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La mirra (Commiphora myrrha) è una pianta appartenente alla famiglia botanica delle Burseraceae. Con il termine mirra si intende anche la gommaresina aromatica che viene estratta dall’albero. Si tratta di una specie erborea originaria delle regioni semi-aride della penisola arabica e dell’Africa nordorientale, diffusa tutt’oggi in paesi come Somalia, Etiopia, Egitto, Sudan, Oman, Yemen. È saldamente legata alle più antiche tradizioni dei popoli mediorientali e veniva usata per preparare unguenti e balsami purificatori, per imbalsamare i defunti, per profumare gli ambienti. Da noi, è famosa per la tradizione religiosa che la annovera fra i tre preziosi doni che i Magi portarono a Betlemme alla nascita di Cristo.
Oggi la mirra è un prodotto erboristico ampiamente utilizzato. Conosciamo quindi meglio l’albero da cui si estrae, le proprietà e gli usi più comuni della resina.
Descrizione della mirra
La Commiphora myrrha è un arbusto o un piccolo albero alto alcuni metri (al massimo 4 m). La chioma ha portamento espanso e struttura irregolare. I rametti, dotati di lunghe spine acuminate, si presentano normalmente come sterpi secchi, poiché hanno le foglie solo nel breve periodo delle piogge (in quelle aree un paio di mesi all’anno), mentre per gli altri mesi sono spogli.
Foglie
Le foglie della pianta di mirra sono normalmente divise in tre foglioline che possono talvolta essere ridotte a una sola. La fogliolina centrale, ovale e spatolata, è lunga circa 1 cm, si restringe a cuneo alla base ed è arrotondata all’apice. Il margine è seghettato in alto ed è intero nel resto della foglia. Le due foglioline laterali sono molto piccole (non più di 3 mm di lunghezza) e hanno il margine intero. Sia le piccole che quelle più grandi sono percorse da una robusta nervatura centrale.
Fiori
I fiori della mirra sono riuniti in piccole infiorescenze all’ascella delle foglie. Il calice è diviso in 4 lobi, la corolla è composta da 4 petali che contengono gli 8 stami e l’ovario.
Il colore è aranciato e la fioritura avviene al termine della stagione delle piogge.
Frutti
Il frutto è una drupa con la parte più esterna che si apre in due valve, le quali contengono la porzione carnosa. Quest’ultima è più corta del nocciolo che racchiude, dunque questo resta parzialmente sporgente.
Si può coltivare la mirra in Italia?
La mirra deve essere considerata a tutti gli effetti una pianta esotica, difficilmente coltivabile alle nostre latitudini, per via della scarsa resistenza al freddo (soffre danni già a 6-8 °C). L’arbusto ha un aspetto selvaggio, molto gradevole e ornamentale, ma cresce sostanzialmente in zone semidesertiche. Più interessante è la coltivazione in vaso, nella delicata arte del bonsai. A tal fine si usa la specie Commiphora wildii, una delle numerose specie del genere Commiphora, più plastica e adatta al bonsai.
Come si estrae la mirra?
Come detto, la mirra è una resina, la quale, dopo la fruttificazione che avviene a fine estate, essuda spontaneamente dalle spaccature della corteccia degli alberi (che hanno almeno 3-4 anni di età). Per ottenere una maggiore quantità di prodotto, si praticano delle incisioni sul tronco, da cui fuoriesce la resina. Questa, a contatto con l’aria, si solidifica in gocce (dette lacrime). L’estrazione ricorda quella di una specie botanica a noi più comune, ovvero il frassino da manna. Si presenta quindi in lacrime isolate o in masse conglomerate. È traslucida e fragile, la frattura è lucida. Il colore, quando è fresca, è arancio-rossastro, mentre diviene più scuro una volta essiccata. Ha un odore balsamico e dolce, finemente speziato. Il sapore è aspro e amarognolo.
Principi attivi e proprietà della mirra
I principi attivi contenuti nella mirra sono: resine, mirrina, mirsolo, olio essenziale, principi amari, gomme (specialmente pentosani).
Le proprietà attribuite a questa resina sono: aromatiche, balsamiche, antisettiche, dermopurificanti, astringenti.
Impieghi della mirra
La mirra, sotto forma di olio essenziale, viene utilizzata soprattutto in aromaterapia come purificante degli ambienti. In erboristeria si sfruttano invece le proprietà antisettiche e quelle astringenti per preparare dentifrici e collutori. Per uso esterno entra nella composizione di balsami, linimenti e cerotti. Viene utilizzata, inoltre, per rassodare le gengive e far regredire le piccole ulcerazioni della bocca, della gola e della pelle.
Per uso interno, sempre come olio essenziale, eccita l’appetito, stimola la secrezione di enzimi gastrici ed è un buon carminativo e anticatarrale. Accanto alle proprietà antisettiche, si riconoscono alla mirra funzioni emmenagoghe e vermifughe.
Nei negozi specializzati è possibile trovarla pura in grani, incensi profumati, integratori alimentari, o sotto forma di olio essenziale.
Come preparare in casa la tintura madre di mirra
Con la resina di mirra in grani, ridotta a polvere fine, si può preparare in casa la tintura madre. Si utilizzano 20 g di polvere di mirra e 100 ml d’alcol a 70°, da tenere a macero per 10 giorni agitando frequentemente il composto. Trascorso il tempo si filtra e si conserva in boccettine di vetro. La tintura madre così ottenuta è un ottimo astringente e purificante della cavità orale. Può essere utilizzata per fare sciacqui e gargarismi, diluendo un cucchiaio di tintura in un bicchiere d’acqua. La stessa soluzione può essere utilizzata per pennellature sulle piccole ulcere della bocca e della gola.
Controidicazioni
La mirra sembra essere sicura per la maggior parte delle persone, se usata in piccole quantità. Può tuttavia causare alcuni effetti collaterali come eruzioni cutanee, se applicata direttamente sulla pelle, e diarrea se assunta per via orale. Quantità superiori a 2-4 grammi, infatti, possono causare irritazione ai reni e variazioni della frequenza cardiaca. Inoltre, l’uso è sconsigliato in soggetti affetti da gastrite, quando si hanno problemi di metrorragia, quando si assumono farmaci per la cura del diabete, in caso di febbre, infiammazioni sistemiche o in caso di problemi cardiaci. L’utilizzo va altresì evitato durante la gravidanza e l’allattamento, e in seguito ad interventi chirurgici.