle parti interessate.