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Il trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata) è una pianta appartenente alla famiglia delle Menyanthaceae. Il nome del genere, Menyanthes, deriva dalla composizione delle parole greche minýthô=svanire e ánthos=fiore, dunque si può tradurre come “di breve fioritura”, in riferimento alla precoce caduta della corolla dei fiori. Volgarmente la pianta è nota come trifoglio d’acqua, in quanto cresce nei luoghi umidi. Si tratta di una pianta nota nella medicina popolare per le sue proprietà officinali, facilmente sfruttabili nell’erboristeria domestica.
In quest’articolo conosciamo le caratteristiche botaniche del trifoglio fibrino, le proprietà benefiche e gli usi comuni.
Descrizione del trifoglio fibrino
Il Menyanthes trifoliata è una pianta perenne con la forma biologica geofita rizomatosa. L’apparato radicale è costituito da un rizoma lungo fino a 1 m, strisciante orizzontalmente al terreno e di colore verde. Dalla parte inferiore del rizoma si sviluppano, inoltre, le radici bianche, e dall’apice si originano invece le foglie e il fusto, quest’ultimo alto fino a 30 cm.
Foglie
Le foglie del trifoglio fibrino hanno un lungo picciolo cilindrico che si dilata alla base in una guaina amplessicaule, la quale, alla caduta della foglia, lascia la cicatrice sul rizoma. La foglia è divisa in 3 foglioline ovali-ellittiche con l’apice arrotondato e la base che si restringe in una specie di corto picciolo. Il margine è intero e liscio, raramente ondulato. La superficie è glabra, con le nervature prominenti e biancastre.
Fiori
L’infiorescenza è un racemo posto al termine del fusto. Ogni fiore ha un lungo peduncolo che nasce all’ascella di una brattea ovale. Il calice è verdastro e diviso in 5 denti. La corolla è tubulare in basso e divisa in 5 lobi lanceolati di colore bianco rosato. La superficie interna, infine, è coperta da peli robusti, spesso arricciati. Per quel che riguarda la fioritura, invece, questa avviene in primavera, a partire dal mese di aprile.
Frutti e semi
Il frutto è una capsula, racchiusa alla base nel calice persistente, che a maturità si apre in 2 valve. Contiene alcuni semi lisci di forma ovoidale e di colore giallo chiaro.
Dove cresce il trifoglio fibrino?
Il trifoglio d’acqua cresce nei luoghi umidi (paludi, laghetti, fossi con acqua poco corrente). Lo troviamo spontaneo dalla pianura fino alla zona montana. È presente in quasi tutte le regioni italiane.
Come coltivare il trifoglio fibrino
Il trifoglio fibrino si può coltivare anche in giardino, essendo una pianta molto rustica. È l’ideale per essere piantumato ai bordi di un laghetto artificiale. La coltivazione può avviarsi prelevando una porzione del rizoma nei mesi autunnali oppure acquistando una piantina in vivaio. La pianta non necessita di particolari cure, ma solo dell’ambiente ideale.
Parti utili e raccolta
In erboristeria, del trifoglio fibrino, vengono usate le foglie secche. La raccolta delle foglie si fa in maggio o in luglio, quando sono ben sviluppate, recidendo le singole foglioline senza il picciolo. Vanno essiccate all’ombra ponendole in strato sottili. Una volta secche si possono conservare in vasi di vetro e in un luogo buio.
Principi attivi del trifoglio fibrino
I principali costituenti del trifoglio fibrino sono: l’eteroside meniantoside, il glucoside meliatoside, olio essenziale, fitosteroli, piccole quantità dell’alcaloide genzianina, tannini, colina. Da questi principi attivi derivano proprietà: amaricanti, aperitive, digestive, antispasmodiche, depurative, dietetiche, antinfiammatorie.
Proprietà del trifoglio fibrino
Il trifoglio fibrino è caratterizzato da un sapore amaro intenso, netto e pulito. Alle particolari proprietà amaricanti si riallacciano quelle eupeptiche, toniche e digestive della pianta che stimolano le funzioni intestinali, normalizzano i processi digestivi ed eliminano fenomeni collaterali indesiderati quali inappetenza, dolori gastrici e addominali, gonfiori, mal di testa.
A queste importanti prerogative si aggiungono, poi, quelle dietetiche (vitaminizzanti e mineralizzanti) dovute principalmente alla presenza, nelle foglie, di vitamina C e di sali di ferro. Questa pianta è inoltre considerata utile nell’insufficienza epatica perché contiene, tra l’altro, sostanze cinarinosimili atte a stimolare le funzioni del fegato e, dunque, a depurare l’organismo.
Al suo interno sono presenti dei flavonoidi, il che confermerebbe le generiche proprietà antiinfiammatorie attribuite alla pianta dalla medicina popolare.
Controindicazioni
Va detto che dosi eccessive e uso prolungato degli estratti a base di trifoglio fibrino possono dar luogo a disturbi intestinali con vomito e diarrea. Pertanto, se ne consiglia un uso sporadico e strettamente legato al bisogno.
Uso domestico
In casa, per stimolare l’appetito e favorire la digestione, si può preparare l’infuso, impiegando 5 g di foglie in 100 ml d’acqua, da assumere in un cucchiaino prima dei pasti.