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La potatura dell’olivo a vaso policonico è una tecnica molto usata nel panorama olivicolo italiano. È una forma di allevamento dell’ulivo studiata negli anni ’30, da Roventini in Toscana e da Todini in Umbria. Tra le tante, è quella che più si presta alle esigenze naturali dell’albero d’ulivo in termini di luce e aria, assecondando il portamento (assurgente, espanso, pendulo o semi-pendulo) e la vigoria della cultivar (bassa, media, elevata). Allo stesso tempo, viene incontro alle esigenze dell’olivicoltore, ovvero produrre in grande quantità ed elevata qualità, ridurre i costi di produzione e agevolare le operazioni di raccolta delle olive e la potatura da terra.
Vediamo quindi quali sono le peculiarità di questa forma di allevamento e i vantaggi della relativa tecnica di potatura.
Le tecniche generali per la potatura dell’olivo ►
La forma di allevamento a vaso policonico
La forma dell’olivo a vaso policonico consiste in una struttura scheletrica con 3 o 4 branche che partono da un tronco corto (da 50 cm a 1 m) per scuotitori su trattrici. In alternativa, può non prevedere il tronco, se la raccolta è fatta con abbacchiatori a mano.
Le branche primarie sono inclinate dai 30 ai 45 gradi verso l’esterno, con diametro sempre minore verso l’altezza, limitando il flusso di linfa verso le cime, valorizzando quindi branchette secondarie laterali in basso, considerate frenanti, la cui lunghezza diminuisce dal basso verso l’alto.
L’inclinazione serve ad evitare, soprattutto con il clima delle regioni meridionali, che la corteccia venga disseccata, anche a causa dell’eccessiva spollonatura compulsiva della parte ventrale, esponendo i tessuti a rischi da scottature provocate da eccessiva insolazione.
Le branche secondarie sono a ortogonali, a 90 a gradi, partono quindi verso il basso rispetto alle primarie, con un diametro mai superiore alla metà. Vanno ad occupare uno spazio proprio, senza mai sovrapporsi ad altre né doppiando sullo stesso livello. Il risultato è una forma a coni, aperta all’interno.
Quando è consigliato il vaso policonico
L’uso della forma d’allevamento a vaso policonico è auspicabile per i nuovi impianti, ragionando ovviamente su tipo di terreno ed esposizione, cultivar e sesto d’impianto. La trasformazione a policonico del vaso tradizionale e del dicotomico, alla ricerca dei vantaggi di cui sopra, non è sempre possibile in un’unica potatura, spesso occorre un intervento graduale nel rispetto dell’equilibrio vegetativo ed è sconsigliata per quanto riguarda alberi secolari o monumentali, da sempre cresciuti con la tecnica di sostituire, allevare branche con potature poliennali, che partono da tronchi già alti.
Obiettivi della potatura
La potatura dell’olivo si effettua per stimolare la crescita vegetativa della pianta. Può essere di formazione, per le piante giovani, o di produzione, per il rinnovo dei rami produttivi.
Lo scopo principale è la realizzazione di una architettura della pianta stabile e duratura nel tempo. Inoltre permette di ottenere rese produttive quanto più possibile costanti nel tempo, con riduzione della fisiologica alternanza di produzione.
Per ottenere abbondanti e costanti raccolti, con una razionale tecnica di potatura si intende rinnovare la superficie a frutto attraverso il diradamento dei rami, per prevenire l’invecchiamento della chioma. Ricordando però che l’ulivo fruttifica sui rami dell’anno precedente, e su questi al massimo per altri 2 anni, secondo le cultivar.
Quando si pota una pianta adulta (potatura di produzione) è importante partire dalla parte apicale e terminare l’intervento alla base della branca principale. Si pratica il diradamento della parte aerea della chioma, in modo da migliorare la penetrazione di luce e aria, per preservare la pianta da malattie e attacchi parassitari e per stimolare la crescita di nuove gemme.
Potatura a vaso policonico dell’olivo
Nelle operazioni di potatura a vaso policonico dell’olivo, si parte proprio dalla scelta della cima (punta apicale o apice), posta sulla branca principale. La cima, detta anche freccia o punta, presiede alla cosiddetta dominanza apicale, cioè il controllo ormonale esercitato dall’apice sullo sviluppo dei rami laterali e delle gemme avventizie.
È bene ricordare che questa dominanza può essere totale o parziale, a seconda del tipo di cultivar.
Il potenziale di crescita dipende da diversi fattori: genetici, pedologici (terreno), dalla modalità di conduzione dell’impianto, dall’età dell’oliveto (giovane o vecchio) e infine dalla possibilità o meno di irrigare la coltura e di ricorrere anche alla pratica della fertirrigazione.
