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L’asfodelo è una pianta erbacea spontanea e perenne, dall’ottimo valore mellifero. È noto fin dall’antichità per le sue proprietà benefiche e per uso cosmetico. Con questa pianta, inoltre, gli apicoltori, in alcune zone, producono un pregiato miele. Botanicamente, il genere di riferimento è Asphodelus, famiglia delle Asphodelaceae, che comprende numerose specie. Nel nostro Paese gli asfodeli più famosi sono: l’asfodelo montano (Asphodelus macrocarpus) e l’asfodelo mediterraneo (Asphodelus ramosus), che è anche il più comune e di cui parleremo in quest’articolo.
Conosciamo quindi questa pianta e le sue peculiarità
Origini e nomi regionali dell’asfodelo
Il termine Asphodelus deriva dal greco ἀσφόδελος = asphódelos. Secondo la mitologia greca, i prati dell’Ade in cui vagano le ombre dei defunti, sono proprio prati di asfodelo. Probabilmente questa associazione è dovuta al fatto che si tratta di piante particolarmente resistenti agli incendi, in grado letteralmente di risorgere dalla cenere.
Nella nostra tradizione rurale, la pianta è chiamata poraccio bianco, ma ha, in realtà, anche diversi nomi regionali. In Toscana è chiamata asfodillo, asta regia, cento capi; in Campania porazzo serpentaro e cifaglia; per quanto riguarda la Puglia, è nota come avuzzo e burraziello; in Calabria è chiamata porrazza; in Sicilia cucunceddu, burrazza o arivuzzu; mentre in Sardegna è detta cadilloni, pramuttus, iscaria, tarabuzzulu e erbuzzu.
Descrizione della pianta di asfodelo
L’asfodelo è una pianta erbacea perenne con un sistema radicale formato da numerose radici tuberoso-ingrossate riunite insieme all’apice. Il fusto, detto scapo, è variamente ramificato e alto da 50 a 100 cm.
Foglie
Le foglie, che sorgono tutte dalla base della pianta formando un piccolo cespuglio, hanno sezione triangolare, sono carnose, larghe pochi cm e lunghe fino a 70. Si restringono gradatamente verso la sommità. Sono completamente glabre e di colore verde glauco.
Fiori e semi
I fiori di asfodelo sono disposti in racemi terminali cilindrici, densi e variamente ramificati. Ogni fiore è inserito singolarmente su di un peduncolo che nasce da una brattea lanceolata. Hanno sei tepali carnosi di colore bianco con la nervatura mediana rossa e verdastra.
Il frutto è una capsula ovale allungata che a maturità si apre in tre parti, lasciando uscire i piccoli semi di color bruno-nerastro.
Miele di asfodelo
Come detto, l’asfodelo è una pianta mellifera la cui fioritura è molto gradita ad api e altri insetti impollinatori. Il periodo di fioritura è prolungato, inizia già a gennaio e dura fino al mese di maggio. I fiori iniziano ad aprirsi dal basso, fino ad arrivare all’apice del racemo.
Il periodo più intenso di fioritura è in marzo e aprile ed è in questo periodo che si fa il miele.
Il pregiato miele monoflorale di asfodelo può essere prodotto solo in aree ad alta intensità, nel nostro paese in Sardegna. Il colore varia dal giallo chiaro al molto chiaro, tende alla cristallizzazione formando cristalli molto fini e al colore bianco con riflessi madreperla.
Ha un aroma e un gusto delicato, che ricorda lo zucchero filato, il vanigliato e il latte di mandorla. Se volete assaggiare lo trovate qui.
Habitat dell’asfodelo
L’asfodelo cresce dalla pianura alla montagna (a seconda delle specie), prediligendo i luoghi erbosi e i prati soleggiati. Nei prati destinati ai pascoli continui, la pianta è in grado di diventare specie dominante, questo perché le sue foglie si rigenerano di continuo e sono molto gradite agli erbivori da pascolo. Le capre mangiano le foglie sia fresche che secche, quando la pianta è montata a seme. I semi vengono espulsi con le deiezioni degli animali e quindi l’asfodelo si riproduce facilmente nei pascoli.
La coltivazione dell’asfodelo
L’asfodelo viene anche coltivato, soprattutto a fini ornamentali, essendo una pianta rustica e di facile adattabilità. La riproduzione per la coltivazione in giardino è molto semplice, con la tecnica della suddivisione dei cespi in autunno o a inizio primavera.
In ambito domestico, è una coltura ottima per le aiuole fiorite, in grado di attirare le api in giardino. Considerate che la pianta va in stasi vegetativa in autunno, con la parte aerea che si dissecca, per poi riprendere a vegetare a inizio primavera. Inoltre, non ha bisogno di particolari cure e non soffre di attacchi di parassiti, basta garantire l’irrigazione nelle prime fasi dell’attecchimento.
Usi
Un tempo la coltivazione dell’asfodelo era maggiormente praticata, specie in Sardegna. Con gli steli essiccati e intrecciati si producevano dei cesti, i corbulas, usati per la panificazione e parte integrante dei corredi delle spose.
Questo tipo di lavorazione è, però, oramai, in disuso, e si mantiene solo in alcuni comuni Sardi, ad esempio Ollolai, in provincia di Nuoro, dove è presente anche un museo dedicato.
Proprietà
Anticamente, l’asfodelo veniva utilizzato come pianta alimentare, in particolare si mangiavano i tubercoli sotterranei, anche indicati per le loro proprietà antispasmodiche e anticatarrali. I principi attivi contenuti in questi tubercoli sono: carboidrati, glucosidi, piccole quantità di alcaloidi. E proprio la presenza degli alcaloidi, e la scarsità di studi al riguardo, fanno sì che l’uso interno a fini terapeutici sia sconsigliato.
Al contrario, per uso esterno, l’asfodelo ha una lunga e tradizionale applicazione cosmetica, tanto da essere considerata una “pianta per la bellezza”. In tal senso, ha proprietà emollienti, rinfrescanti e decongestionanti della cute irritata dal sole. Sempre tradizionalmente, la loro polpa viene usata per schiarire le efelidi.
Raccolta e conservazione dei tubercoli di asfodelo
La parte utile dell’asfodelo sono i tubercoli radicali, i quali si raccolgono in autunno, quando la pianta entra in riposo vegetativo e la parte aerea è disseccata; oppure a fine inverno, prima della ripresa vegetativa primaverile.
I tubercoli si scavano con la vanga, si ripuliscono e si lavano dalla terra, quindi si tagliano in senso longitudinale, formando piccoli dischetti o fettine. Si possono usare freschi o secchi. Per la conservazione, vanno essiccati al sole, rimuovendoli spesso per evitare l’insorgenza di muffe. Una volta secchi, si conservano ottimamente in vasi di vetro, da tenere in un luogo buio e lontano da fonti d’umidità.
Usi
Per lenire dermatosi e scottature solari, si possono usare i tubercoli secchi di asfodelo. Basta preparare un decotto con 5 g di sostanza secca in 100 ml d’acqua. Con il decotto si fanno delle compresse imbevute, da applicare sulle parti interessate (evitare di applicare su ferite).
Per uso cosmetico, per schiarire le efelidi, si usano i tubercoli freschi che si pestano e riducono in polpa. Questa va applicata sulla cute interessata con un leggero sfregamento.