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Il barbagianni (Tyto alba) è un uccello rapace e notturno dell’ordine degli Strigiformi, famiglia dei Titonidi. Si tratta di un volatile cosmopolita, presente in quasi tutto il mondo, famoso per le sue abilità di cacciatore notturno, ma anche per l’aspetto cupo e curioso al tempo stesso. A questo animale sono legate leggende e superstizioni, ed è fonte di ispirazione per letterati di ogni secolo. In Inghilterra è chiamato barn owls (gufi dei granai), per la sua abitudine di nidificare nei fienili, vivendo a stretto contatto con l’uomo e svolgendo il ruolo utile di cacciatore di topi e altri roditori dannosi. Purtroppo la presenza umana e l’uso di pesticidi stanno mettendo a rischio la sua sopravvivenza, e le popolazioni sono in declino in diverse aree.
In quest’articolo vi faremo conoscere questo splendido volatile e il suo stile di vita, spiegando perché averlo vicino al proprio orto è un grande colpo di fortuna.
Descrizione del barbagianni
Il Tyto alba è il barbagianni comune, ovvero la specie tipo presente in gran parte d’Europa. In Italia è possibile osservare anche la sottospecie Tyto Alba guttata, facilmente riconoscibile per il diverso piumaggio. Si tratta di un uccello rapace di medie dimensioni, circa 40 cm di altezza, ma con una apertura alare di quasi 1 m di ampiezza.
Il capo del barbagianni è davvero particolare, relativamente grande, tondeggiante e privo di ciuffi auricolari, con il disco facciale marcato e cuoriforme. Il becco è bianco e rossiccio. In altre parole ha l’aspetto di una maschera bianca a forma di cuore, con occhi tondi e neri che sembrano guardare fisso nel vuoto.
Le femmine sono leggermente più grandi dei maschi e hanno un colore più scuro. Il corpo termina con due lunghe e possenti zampe, dotate degli artigli tipici dei rapaci.
Piumaggio
Il barbagianni comune ha una colorazione gialla fulva, mista al grigio chiaro sulle piume della parte superiore del corpo. Il disco facciale e le parti inferiori sono tipicamente bianche, da qui la leggenda del fantasma volante di notte a cui viene associato nella cultura popolare.
Nella sottospecie Tyto Alba guttata il piumaggio è grigio-fulvo nelle parti superiori e arancio in quelle inferiori. Il capo è sempre bianco, ma più screziato.
Volo e tecnica di caccia
Il barbagianni ha l’apertura alare sovradimensionata rispetto al corpo, questo gli consente di compiere dei voli eleganti, ondeggianti e, allo stesso tempo, repentini, quando si tratta di scendere in picchiata. Ha un volo silenziosissimo che gli dà un ulteriore vantaggio sulle malcapitate prede, che nemmeno si accorgono del suo arrivo.
Inoltre, è in grado di cacciare sia planando in voli esplorativi, che con veri e propri agguati, appostandosi su alberi, pietre e staccionate. Caccia prevalentemente di notte, avendo un’ottima vista anche al buio e un finissimo udito. In inverno è parzialmente diurno, dunque caccia anche di giorno.
Per queste sue abilità, il barbagianni è una delle specie di rapaci notturni più utilizzate in falconeria.
Alimentazione del barbagianni e utilità nell’orto
Il barbagianni in zoologia è considerato un superpredatore, ossia un predatore che nell’età adulta e nel suo habitat naturale si trova in cima alla catena alimentare. È un uccello rapace prevalentemente carnivoro; le sue prede preferite sono i roditori: arvicole, ratti, topi, talpe. Questi sono tutti animali che creano problemi negli orti o nei magazzini di conservazione degli alimenti.
Altre prede del barbagianni sono: piccoli rettili, rane, insetti e pipistrelli, che inghiotte quasi per intero, rigurgitandone i resti sotto forma di borre. Queste si trovano in ottimo stato di conservazione nell’ambiente del barbagianni e sono studiate per capire quali specie di animali sono presenti nella zona e come evolvono nel rapporto predatore-preda.
Avere quindi un barbagianni nel fienile o nel bosco vicino al terreno dell’orto è un’ottima cosa, per il controllo delle specie economicamente dannose. I contadini più arguti lo sapevano e costruivano spesso dei nidi per accoglierlo nel terreno (un po’ come si fa con gli insetti utili).
Dove vive il barbagianni?
In Italia il barbagianni è una specie sedentaria e nidificante. Frequenta prevalentemente le aree ai margini dei boschi, le campagne circondate da alberi, le zone rocciose, i coltivati. Nidifica nei ruderi, ma anche nei fienili, nei casolari di campagna e nei sottotetti in legno delle grandi case antiche. Vive dalla pianura fino alla collina, ma non si spinge troppo in alto per non patire il freddo.
Come costruire un nido per il barbagianni
Volendo è possibile costruire un nido adatto ad accogliere il barbagianni, ove si disponesse di un sito adeguato. Per imparare a costruirlo, vi consigliamo di visitare il sito dell’associazione The Barn Owl Trust che si occupa della conservazione del barbagianni nel Regno Unito.
Comportamento e riproduzione
Il barbagianni è un uccello notturno, di giorno preferisce stare in nascondigli riparati o nel nido. Più che un canto, il suo verso è un grido stridulo, molto acuto, fastidioso se ci si trova nelle vicinanze, ma non udibile a distanza. Questo suono, non proprio idilliaco, ha contribuito alla nomea negativa del rapace quale portatore di presagi nefasti.
È un uccello monogamo, nel periodo della riproduzione conduce vita di coppia. Le uova vengono deposte in primavera-estate, tra marzo e luglio, e vi possono essere due covate nell’anno. La femmina ne depone 4-5 a distanza di 2-3 giorni. L’incubazione inizia con la deposizione del primo uovo e la schiusa è conseguentemente asincrona.
La covata dura circa un mese ed è effettuata dalla femmina, mentre il maschio procura il cibo. I pulcini sono nidicoli, prendono il volo a 2 mesi di età e sono indipendenti a circa 3 mesi.
Stato di conservazione
Il Tyto Alba è una specie in sostanziale declino in Europa. Per questo, a livello legislativo è rigorosamente protetto ai sensi della Convenzione di Berna, allegato II e specie particolarmente protetta ai sensi della legge nazionale 11 febbraio 1992, n. 157, art. 2.
Minacce
Sono diverse le minacce che mettono a rischio la sopravvivenza del barbagianni e, a parte il cambiamento climatico, sono tutte imputabili all’attività dell’uomo. Un’elevata causa di mortalità è dovuta al traffico veicolare, quindi alla pressione antropica dell’uomo nell’habitat del volatile.
Anche la mancanza di siti di nidificazione, con la scomparsa delle vecchie case di campagna con ampi sottotetti, è motivo di declino della specie.
Ma il fattore più letale è l’uso di veleni in agricoltura e, in particolar modo, il classico veleno per topi. Capita spesso, infatti, che i barbagianni muoiano avvelenati per aver cacciato dei roditori appena venuti in contatto con il veleno stesso. In pratica, noi umani uccidiamo il predatore che mangia i topi, pensando, incautamente, di risolvere tutto con il veleno.