Epoca di potatura
La potatura dell’olivo a vaso policonico va eseguita o fine inverno, possibilmente dopo la fine delle gelate e non oltre il momento di piena fioritura, perché in tal modo verrebbero rimossi tessuti verso i quali sono stati già mobilizzati elementi nutritivi e riserve di carboidrati, con la perdita di risorse preziose.
Eseguirla alla schiusura della gemme, consente anche all’olivicoltore poco esperto di distinguere a occhio nudo le gemme a fiore da quelle a legno. Una potatura tardiva non danneggia la pianta, ma ne riduce notevolmente la risposta vegetativa e la crescita annuale dei rami. Nel vaso policonico la potatura vegetativa, estiva o verde, riguarda solo succhioni o polloni, quando la pianta è in fase di relativa calma per via delle alte temperature, specie al sud, prima che diventino lignei.
Come attenuare l’alternanza produttiva con la potatura
Sappiamo che la coltivazione dell’ulivo è soggetta ad alternanza produttiva, con anni di carica di olive e altri di scarica. Con la potatura a vaso policonico cerchiamo di attenuare questo fenomeno.
Negli anni di forte carica, la crescita dei rami è ridotta, ragion per cui, nell’annata successiva alla carica (inverno o primavera dell’anno seguente) si dovrebbe potare poco, solo polloni e succhioni.
Nella primavera successiva a un’annata di carica, la potatura deve essere meno intensa in modo da eliminare preferenzialmente i polloni ed i succhioni e operare solo un blando diradamento dei rami fruttiferi.
Nella primavera successiva a un’annata di scarica, invece, la potatura deve essere più intensa, in modo da ridurre il numero di nuovi rami e del potenziale produttivo. Ciò è l’opposto dell’agire della maggior parte dei produttori, che perciò facilitano l’alternanza, che, ricordiamolo, è dovuta al fatto che la pianta un anno accumula ciò che poi darà l’anno successivo. Certo dipende dal numero di piante, dall’impostazione, dalle pratiche colturali e dalla disponibilità di mano d’opera capace.
Intensità
La potatura degli ulivi non va fatta ogni anno. L’intervento essenziale è quello di frenare la tendenza della vegetazione verso l’alto, diminuendo “il tiraggio” verso l’alto delle cime, e quindi occorre regolare, determinare l’intensità della pota, per mantenere l’equilibrio tra attività vegetativa e riproduttiva, contenere le dimensioni della chioma, raccorciare le branche primarie, rimuovere le secondarie esaurite e il secco, rinnovare le branchette a frutto. La potatura conviene quindi che sia programmata con turni biennali, massimo 3 anni e non più di 4.
In tal senso può essere:
- leggera: ogni anno, con l’asportazione di un max 15%, per il rinnovo dei rametti a frutto;
- moderata: con il 20%, intervenendo per lo più su branchette secondarie e tagli di ritorno sulle cime;
- intensa: con un 50% e oltre, dove s’interviene sulla struttura, la cosiddetta potatura di riforma vera e propria.
Operazioni di cimatura
La cimatura dei rami laterali, pratica poco usata in quanto costosa (“tempo sprecato”), stimola l’emergere di nuovi rami, ed è fondamentale nella potatura a vaso policonico. Mentre sulle chiome apicali, riduce ed equilibra la vigoria delle branche principali e delle dicotomie, qualora sia ancora quella la forma usata. Se l’accrescimento dei rami è fra i 20 e i 60 cm, vuol dire che l’intensità di potatura è stata adeguata, se è sotto i 15 cm è stata invece inadeguata. Ma attenzione, ciò dipende ancora una volta dalle condizioni generali della pianta, dall’età, se è sana o meno, dal tipo di cultivar, dalla posizione e dai trattamenti del terreno. Altro indicatore più conosciuto è la quantità di succhioni o addirittura dei polloni.
Conclusioni
Le tecniche di potatura, quale il vaso policonico (spinto o semplificato), consentono, nell’ambito di una gestione razionale, di attuare strategie ottimali per quanto riguarda tempi e costi: potare il meno possibile, solo le piante che ne hanno bisogno, ridurre frequenza e intensità, usare anche concimazione e irrigazione per stimolare crescita e fruttificazione.
Articolo a cura di: Geom. Oreste Cozza
e-mail: [email protected]
Consulenze gestione razionale dell’oliveto, potature e raccolta
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la potatura policonica a me non piace sembra dei picca prosciutti la potatura va fatta ad ombrello con una adeguata forma rotonda ho fatto sempre un buon raccolto per il trattamento mosca uso macerato daglio e rame funziona non uso veleni