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L’innesto rappresenta una pratica millenaria che ha trasformato il modo in cui le piante crescono, si sviluppano e si riproducono. Nel vasto panorama della frutticoltura e della coltivazione, questa tecnica si configura come un’arte delicata e, allo stesso tempo, una scienza precisa. Questa tecnica, che coinvolge la combinazione di parti di diverse piante per ottenere un organismo più robusto e vigoroso, è stata affinata nel corso dei secoli, diventando un elemento fondamentale per la produzione di frutti di qualità, la propagazione di specie rare e la gestione di malattie vegetali.
Tuttavia, dietro a questa pratica così affascinante, si celano sfide e intricati processi che determinano il successo o il fallimento di un innesto. Nell’ambito di quest’arte agricola, è essenziale comprendere le finalità che guidano questa pratica, le condizioni ottimali per garantire il suo successo e, non meno importante, i sintomi che indicano una possibile disaffinità tra i tessuti innestati.
Finalità principali e secondarie dell’innesto
La finalità principale per cui si praticano gli innesti negli alberi da frutto è quella di fissare una cultivar e/o diffondere quella cultivar stessa. Il soggetto innestato infatti, conserverà le stesse caratteristiche del “donatore”.
Vi sono poi numerose finalità secondarie, eccole:
- indurre maggiore o minore vigoria o longevità;
- migliorare la quantità e la qualità della frutta;
- anticipare la fruttificazione;
- adattare certe specie a condizioni pedologiche difficili;
- aumentare la resistenza ai parassiti;
- rivelare la presenza di virosi;
- permettere l’impollinazione incrociata mediante il reinnesto con piante impollinatrici;
- salvare piante danneggiate da roditori, dal gelo, ecc. con l’innesto a ponte;
- sostituire il portainnesto inadatto al terreno o alla cultivar, con l’innesto di rinvigorimento;
- sostituire una cultivar con un’altra mediante il sovrainnesto;
- vincere la scarsa affinità fra soggetto e marza con l’introduzione fra i due bionti dell’innesto intermedio.
Condizioni per la riuscita
Condizione imprescindibile per la riuscita dell’innesto è la cosiddetta affinità. Questa sussiste quando tra i due bionti vi è somiglianza fisiologica o biochimica di nutrizione, simile all’attività metabolica, e comunanza di struttura anatomica.
Altre condizioni decisive sono:
- contatto delle zone generatrici (cambiali);
- rispetto della polarità;
- esecuzione dell’innesto in epoca adatta;
- tipo d’innesto adatto alle esigenze del portainnesto e della marza;
- perfetta esecuzione dell’innesto: attrezzi appropriati ed affilati; legacci e mastici adatti, cure successive all’innesto, ecc.
Sintomi di disaffinità
Alcuni sintomi visibili ci possono mettere in guardia sui potenziali problemi di un innesto. Eccoli:
- cicatrizzazione lenta;
- accrescimento diametrico diseguale fra i due bionti (callo d’innesto abnorme);
- sviluppo stentato o morte della marza;
- bassa percentuale di attecchimento;
- arrossamento del fogliame alla fine dell’estate;
- defogliazione precoce;
- precoce differenziazione delle gemme e rapida messa a frutto delle piantine;
- discontinuità dei tessuti nel callo d’innesto;
- rottura al punto d’innesto;
- formazione di tilli nella marza sopra il punto d’innesto;
- accumulo di amido sopra il punto d’innesto;
- manca differenziazione dei cribi nella marza.
Cause probabili della disaffinità
A monte ci sono delle cause che generano la disaffinità, che è bene conoscere per evitare errori futuri, eccole:
- differenza tra il coefficiente di traspirazione della marza e quello di suzione del soggetto;
- differenze nella velocità di migrazione della linfa dai vasi;
- accumulo di sostanze tossiche letali al punto d’innesto;
- necrosi a carico dei vasi cribosi e del cambio provocate da metaboliti di reazione fra le sostanze biochimiche dei due bionti;
- tossicità provocata dalle proteine di uno dei due bionti;
- le virosi presenti in uno o nei due bionti e che si trasmettono con l’innesto.
Sfide e trionfi nell’arte dell’innesto
La tecnica dell’innesto rivela la sua complessità e importanza nell’ambito della frutticoltura. Se da un lato la finalità primaria di fissare e diffondere cultivar ne sottolinea l’essenza, le molteplici finalità secondarie conferiscono a questa pratica un ruolo multifunzionale e imprescindibile per la produzione agricola di qualità. Tuttavia, dietro il trionfo dell’innesto si nascondono sfide significative, e il successo di questa pratica dipende da una serie di condizioni e accorgimenti. La ricerca continua di affinità tra i tessuti innestati, il rispetto delle condizioni fisiologiche e strutturali, insieme a una precisione esecutiva impeccabile, si pongono come pilastri fondamentali per la riuscita dell’operazione. I sintomi di disaffinità, purtroppo, possono fungere da campanelli d’allarme, ma la conoscenza delle probabili cause offre un faro guida per evitare gli ostacoli che potrebbero invece comprometterne il successo. Il delicato equilibrio tra portainnesto e marza, tra passato e futuro della pianta, richiede una perizia che va oltre la semplice tecnica, trasformando questa operazione in un’arte sottile e intricata.
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